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    Real Madrid, Ancelotti: "Mi adatto e non sono ossessionato dal calcio. Il no a Baggio, Zidane e i 5 gol a De Zerbi"

    Real Madrid, Ancelotti: "Mi adatto e non sono ossessionato dal calcio. Il no a Baggio, Zidane e i 5 gol a De Zerbi"

    Di Carlo Ancelotti si sa e sappiamo praticamente tutto. L'allenatore del Real Madrid però ha rivelato alcuni segreti della sua carriera, alcuni no di cui si è pentito e il modus operandi con cui affronta le sfide che gli si parano davanti. Lo ha fatto in una lunga intervista al Times, a pochi giorni dalla sesta finale di Champions League della sua carriera da allenatore, Real Madrid-Borussia Dortmund di sabato. 

    IL SEGRETO DEL SUCCESSO - "Adattarsi è la chiave, altrimenti non sarei sopravvissuto fino al 2024. Prima della partita sono estremamente nervoso. Le due-tre ore prima sono terribili, mi vengono brutti pensieri. Poi quando l’arbitro fischia l’inizio sono calmo, la paura si trasforma in ottimismo, i battiti del cuore scendono da 120 a 90 e qualsiasi cosa succeda mi sento in controllo. Anche in conferenza stampa. Ed è tutto perché non sono ossessionato dal calcio: mi è sempre piaciuto, sia da allenatore che da giocatore, ma non ne sono pazzo”.

    I NO - A Baggio a Parma dissi che non c’era spazio, non volevo un numero 10 in squadra: fu un errore e quando andai alla Juventus cercai di cambiare idea. Arrivò Zidane, era un numero 10 ed era il giocatore più importante della squadra: capii che dovevo essere io ad adattarmi. Volevo cacciarlo dopo l’ennesimo ritardo ma Paolo Montero fu capace di fermarmi. Da Zidane in poi ho sempre considerato le caratteristiche dei giocatori prima di costruire il sistema di gioco. E oggi a uno come Baggio direi di venire, che poi troviamo una soluzione”. 

    DE ZERBI - Avere una sola identità di squadra è un limite. Ricordo questa partita di Champions contro lo Shakhtar Donetsk allenato da Roberto De Zerbi: ottima squadra, quello che Roberto faceva con i terzini, il modo in cui giocavano, era davvero ottimo. Dissi ai miei giocatori che non dovevano pressare, perché era quello che volevano loro: non abbiamo pressato e abbiamo vinto 5-0. Per me non c’è uno stile, non esiste un modo di fare le cose alla Ancelotti perché lo cambio sempre. E considero i miei giocatori. In Champions quest’anno contro il City abbiamo difeso, ma non giochiamo in quel modo, di solito attacchiamo: avevo capito però che quello era il modo per essere competitivi e vincere quella partita e lo abbiamo fatto”.

    REAL - Vinicius e Rodrygo sono attaccanti fantastici, ma amano partire larghi quindi abbiamo iniziato col 4-3-1-2, con Bellingham da numero 10. Dopo una partita contro l’Atletico in cui abbiamo preso tre gol ho capito che dovevamo cambiare. Ma lo abbiamo fatto senza mettere in difficoltà i giocatori, senza forzarli a fare cose che non appartengono al loro modo di giocare. Il Borussia Dortmund è un’ottima squadra, umile e che lavora sodo. Ma siamo umili e lavoriamo sodo anche noi. Abbiamo vinto la Liga perché non ci sono primedonne qui, dai giovani ai veterani. L’umiltà è importante”. 

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