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Questo El Shaarawy è da Nazionale
E allora perchè non è sul tetto del mondo? Perché la Roma del Monchi Store non l'ha venduto a peso d'oro? Me lo ha detto lui, in un'intervista per il Quotidiano Nazionale alla fine della scorsa stagione, spiegandomi quanto fosse piccolo il serbatoio della continuità, della capacità di raggiungere un certo livello - alto, evidentemente - a contrasto con l'incapacità di mantenerlo per lungo tempo. Se ci pensate, è un bel paradosso: il giocatore discontinuo che trascina la Roma alla disperata ricerca di continuità, la per niente magnifica ossessione di Eusebio Di Francesco.
Sincero, per bene, fortissimo, El Shaarawy si sta ripetendo ai ritmi del suo arrivo a Roma, nel gennaio 2016 quando segnò 8 gol in 16 partite diversi dei quali bellissimi. Adesso è a quota 5 in 10 partite e in qualche modo, pur lontano diversi mondi come caratteristiche, ricorda la vita e le opere di Marco Delvecchio in giallorosso. Stessa intelligenza tattica, stessa capacità di mettersi a disposizione - Capello praticamente gli faceva fare il terzino, pur partendo dalla zona offensiva – stessa predisposizione a gonfiare la rete pur partendo dalla corsia di sinistra - Delvecchio però, era meno tecnico di Stephan ma certamente più continuo e ferocemente determinato come uno squalo in caccia. E come per Delvecchio, ad ogni fine stagione si parla di mercato, ogni anno comprano qualche fenomeno che dovrebbe rubargli il posto – se ripenso a Fabio Junior o Bartelt.... - o provano a prenderlo (da Mahrez a Malcom). Però, Stephan è sempre lì. Segna, esulta. E timidamente abbassa lo sguardo quando è intervistato, pensando alla Nazionale che gli manca da morire. Sicuri che uno così non faccia comodo al Mancio?