Getty Images
Caso tamponi, UFFICIALE: deferiti la Lazio, Lotito, Pulcini e Rodia. Le accuse e cosa rischia il club
NESSUNA COMUNICAZIONE ALLE ASL - Nello specifico, il presidente e i medici sono accusati di "non aver provveduto a far rispettare o comunque per non aver vigilato sul rispetto delle norme sopra richiamate in materia di controlli sanitari e delle necessarie comunicazioni alle autorità sanitarie locali competenti, ed in particolare non aver tempestivamente comunicato alle ASL competenti la positività al COVID-19 di 8 (otto) tesserati, riscontrata, in data 27 ottobre 2020, a seguito dell’effettuazione dei tamponi cd. “UEFA” del 26 ottobre 2020, in vista dell’incontro di Champions League Brugge-Lazio del 28 ottobre 2020, e per non aver comunicato alle ASL competenti i nominativi dei “contatti stretti” dei tesserati positivi, e per non aver “concordato” con le ASL locali competenti le modalità dell’isolamento fiduciario dei tesserati del Gruppo Squadra “positivi” e la quarantena dei tesserati del gruppo Squadra “negativi”, ovvero dei cd. “contatti stretti” dei tesserati “positivi” e, pertanto, per non aver attivato alcuna misura di prevenzione sanitaria con riferimento ai cd. “contatti stretti” dei tesserati risultati positivi al Covid-19". La stessa accusa, inoltre, viene ripetuta per le positività riscontrate il 3 novembre 2020, a seguito dell’effettuazione dei tamponi in vista dell’incontro di Champions League Zenit-Lazio, e per quella di tre tesserati del 30 ottobre in vista dell’incontro di campionato Torino-Lazio.
LE ALTRE ACCUSE - Inoltre, Lotito e i medici sono accusati per "aver consentito o, comunque, non aver impedito a 3 (tre) calciatori di svolgere, con il restante “Gruppo Squadra”, l’intero allenamento della mattinata del 3 novembre 2020 sino al termine dello stesso, nonostante la loro positività ai tamponi cd. “UEFA”, effettuati, in data 2 novembre 2020 fosse nota al dott. Rodia (MLO – MedicalLaisonOfficer della S.S. Lazio spa); non avere sottoposto all’obbligatorio periodo di isolamento, in caso di asintomaticità, di almeno 10 giorni, a far data dal risultato del tampone del 26 ottobre 2020, come previsto dalla Circolare del Ministero della salute del 12 ottobre 2020, un proprio calciatore il quale è stato utilizzato nell’incontro Torino-Lazio del 1° novembre 2020; non avere sottoposto al periodo di isolamento, in caso di asintomaticità, di almeno 10 giorni, a far data dal risultato del tampone del 2 novembre 2020, come previsto dalla Circolare Ministeriale del 12 ottobre 2020 un proprio calciatore, e, conseguentemente, per averlo inserito nella distinta gara dell’incontro Lazio-Juventus dell'8 novembre 2020".
L'ACCUSA AL CLUB - Il club, invece, è accusato "per rispondere a titolo di responsabilità diretta della violazione dell’art. 6, comma 1, del C.G.S. vigente, per il comportamento posto in essere dal sig. Lotito Claudio, Presidente del Consiglio di Gestione e Legale Rappresentante della S.S. Lazio S.p.A.,
b) per rispondere a titolo di responsabilità oggettiva della violazione dell’art. 6, comma 2, del C.G.S. vigente, per il comportamento posto in essere dai sigg.ri Pulcini Ivo, Responsabile Sanitario della S.S. Lazio S.p.A., e. Rodia Fabio, Medico Sociale della S.S. Lazio S.p.A., come sopra descritto,
c) per rispondere a titolo di responsabilità propria, ai sensi del C.U. n. 78/A FIGC dell’1 settembre 2020, che pone gli obblighi in ordine all’osservanza dei Protocolli Sanitari, finalizzati al contenimento dell’emergenza epidemiologia da COVID-19 emanati dalla FIGC e validati dalle Autorità sanitarie e governative competenti, a carico anche delle Società in modo diretto".
COSA RISCHIA LA LAZIO - Cosa rischia, ora, il club? In base alle violazioni espresse dalla Procura, in particolare quelle legate alla mancata comunicazione alla Asl competente, la Lazio rischia un'ammenda, punti di penalizzazione o - nei casi più pesanti - retrocessione/esclusione dal campionato. Le sanzioni verranno discusse ora davanti al Tribunale della FIGC.