Quagliarella:| Goleador juventino che suona i Blues
Numeri da top, nona rete stagionale e terza in Champions senza mai alzare i toni: "Non avrei mai pensato di vivere un momento così".
Quagliarella e i gol speciali che affossano i re d’Europa.
L’uomo che suona il Blues si chiama Fabio Quagliarella. A Londra gol e traversa, a Torino altra rete: davanti al Chelsea segnare sembra facile e non deve essere poi naturale restare calmi mentre tutti intorno ripetono che alla Juventus manca una punta. Soprattutto se in teoria quella punta sei tu e hai la media di un gol all’ora.
Più che buttare in rete la palla, la intercetta, la devia, si trova sulla traiettoria del tiro di Pirlo che tanto è abituato alle collaborazioni di questo genere dai tempi di Inzaghi. L’artista serve e il centravanti firma l’1-0, tutto secondo le regole, senza fronzoli e a Quagliarella regola anche i conti con la fortuna visto che gli era capitata la stessa occasione contro la Lazio e non era finita bene: «È quasi impossibile avere a disposizione un’azione identica due volte fila, qui ho optato per il rasoterra e ha funzionato». I numeri lo aiutano a sostenere il ruolo, terzo gol in Champions, nove in stagione quindi è il miglior realizzatore della Juve. Fa il suo lavoro, vorrebbe più rispetto e non sono tanto le frequenti panchine a innervosirlo quanto la poca attenzione, i dubbi che lo circondano, le voci sui top player. Il costante bisogno di sottolineare che lì davanti manca qualcuno. Oggi Drogba, il giorno dopo Villa o Llorente. Cambiano le nazionalità, le età, le percentuali di un reale arrivo e lui resta quello che c’è già e si vede poco: «Questa è la mia terza partita da titolare, in estate non avrei mai pensato di vivere un momento così».
Forse paga il basso profilo, l’accenno di timidezza, il viso mediterraneo, è il classico ragazzo che piace alle mamme e infatti alla sua ha dedicato la tripletta segnata contro il Pescara. Non esibisce tatuaggi, non mostra i muscoli, non ha gesti speciali per esultare. Poche parole fuori posto tanto che è bastato dicesse qualcosa di educatamente insolito («Mi piacerebbe giocare con Zeman») per scatenare lo stupore generale. Non si aspettava che una sola frase potesse travolgerlo e non ha gradito il giro in giostra. Ci sono quelli come Ibrahimovic abbonati alla polemica, vera o presunta non importa, quelli come Messi ormai in viaggio verso la santità e al di sopra di pensieri e parole e quelli come lui che si sentono sempre da lontano: «Sono sereno, il tecnico è stato chiaro con noi attaccanti, siamo cinque e giriamo quindi c’è poco da agitarsi». Non troppo scenografico però efficace.
Realizza un gol pesante, rimette la Juve sul binario giusto per il passaggio del turno e inizia un disegno perfetto che Vidal conclude con il raddoppio. Stessi marcatori di Londra, ordine opposto perché stavolta Quagliarella è in campo dall’inizio. Cambia il risultato ed è lui che fa girare la partita e che si prende gli applausi quando esce sui minuti di recupero, giusto prima che anche Giovinco lasci la firma con una rete e uno strip.
Quagliarella si è preso il lusso di disorientare i campioni in carica che ora rischiano davvero di uscire dall’Europa e di cambiare tecnico. «Chiamate Pep», ha twittato più di un giornale inglese. Per Di Matteo non sarà semplice ignorare le voci, potrebbe chiedere un consiglio all’attaccante della Juve. Quello che c’è.