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Ranieri come Riva e Bagnoli: Leicester prigioniero della sua stessa favola
Credo che l'impresa del Leicester dello scorso anno possa senza ombra di dubbio essere considerata come la più bella favola che ci sia mai stata nella storia del calcio, perché ottenuta nello sport superprofessionistico e miliardario di oggi, nel torneo più seguito del mondo, in un campionato lungo e difficile come quello inglese contro non solo ogni pronostico ragionevole, ma proprio contro ogni logica, visto che si è trattata della vittoria di un Davide rachitico contro non uno, ma diversi Golia. Ma è finita anche questa favola, ed è finita in maniera banale e inelegante, con un esonero – quantomeno ingrato – nei confronti di un allenatore che ha letteralmente riscritto la storia di un club anonimo dell'Inghilterra di mezzo. Ovviamente la cosa ha suscitato scalpore in tutto il mondo del calcio e persino l'ex grande nemico Mourinho – nel frattempo diventato amico – ha avuto parole dolci per il nostro Claudio Ranieri. Ma secondo me la vera questione è un'altra, e cioè: che cosa resta dopo un'impresa di questo tipo?
Se andiamo a ritroso nella storia del calcio, di imprese clamorose e inaspettate ce n'è sono già state, dal Nottingham Forest di Bryan Clough al Verona di Bagnoli, dalla Danimarca del 1992 alla Grecia del 2004, passando per i miracolosi scudetti del Cagliari di Gigi Riva e della Samp di Vialli e Mancini, tutte imprese che hanno dato immortalità alle squadre in questione, ma dopo le quali tutto è tornato ad essere come prima. Lo stesso meccanismo si è verificato persino per il grande Parma degli anni '90, che a un certo punto sembrava poter essere considerato come una nuova grande storica e invece poi sappiamo tutti come è andata a finire. Ecco credo che sia soprattutto questo il rovescio della medaglia, ovvero il dopo...che cosa resta dopo la sbornia di gloria e notorietà derivanti da simili irripetibili imprese? In certi casi resta solo il dolce ricordo, come nel caso del Verona di Bagnoli e anche dell Cagliari, ma in altri crea anche delle illusioni di grandezza che nel corso degli anni e dei decenni è difficile da smaltire. Come ad esempio nel caso del Nottingham Forest di Bryan Clough,un club che per tutti gli anni '80 e anche buona parte dei '90 è rimasto prigioniero del ricordo di una grandezza che ha fatto perdere la cognizione reale delle proprie dimensioni. I tifosi che hanno vissuto quell'epoca, rimarranno sempre prigionieri di quel sogno e le generazioni successive si crogioleranno nel mito di qualcosa che in cuor loro sanno che non potranno mai rivivere. Dal punto di vista sportivo poi le cose possono andare anche peggio, perché alcuni club si convincono di essere diventati realmente grandi e tendono a fare il passo più lungo della gamba nella speranza di poter rivivere simili gioie.
Con ciò non si vuol mica far passare il folle messaggio che sarebbe meglio non vincere mai...ma semplicemente che bisogna sempre rimanere con i piedi per terra anche dopo che si è toccato il cielo con un dito. E forse proprio in quest'ottica dovremmo interpretare l'esonero di Ranieri, un allenatore verso il quale la città e il club di Leicester saranno eternamente grati, ma che evidentemente non godeva più della fiducia dello spogliatoio perché era venuta a mancare l'alchimia della scorsa stagione. In tal senso una simile decisione sarà anche eticamente ed esteticamente discutibile, ma dal punto di vista della realtà oggettiva ha una sua validità, perché a Leicester sanno bene che dopo la sbornia dello scorso anno, l'unica cosa che conta veramente adesso è la salvezza e se per ottenerla bisognava esonerare la propria leggenda, allora cosi sia.
@Dragomironero