AFP/Getty Images
Due anni di Zidane: condannato a vincere per restare al Real Madrid
Una Liga, una Supercoppa di Spagna, due Champions League, due Supercoppe Europee, due Mondiali per club. Otto trofei su dieci disponibili. In 24 mesi sulla panchina del Real Madrid, è questo il bilancio di Zinedine Zidane. Alzi la mano chi ci avrebbe scommesso un centesimo, quando il 4 gennaio 2016 l'ex bianconero venne promosso al posto di Rafa Benitez. Sembrava un salto nel vuoto, considerando l'unica esperienza in proprio precedentemente maturata alla guida del Castilla (in terza divisione). Risulta difficile etichettare in maniera univoca la sua filosofia calcistica, costruita sul buon senso, sovrapponendo equilibrio e flessibilità. Di certo una ricetta vincente.
ANNO NO - La striscia di successi di questi due anni è quasi irripetibile, ma viene messa alla prova da una stagione che non ha preso la piega giusta. Surclassato a domicilio nel Clasico di Natale, il Real è solo quarto in Liga alle spalle di Valencia e Atletico, tremando di freddo a -14 dal Barcellona capolista. Il sogno della terza Champions consecutiva è ancora vivo, ma passa dall'incrocio più spigoloso possibile: l'ottavo di finale contro il Paris Saint Germain che metterà fuori dai giochi una delle grandi favorite. I blancos hanno bisogno di ritrovarsi nella testa e nelle giocate, tornando magari ad accendere il proprio gioco fluido imperniato sulla solidità di Casemiro in mezzo al campo e sulle scintille - Ronaldo fa storia a sé - di Isco e Asensio. Le giovani stelle che hanno abbagliato in primavera, ma oggi fanno più fatica del previsto per riaccendersi. Il trequartista che ha steso l'Italia al Bernabeu è tornato al gol, su rigore, proprio ieri in Coppa del Re. Ma quello che ha vinto 3-0 sul campo del Numancia era una sorta di Real B.
VENTO D'ESTATE - Il rischio, conoscendo le alte aspettative della presidenza Perez, è che un'eventuale (ma a questo punto non improbabile) stagione senza titoli possa mettere in discussione in estate il rapporto con il tecnico fatto in casa. E sul mercato europeo delle panchine, all'improvviso, soffierebbe il vento di chi negli ultimi due anni ha vinto più di tutti.
VENTO D'ESTATE - Il rischio, conoscendo le alte aspettative della presidenza Perez, è che un'eventuale (ma a questo punto non improbabile) stagione senza titoli possa mettere in discussione in estate il rapporto con il tecnico fatto in casa. E sul mercato europeo delle panchine, all'improvviso, soffierebbe il vento di chi negli ultimi due anni ha vinto più di tutti.
@pietroscogna