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Quando i dirigenti della Juve parlavano tra loro del boss
Una cosa che invece Agnelli dovrà chiarire, sia in Antimafia sia durante il processo sportivo, è se il suo più stretto collaboratore l’avesse informato delle ricerche “Google” che aveva fatto sul conto del padre di Rocco, Saverio Dominello, condannato in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso e ieri di nuovo alla sbarra insieme al figlio. In un interrogatorio di agosto, incalzato dai pm Toso e Abbatecola, D’Angelo conferma di aver cercato sul web chi fossero i Dominello e di aver trovato notizie sulle indagini e le condanne di Saverio, ma che invece lui — come altri nell’ambiente bianconero — erano convinti che Rocco nulla avesse a che fare con i traffici criminali di famiglia.
I legali della famiglia Dominello - Chiesa, Putrino e Del Sorbo ieri all’uscita dall’udienza preliminare per il processo penale in corso a Torino hanno confermato gli incontri tra Rocco e il presidente bianconero: «Il nostro assistito ha più volte incontrato Agnelli “anche a tu per tu” alla sola presenza di D’Angelo in alcuni casi e con altri tifosi in altri: incontri “alla luce del sole” per organizzare la rivendita dei biglietti. Quando però Agnelli dice che non ha incontrato mai dei boss dice il vero, perché Rocco non è un boss». Potrebbe così rafforzarsi la tesi della procura federale che punta all’inibizione di Agnelli dalla carica di presidente.