Rangnick-Pirlo, tutta la differenza del mondo tra Milan e Juve. E Boban aveva ragione
I vertici bianconeri sono riusciti a tenere “nascosto” il progetto Pirlo fino a dopo l’eliminazione dalla Champions League. Vi domanderete perchè ho cominciato questo approfondimento sul Milan parlando di quanto appena clamorosamente accaduto in Casa Juve. Semplice: perché al Milan con la vicenda Rangnick-Pioli è accaduto l’esatto contrario. Le fughe di notizie su Rangnick e sulla sua rivoluzione avevano cominciato a filtrare sin da subito, per volere dello stesso tedesco e concessione della società rossonera. Proprio queste notizie avevano destabilizzato l’ambiente e portato addirittura al licenziamento di Boban. Guardate che cosa può fare o disfare in un club di calcio il reparto della comunicazione.
Qui non stiamo parlando di aspetti tecnici, anzi. Dal punto di vista tecnico e calcistico è conclamato il fallimento del progetto Sarri in casa Juve. Di Sarri, dei dirigenti che l’hanno voluto e di una presidenza che si è piegata a un esonero deciso dallo spogliatoio, scelta pericolosissima anche in prospettiva futura. Qui stiamo parlando solo e semplicemente di comunicazione. L’impianto comunicativo costruito dal club bianconero è riuscito nell’impresa di negare e far negare l’evidenza, cioè l’imminente arrivo di Pirlo. La comunicazione della Juve è riuscita nell’impresa di far fare alla Gazzetta una prima pagina su Pirlo senza far scrivere a nessuno la cosa più ovvia del mondo, cioè che Pirlo avrebbe preso il posto di Sarri. Capite la differenza rispetto alla comunicazione del Milan che ha permesso di dedicare la prima pagina della rosea a Rangnick il giorno di Milan-Juve, salvo poi rimangiarsi l’arrivo del tedesco pochi giorni dopo? Capite la differenza rispetto alla comunicazione del Milan che mentre quella della Juve nascondeva Pirlo da gennaio ha permesso a Rangnick di annunciare il suo arrivo al Milan ai media di tutto il mondo?
Capite la differenza tra chi cura la comunicazione della Juve che da oltre 10 anni fa le fortune dei bianconeri e quella del Milan che non a caso quest’estate verrá nuovamente smontata dopo aver collezionato anni orribili, forse peggio della squadra in campo? Ribadisco, non sto parlando di aspetti tecnici perché da questo punto di vista i dirigenti della Juve, dopo l’addio di Marotta, hanno sbagliato tutto quello che potevano sbagliare. A differenza invece di Boban e Maldini, che fatti alla mano, avevano ragione su tutto, anche e soprattutto sul non volere Rangnick. Una decisione presa poi anche da chi sta sopra allo stesso Gazidis.
Ben ha fatto Zvone a rivendicare i suoi meriti per questa stagione. Alla fine dei conti è stato licenziato per aver sbattuto in faccia a Gazidis la verità e per avergli suggerito di fare quello che poi gli hanno imposto di fare. Non mi illudo perciò che l’ad sudafricano capisca l’importanza dei disastri comunicativi che sono stati combinati durante la sua gestione. Spero che chi sta sopra di lui, dopo avergli imposto Pioli, Ibra, gli imponga anche un direttore generale come si deve e un direttore della comunicazione in linea con la storia rossonera. Quando, di fatto, le due cariche coincidevano.