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    Ranocchia: 'Pregiudizi su di me. Da tre mesi ho supporto fisico e psicologico'

    Ranocchia: 'Pregiudizi su di me. Da tre mesi ho supporto fisico e psicologico'

    La storia nerazzurra di Andrea Ranocchia non si è finora evoluta come si poteva attendere all’inizio, quando il difensore è giunto ad Appiano Gentile come uno dei migliori prospetti italiani nel ruolo. Dopo un buon avvio, l’ex Bari e Samp è sembrato perdersi in mille difficoltà, ma adesso, come lui stesso dichiara al Corriere delle Sera, ha voglia di reagire per dimostrare a tutti quello che vale:

    Quello che so è che sto lavorando come un cane, al di là degli allenamenti, anche extra calcio. Era molto tempo che non ci mettevo così tanto impegno. Credo che nella vita delle persone ci siano momenti in cui va tutto benissimo e si arriva all’apice. Poi arrivano le difficoltà. E li ci sono due strade. Puoi smettere di lottare e migliorare. Oppure fai qualcosa per andare più in là. Arrivi a un punto in cui sopporti tante cose non positive. Se uso questo termine è perché a me è capitato e ho deciso di abolire la parola “negativo”. Al massimo ci sono le cose non positive. E mi sono alzato da solo l’asticella verso cose migliori”. 

    IL SUPPORTO PSICOLOGICO - Da tre mesi vado in un centro in cui mi seguono dal punto di vista fisico e psicologico. É lì che tiro di boxe, per esempio. E poi c’è una persona con cui parlo. Non è uno psicologo. É laureato in fisioterapia ma è anche esperto mental training. Parlare con lui mi è servito a capire che quasi niente nella vita è irrimediabile. E anche quello che lo è non è detto che sia un male. Puoi subire critiche, insulti, denigrazioni. Ma se lavori tantissimo, ti impegni, vesti una maglia che milioni di persone vorrebbero vestire (e sei pagato tanto per farlo), la tua famiglia sta bene: ecco, se hai consapevolezza piena di tutto questo, è meno difficile volgere in positivo le cose che non vanno. Sento un pregiudizio su di me. Sembra che all’Inter non abbia vinto solo io. Ma il periodo negativo non è stato tutto e solo mio. É stato dell’Inter. In sei anni avrò visto passare un centinaio di giocatori. Oltre a tre presidenti e proprietari. Ma tutto questo cambierà”

    MANCINI E DE BOER - “Mancini si è sempre comportato bene con me, mi ha sempre parlato molto e mi ha lasciato via libera quando volevo giocare ed ho chiesto di trasferirmi alla Samp. Poi mi ha riaccolto con felicità quando sono rientrato. Durante il ritiro, però, si intuiva che si era rotto qualcosa. De Boer ha introdotto regole ferree. Come per esempio pranzare qui, tutti insieme, prima delle partite. O far colazione se c’è l’allenamento al mattino. E poi tornare qui a dormire dopo la partita. Sembrano cose piccole, ma fanno moltissima differenza”.

    CONTE COME VENTURA - Ventura è uno dei miei due padri calcistici insieme a Conte. Hanno la stessa idea di calcio e identico modo di preparare le partite. il calcio di Conte è più meccanico, quello di Ventura più ragionato. E più da ragionare per chi lo gioca. Ma sono facili entrambi. La Nazionale? Sì, ma non è un’ossessione. È una possibilità”.
     
     

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