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    Raspadori: 'Ho detto no a Inter e Roma, gli Europei sarebbero come la doppietta al Milan'

    Raspadori: 'Ho detto no a Inter e Roma, gli Europei sarebbero come la doppietta al Milan'

    L'attaccante del Sassuolo, Giacomo Raspadori ha dichiarato in un'intervista a SportWeek, il settimanale in edicola sabato con la Gazzetta dello Sport: "Il mio primo pallone era nerazzurro, un regalo di mamma e papà al mio primo compleanno. Scelsero i colori a caso, nessuno in famiglia tiene all'Inter, ma è così che sono diventato tifoso. Oggi diciamo che sono rimasto simpatizzante. Nel campo di calcio mi sento nel posto giusto, sin dalla prima partita giocata a 5 anni nella squadra del mio paese. Il Sassuolo mi ha chiamato quando avevo 10 anni, dopo avermi visto a un torneo. Ci ha giocato anche mio fratello, è stato un punto di riferimento che mi motivava e mi spingeva a fare sempre qualcosa in più. Lui destro e io mancino, così mi sono allenato per imparare a calciare con entrambi i piedi. Ora mi sento più preciso col sinistro e più potente con destro. Io ho avuto più fortuna e ci ho creduto più di lui. Enrico è orgoglioso di me e non ha mai mostrato invidia, è il primo con cui mi confronto dopo le partite".

    "Quando a 14 anni mi volevano Inter e Roma, i miei genitori mi hanno lasciato la libertà di dire sì o no e hanno rispettato la mia decisione. Ho rifiutato perché pensavo che per la mia crescita sarebbe stato meglio un club come il Sassuolo, che per me è come una famiglia. Mi pare che i fatti dimostrino che non ho sbagliato a restare qui. In Italia è difficile per i giovani. Non ci sono tanti club che ti danno un'opportunità, ma è proprio quella che a noi serve. Però non una sola, e se non la sfrutti torni nelle retrovie. Tante, invece, perché un giovane ha il diritto di sbagliare e il Sassuolo mi ha concesso di farlo". 

    "De Zerbi dice che sono troppo un bravo ragazzo, ma giocare con continuità mi ha aiutato a migliorare anche sotto l'aspetto della furbizia e della malizia. Ho solo da imparare da Ciccio Caputo per come interpreta il ruolo di centravanti, la sua capacità di smarcarsi è unica. Poi è un piacere vedere anche solo allenarsi Berardi e Locatelli". 
    "Se e quando andrò in una grande squadra non avrò problemi a rimanere me stesso.
    Credo che si possa restare umili, ma consapevoli delle proprie qualità. Sono al primo anno di università, studio scienze motorie e ho già dato cinque esami". 

    "A 10 anni mi innamorai di Eto'o nell'Inter del Triplete, mi piaceva perché in campo era un leader silenzioso: non parlava tanto, ma trascinava i compagni con l'esempio. Un po' mi ci rivedo. Avevo fatto un provino con l'Inter e mi diedero i biglietti per la partita col Palermo, andai a San Siro con mio papà". 
    "Aguero è l'attaccante che preferisco perché penso di assomigliargli, fa gol in tutti i modi e in area di rigore è impressionante per come riesce sempre a trovare una soluzione per tirare in porta. E poi sa far giocare la squadra". 
    "Tevez mi piace per la sua tigna, lotta su tutti i palloni. Di Natale mi impressionava per la qualità dei suoi gol, frutto soprattutto del primo controllo di palla sempre perfetto". 

    "Contro la Juve non sono riuscito a incrociare Cristiano Ronaldo, ma la sua maglia me l'ha portata Bonucci, al quale l'avevo chiesta. Leonardo era stato gentile già in campo, nel secondo tempo mi aveva fatto i complimenti per come stavo giocando". 
    "La doppietta a San Siro contro il Milan alla mia età fai fatica a sognarla, quando ci ripenso il cuore mi batte più forte. La convocazione agli Europei mi darebbe le stesse emozioni". 

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