BRONN (Tunisia/Salernitana) 6: dei tre centrali è quello che perde meno palloni. I canguri McGree e Goodwin martellano proprio dalla sua parte, e Dräger lo aiuta veramente male. Nell’azione del gol vittoria viene scavalcato senza colpe da un crossetto deviato, lui ci prova ma non ci arriva. Si unisce al coro di lanci disperati in cerca di Jebali il centravanti, tutti inutili. Nella ripresa fa il terzino destro, a quattro, e la squadra gioca un pochino meglio. Esce al 73’ per Kechrida, scelta offensiva.

KARACIC (Australia/Brescia) 5,5: preferito a Degenek, prende il posto dell’infortunato (e torturato da Mbappé nella prima giornata) Atkinson. Diversi palloni sbagliati (almeno due ripartenze sulla coscienza), qualche sovrapposizione ignorata dai compagni, qualcuna premiata. Un solo cross giusto per Duke prima della sostituzione.

HRUSTIC (Australia/Verona) 6: in campo dal 63’. Mancino, trequartista, numero 10, entra con Maclaren per cambiare la coppia d’attacco McGree/Duke in risposta all’ assalto tunisino. Si guadagna una punizione o due, ma non inventa nulla. 

SZCZESNY (Polonia/Juventus) 8,5: devia sopra la traversa il tiro di Kanno e partecipa all’azione del gol lanciando in fascia Cash. Dopo servono i miracoli. Para il rigore del possibile pareggio, e si alza in tempo per smanacciare in angolo il tap-in di Al Burayk. Incredibile. Chiude lo specchio ancora ad Al-Dawsary nella ripresa, su un tiro ravvicinato. Supremo.

BERESZYNSKI (Polonia/Sampdoria) 6: col C.t. Michniewicz gioca a sinistra, non a destra come avviene per lo più nella Samp. Senza strafare, se ne sta lì buono buono a metterci il piedino quando serve. Spinge poco, anche perché la strategia cinica dei polacchi non lo richiede.

GLIK (Polonia/Benevento) 6,5: gioca in Serie B ma ha una saggezza difensiva da Mondiali. Guida la difesa della Polonia senza mai farsi notare più di tanto, senza sbavature, senza le ingenuità del compagno di reparto. E di testa son tutte sue.

KIWIOR (Polonia/Spezia) 5,5: ammonito per un fallo a gamba tesa su Al Shehri intorno al quarto d’ora, deve stare attento, i sauditi vanno il doppio. Non benissimo la respinta sui piedi di Al-Dawsary prima del terzo miracolo di Szczesny. Dopodiché cincischia in costruzione perdendo un bruttissimo pallone appena fuori dall’area, sfruttato ancora peggio da Al Shehri. 

ZIELINSKI (Polonia/Napoli) 6,5: raccoglie l’assist di Lewandowski e scarica in porta il tiro dell’uno a zero. Gol decisivo, certo, ma Piotr fa letteralmente solo questo. Esce (senza sorrisi) al 62’ per Kaminski. C’è da difendere con un 4-4-2 più quadrato.

MILIK (Polonia/Juventus) 6,5: giallo per fallo tattico su Al Amri dopo aver perso uno dei primi palloni toccati, all’inizio sono solo sponde e rincorse. Si sacrifica molto ripiegando in fascia, poi però colpisce una traversa pazzesca, in torsione di testa su cross di Frankowski. Sempre sul pezzo, esce al 70’ per Piatek.

PIATEK (Polonia/Salernitana) 6: venti minuti per fare bene, più il solito recuperone. Fa un po’ del lavoro sporco di Milik, permettendo a Lewandowski di restare centrale e segnare il gol del 2 a 0. Nel finale tuttavia lo ostacola, impedendogli di realizzare la doppietta personale.

THEO HERNANDEZ (Francia/Milan) 7: intorno al 40’ subisce un tunnel da Kristensen con conseguente tiro-cross velenoso e brivido per la Francia. L’unico rischio di cui si possa dire responsabile. Per il resto si diverte con Mbappé in una catena che combina potenza, velocità, tecnica e imprevedibilità. Esemplare il duetto nell’azione del primo gol di Kylian. 

RABIOT (Francia/Juventus) 6,5: pur giocando a due con Tchouameni in mezzo al campo, non lesina inserimenti, anzi, sui cross è diventato un fattore. Merito di Allegri, Deschamps o del contratto in scadenza? Subito importante la torre per Giroud, poi il colpo di testa su un cross di Dembélé, parato da Schmeichel. Un peccato d’attenzione macchia tuttavia la sua gara, quando perde Christensen su corner e la Danimarca pareggia momentaneamente. Si fa quasi perdonare poco dopo, sfiorando il gol del secolo in rovesciata.

GIROUD (Francia/Milan) 5,5: sorpreso dalla torre di Rabiot al nono minuto, perde l’attimo per lo strike. Brutto segno. Non timbra neanche più tardi, stavolta, ma si capisce ugualmente che è nato per gli schemi di Didier.

MAEHLE (Danimarca/Atalanta) 5: un quasi salvataggio nel primo tempo e un altro provvidenziale per davvero, benché fortuito, su Tchouameni dopo l’uno a uno, non possono bastare per la sufficienza. A campo aperto rimane troppo difficile controllare Dembélé. L’esterno francese gli va via come vuole, gli crossa in faccia sia di destro che di sinistro. Stesso discorso con Coman, l’azione del 2 a 1 è lì a dimostrarlo.

DI MARIA (Argentina/Juventus) 6,5: lo spunto c’è, ma appena Adani si esalta in telecronaca il Fideo lo tradisce perdendo palla al secondo o terzo dribbling. Questo almeno nel brutto primo tempo dell’Albiceleste. Cresce appena nella ripresa e il pallone a Messi alla fine lo passa proprio lui. Poi Scaloni lo toglie subito per coprirsi.

LAUTARO (Argentina/Inter) 4,5: unico squillo al 40’, un colpo di testa storto. Si vede davvero troppo poco. I tre centrali messicani, al cambio, gettano a terra l’Estathé e si fanno l’occhiolino. 

LOZANO (Messico) 6: se lo allenasse Iachini lo farebbe giocare proprio così, come fa il Tata Martino. Attaccante nel tandem dinamico del 3-5-2, insieme a Vega. Detto questo, funziona più come minaccia potenziale che come pericolo effettivo. Sostituito prima del forcing finale.