Questa Inter ora è forte: da Champions. Suning e Mancini, perché farsi male?
Con simili inserimenti, e senza alcun addio di rilievo, abbiamo l’impressione che l’Inter sia cresciuta parecchio. Immaginate una formazione che abbia il trio difensivo di un anno fa (Handanovic, Miranda, Murillo); i due nuovi acquisti Ansaldi ed Erkin sulle fasce; una coppia di centrocampisti da scegliere tra Brozovic, Kondogbia, Medel e Melo; come trequartisti Candreva, Banega e Perisic; centravanti Icardi. Una squadra con sostanza e talento, che ha anche qualche alternativa importante (pensiamo ai centrocampisti, soprattutto se Kondogbia dovesse finalmente crescere, ma anche a Jovetic), comunque molto forte.
C’è un gran viavai di nomi attorno all’Inter: gente che può arrivare, gente che può andare. Eppure se rimanessero così, se non cedessero nessuno (a cominciare ovviamente da Icardi), i nerazzurri oggi partirebbero alla pari con il Napoli, e forse perfino davanti alla Roma, nella corsa al secondo posto: gli azzurri hanno perso Higuain, i giallorossi hanno tante lacune. L’eventuale arrivo di Gabigol, poi, accenderebbe ancor più la fantasia e le speranze. Proprio come dice Moratti.
Ma all’Inter piace farsi male da sola. E’ nella sua storia. E allora ecco la scarsa chiarezza di Suning nei confronti di Mancini; ecco gli interventi goffi di Thohir, un presidente che non è più padrone; ecco l’allenatore inquieto perché non si sente al centro del progetto (e in effetti, osservando i comportamenti della società, non lo è). Così viene minato tutto il lavoro già fatto, e quello in corso d’opera, per costruire un’Inter migliore. Incomprensibile autolesionismo.
@steagresti