Ramirez, Di Vaio, Acquafresca: il tridente dei sogni
UNO, Marco Di Vaio, è la garanzia: non c’è ragione di credere che un anno in più sulle spalle annebbi la mira a uno dei più implacabili cecchini rossoblù del dopoguerra. L’altro, Robert Acquafresca, è un tesoro ancora in parte da scoprire: chi lo ha visto brilare, negli sprazzi di carriera migliori, giura di esserne rimasto abbagliato. Poi c’è il terzo, Gaston Ramirez: un fenomeno potenziale a cui bisogna far passare il voglino della grande squadra.
Aspettando di completare difesa e attacco, ad Andalo si possono già cominciare a vagheggiare orizzonti di gloria col nuovo tridente di Bisoli. Ancor prima che vagheggiarli in realtà sarà bene sperimentarli sul campo: cosa che non accadrà prima dell’arrivo in ritiro del ‘Nino’, annunciato per domenica. Ancor prima che di schemi, con Gaston bisognerà parlare di contratti. Ma se dirigenti e allenatore daranno seguito alla promessa fin qui più volte ripetuta («salvo offerte clamorose, Ramirez resta»), allora la palla passa direttamente a Bisoli, chiamato a tradurre sul campo l’enorme qualità dei suoi tre tenori d’attacco.
PENSI a Ramirez-Di Vaio-Acquafresca e fatalmente tornano alla mente i tridenti rossoblù che nel recente passato hanno fatto la storia. Nel ’96-97, primo anno di serie A dell’era Gazzoni, Ulivieri costruì le sue fortune sul trio Nervo-Andersson-Kolyvanov, un attacco che combinava l’impressionante fisicità dello svedese, la corsa e l’acume tattico del ragazzo di Bassano del Grappa e l’estro del russo, che in quella stagione mise a segno 11 gol. In più Renzaccio poteva contare su Fontolan, un jolly utile a ricoprire tutti e tre i ruoli. Quello era un triangolo col vertice alto, esattamente come il Baggio-Kolyvanov-Andersson della stagione successiva, il vero tridente delle meraviglie che quell’anno (era il ’97-98) infiammò i 27 mila abbonati del Dall’Ara, peraltro dopo averli fatti penare fino a Natale.
IL CODINO e Kolyvanov in quello schema erano i due trequartisti e Andersson l’ariete di sfondamento. Risultato: 22 gol Baggio, 12 Andersson e 9 Kolyvanov. Poi vennero altri tridenti che in qualche modo hanno lasciato il segno. Come il Nervo-Andersson-Signori della stagione ’99-2000, quella con Guidolin in panchina, subentrato a Buso dopo le prime sette giornate di campionato. L’anno prima Beppegol era partito forte nel 4-4-2 di Mazzone (subito 15 gol), ma si adattò in fretta alla variazione tattica anche con i successivi compagni di reparto, confermando la regola del 15. Poi, con l’arrivo di Cruz, ecco nel 2000-2001 un altro trio che in quanto a qualità aveva poco da invidiare in termini assoluti, Locatelli-Signori-Cruz, un tridente concettualmente simile a quello su cui oggi può contare Bisoli, con un trequartista puro (Locatelli) alle spalle delle due punte.
DI TRIDENTE in tridente, è lecito non porre limiti alla provvidenza e al gioco dei confronti. Ramirez non vale Baggio: ma se al pronti via nel nostro calcio ha segnato 6 gol non si vede perchè Gaston non debba avere in canna la doppia cifra. Acquafresca non è Kolyvanov, ma se esplode i suoi 10-15 gol può farli. Poi c’è Di Vaio, che fin qui (in rapporto alle partite giocate) ha segnato più di Andersson, Signori e Cruz. Tocca a Bisoli, adesso, mettere d’accordo quei tre.