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    Rabiot e Chiesa a tutti i costi: Pirlo, non è il momento degli azzardi. Il Torino non sarà la vittima sacrificale

    Rabiot e Chiesa a tutti i costi: Pirlo, non è il momento degli azzardi. Il Torino non sarà la vittima sacrificale

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    La gente dovrebbe avere più rispetto di chi si sbilancia nei pronostici. Soprattutto se - come nel caso mio - ultimamente li azzecca. Avevo scritto, infatti, che il Sassuolo avrebbe perso con l’Inter ed è puntualmente accaduto. Come è accaduto che l’Inter - secondo mio pronostico - vincesse in casa del Borussia  Moenchengladbach. E’ chiaro, però, che centrare il pronostico del derby di Torino è particolarmente arduo. Io non credo, per esempio, che la Juve stia così bene come indicherebbe la vittoria sulla Dinamo Kiev. E piuttosto ritengo che il Torino giocherà questa sera una grande partita per vincere e rilanciarsi. Nulla è scontato proprio perché i precedenti parlano placidamente a favore dei bianconeri.

    Come mai, dunque, questa volta il Torino può vincere? Per la stessa ragione per la quale la Juve ha pareggiato a Crotone, Benevento e in casa con il Verona. Se non sarà al massimo, non vincerà perchè questa squadra non è né quella di Allegri (che sapeva conservare anche l’1-0), né quella di Sarri (che, al di là delle difficoltà di gioco, cercava e trovava quasi sempre il raddoppio). Per battere il Torino, che ritrova l’allenatore Marco Giampaolo in panchina, Pirlo deve innanzitutto tornare espressamente al 4-4-2 e non sbagliare le scelte, sottovalutando l’avversario. A Crotone cominciò con Frabotta e Portanova. A Benevento ancora con Frabotta e non con Alex Sandro. Oggi non deve ripetere l’azzardo.
     
     

    Manca infatti Demiral e Alex Sandro ha giocato un’intera partita (tra l’altro benissimo) in Champions. Questo dovrebbe portare Pirlo a schierare una difesa formata da Cuadrado, De Ligt, Bonucci e Alex Sandro. Tutte le altre opzioni sono un rischio e implicitamente ammettono una sottovalutazione dell’avversario. In mezzo, secondo me, i centrali devono essere Rabiot e Arthur, cioè molta forza fisica abbinata alla qualità con Chiesa a destra o a sinistra. Lo stato di forma dell’ex calciatore della Fiorentina è tale da non poter rinunciarvi. Ha scatto, strappo, velocità e capacità di chiudere l’azione o con il tiro in diagonale o con il cross basso e radente. Mi resta un dubbio per l’altro esterno. Di certo non può essere Ramsey. Sia perché esterno non è, sia perché la Juve ha l’obbligo di rinunciare al trequartista, una soluzione che finora ha creato equivoci e rallentato il gioco. Fuori, secondo me, anche Bernardeschi che, invece, penso sia la vera idea di Pirlo. Se davvero fosse così, allora meglio McKennie, un jolly che mette gambe, corsa e sostanza, può convergere verso il centro (così aveva giocato a Cesena, in casa dello Spezia), è semplice (nel senso che non tenta giocate problematiche) e lineare.

    Le perplessità si collocano davanti dove Ronaldo sarà affiancato da Dybala e non dallo squalificato Morata. Io sono convinto che al primo gol in campionato - gol vero, non quello regalato in Ungheria dal portiere del Ferencvaros - Dybala si metterà a giocare come sa, perché il problema è di testa, non più di gambe. Ammesso e non concesso che Ronaldo segni anche questa volta, è fondamentale che comincino a centrare la porta anche i centrocampisti, che finora hanno segnato poco o niente. Anche questa considerazione regala al Torino una possibilità di uscire indenne dallo Stadium. E agli juventini scettici ricordo che questo è un campionato anomalo e che sfugge ad ogni valutazione tradizionale.

    Chi avrebbe pronosticato un affannoso 2-2 tra Inter e Parma? E chi l’1-3 dell’Udinese in casa della Lazio? Non sono convinto, dunque, che il Torino sia la vittima sacrificale del derby di oggi pomeriggio. Anzi, credo che la sorpresa sia possibile se la Juve non ritroverà l’antica ferocia e anche il cinismo, che fa rima con opportunismo, della sua storia. Dieci partite (che poi per la Juve sarebbero nove) non cambiano la tradizione. Casomai l’annacquano quando non la sviliscono. 

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