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Quel coro di San Siro e l’intuizione di Califano: così sono nati i Ricchi e Poveri
L’INTUIZIONE DI DE ANDRÉ - Erano in quattro, ora sono rimasti solo in due: Angelo, ex operaio e Angela, ex benzinaia - Marina Occhiena lasciò il gruppo nel 1981 e tornò solo per la reunion a Sanremo 2020, Franco Gatti è morto tre mesi fa - ma per anni hanno fatto cantare e ballare intere generazioni. Il primo a intuire le qualità del gruppo fu Fabrizio De André: "Venite a casa mia". Da lì a Milano, alla sua etichetta discografica. Un viaggio a vuoto a bordo della Seicento, il produttore scuote la testa e li rimanda a casa: "Questi non capiscono un belìn, avrete successo lo stesso" insisteva De André.
COL CALIFFO - La svolta arrivò con Franco Califano. Sì, proprio lui. Allora era direttore artistico della Carosello, bastarono tre/quattro canzoni per convincerlo: “Voglio diventare il vostro produttore”. E via su e giù per l’Italia su un macchinone bianco: “Eravamo ogni sera a cena fuori e pagava sempre lui” ammettono oggi Angelo e Angela. Il nome del gruppo 'Ricchi e Poveri' fu un’idea del Califfo, nata per strada dietro a una curva. Quasi imbarazzati da tutte le cene offerte, una sera i quattro decisero di declinare l’invito di Califano e dissero che ne avevano un altro. Era vero? No. Califano li incontrò in giro a mangiare dei panini: “Siete ricchi di spirito e poveri di tasca. Da oggi sarete i Ricchi e Poveri”. Boom.
SANREMO - New look e vestiti fatti in sartoria, il debutto a Sanremo nel 1970 come tappabuchi per coprire un’inaspettata assenza di Gianni Morandi. L’anno dopo, copia e incolla: Morandi salta all’ultimo e arrivano loro con “Che sarà”. Negli anni hanno fatto concerti ovunque, cantando con -25° in Russia e bevendo latte di cammello in Kazakistan. Le vacanze? A Courmayer con Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Viaggi, ricordi e le intuizioni di De André e Califano. E quella canzone che gli interisti hanno trasformato in coro.