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    Quando conta, contro l'Inghilterra, l'Italia non sbaglia mai: da Highbury a Wembley, quasi 90 anni di sfide

    Quando conta, contro l'Inghilterra, l'Italia non sbaglia mai: da Highbury a Wembley, quasi 90 anni di sfide

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Lontanissimi i tempi in cui contro l’Inghilterra anche una sconfitta era un motivo di vanto, perché loro - gli inglesi - erano i maestri del calcio - avevano inventato il Football - e gli azzurri al cospetto si sentivano timidi, inadeguati e in colpevole ritardo. Nel 1934 l’Italia fresca campione del mondo andò a Londra - stadio di Highbury - per giocare un’amichevole contro l’Inghilterra. Quella stessa Inghilterra che pochi mesi prima aveva disertato la Coppa del Mondo che avevamo organizzato a casa nostra. Sorry ma non veniamo, ci aveva fatto sapere la Federazione inglese. Ok: non si volevano abbassare al nostro livello. E insomma, in quel novembre del 1934, nel fango e nella nebbia, l’Italia perse 3-2, ma quella fu una partita epica perché dopo 12 minuti l’Inghilterra stava già avanti 3-0 e in tribuna sventolavano i giornali dove avevano pronosticato un clamoroso 10-0. In realtà nella ripresa l’orgoglio spinse i vari Meazza e Mumo Orsi, Guaita e Serantoni alla rimonta, con il portiere Ceresoli che divenne insuperabile. Il “Peppin” segnò una doppietta e quegli undici entrarono nella leggenda come i “Leoni di Highbury”.

    Un anno fa - lo ricordate, vero? - proprio nella tana di Wembley abbiamo vinto l’Europeo, dopo un 1-1 nei tempi supplementari, il terzo pareggio con questo risultato nelle ultime tre sfide incrociate tra Italia e Inghilterra. La verità è che queste sfide si ammantano quasi sempre di epica, basti qui ricordare la nostra prima vittoria a Wembley, nel novembre (il 14) del 1973. Partita agli sgoccioli, cross dalla destra di Chinaglia, il portiere inglese Ray Clemence si tuffa, ma respinge corto, proprio sui piedi di Fabio Capello, che deposita il pallone in rete e regala una grande gioia a tutti gli italiani in tribuna, gente che era partita per fuggire la fame e trovare lavoro in Inghilterra. Camerieri a chi? Era un’amichevole e già cinque mesi prima - al Comunale di Torino - l’Italia di Valcareggi si era tolta la prima grande soddisfazione ed era riuscita a battere - dopo tentativi - i Maestri inglesi. Gol di Capello - anche quella volta - e di Anastasi. In realtà quando conta l’Italia non sbaglia un colpo. Alle fasi finali dei Mondiali e degli Europei contro gli inglesi non abbiamo mai perso. Ma la prima vittoria a Wembley in un incontro con qualcosa in palio arrivò ventitré anni dopo, nel 1996, sempre a Wembley: lancio di Billy Costacurta, tiro a incrociare di “Magic Box” Zola, passato tre mesi prima al Chelsea.

    La vittoria più recente - l’ultima - è datata 2014 e arrivò a Manaus, in Amazzonia, nell’illusorio debutto della Nazionale di Prandelli al Mondiale di Brasile 2014. Gol di Marchisio, pareggio di Sturridge e acuto di Balotelli: pensavamo fosse amore, invece non era nemmeno un calesse, bensì l’inizio della fine. E ancora: contava poco, se non per la gloria, quella volta a Bari, nella finalina per il 3° posto delle grandi deluse al Mondiale di Italia 90, quello delle Notti Magiche: in semifinale l’Italia era stata eliminata dall’Argentina di Maradona, l’Inghilterra dalla Germania di Matthaus che poi si sarebbe laureata campione del mondo. Ebbene, quel giorno fu una festa e Roby Baggio, giocando al gatto con topo con Peter Shilton, segnò uno dei gol più belli della sua avventura in azzurro: andarsi a rivedere quel gol, please. Contava moltissimo invece nel novembre del 1976, perché Italia e Inghilterra erano inserite nello stesso girone di qualificazione per il Mondiale di Argentina ’78: vantaggio di Antognoni, raddoppio di Bettega con il pezzo forte del suo repertorio, il tuffo di testa. Italia e Inghilterra chiusero quel girone di qualificazione a 10 punti, le altre due avversarie erano Finlandia e Lussemburgo e fu la differenza reti migliore a dare alla squadra di Enzo Bearzot il pass per l’Argentina.

    C’era sempre Prandelli in panchina - due anni prima, in un’amichevole che si giocò a Berna - quando l’Italia perse 2-1 contro l’Inghilterra allenata da Roy Hodgson. Vantaggio di De Rossi, poi rimonta inglese con Jagielka e Defoe. Era quella l’Italia appena uscita da un eccellente Europeo, chiuso al 2° posto dopo essere stata “matata” in finale dalla Spagna. A proposito: proprio in quel torneo l’Italia era stata frenata sullo 0-0 - l’unico nella lunata serie di sfide - per poi aspettare il “cucchiaio” di Pirlo ai rigori, gesto iconico che ci regalò la semifinale. Dieci anni prima - nel 2002 a Leeds - succede invece che Vincenzo Montella viva la sua unica giornata di gloria con la maglia azzurra, segnando una doppietta (la sola in Nazionale) contro l’Inghilterra di Eriksson a tre mesi da un Mondiale (Corea Giappone) che per l’Italia del Trap si sarebbe rivelato una beffa (Byron Moreno, dice niente?).

    Contro l’Inghilterra succedono cose strane, tipo vedere Ringhio Gattuso nel tabellino dei marcatori. Amichevole a Torino nel novembre del 2000, il gol della vittoria per 1-0 porta la firma del centrocampista del Milan. Per chi ama le statistiche: prima e dopo, nelle sue 73 presenze in Nazionale, Gattuso non ha mai fatto gol. E infine, una curiosità: non tutti sanno che l’Urlo di Tardelli - sì, l’Urlo al Bernabeu del 1982 che ci regalò la Coppa del Mondo - era in realtà nato due anni prima, all’Europeo casalingo del 1980, quando l’Italia - a Torino - sconfisse l’Inghilterra e Tardelli cominciò - proprio in quell’occasione - a esibirsi nella corsa sfrenata, urlando al cielo la sua gioia. Il bilancio fino ad oggi recita: 28 sfide, 10 vittorie per l’Italia, 8 per l’Inghilterra e 10 pareggi.

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