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Qatar, l'Opa sul calcio globale - 2: crisi ECA, il 'leader' Rummenigge scappa
Un meeting che ha segnato il passaggio d'epoca. Quello tenuto presso l'Hotel Fenix di Madrid, lo scorso 10 agosto, doveva essere un appuntamento di routine per il Comitato Esecutivo dell'European Clubs Association (ECA). E invece è si è trasformato in un punto di svolta, oltre il quale sarà da vedere se lo stesso organismo possa ancora avere un senso, e a quali condizioni. Per adesso la sola cosa sicura è che l'associazione dei club europei più quotati deve cercarsi un nuovo presidente. Karl Heinze Rummenigge, a capo dell'organismo sin dal giorno della sua inaugurazione avvenuta a gennaio 2008, ha annunciato che non si ricandiderà per un quarto mandato in occasione del voto in agenda per il prossimo 5 settembre a Ginevra.
Nel far dare la comunicazione ufficiale attraverso il sito ufficiale dell'organizzazione, l'uomo forte del Bayern Monaco si sforza di far passare l'idea che stia avvenendo un ordinario cambio di leadership all'interno dell'organizzazione. E per deviare l'attenzione dall'attualità fa stilare una lista dei risultati ottenuti dall'ECA nei quasi dieci anni di rapporto dialettico (eufemismo) con Fifa e Uefa.
Ma meglio di tutti Rummenigge sa che le cose stanno in modo diverso, e che questo agosto 2017 lascia il segno anche sull'organizzazione di cui s'appresta a essere ex presidente. Un'organizzazione che, nella sua funzione di lobby messa al servizio dei club europei più ricchi e potenti, ha come necessità primaria la coesione interna dei suoi soci fondatori. Invece l'estate del 2017 ha scardinato la coesione e aperto una fase di conflittualità interna, i cui esiti potranno essere conosciuti soltanto nei mesi a seguire. E il motivo di questa turbolenza è noto, con un nome ben preciso: Paris Saint Germain.
Il meeting di Madrid si è tenuto pochi giorni dopo l'ufficializzazione del trasferimento di Neymar dal Barcellona al PSG, ed è stata anche la prima occasione in cui i presidenti dei due club si sono incontrati dopo mesi di schermaglie a distanza, causate anche dal corteggiamento di Marco Verratti condotto nelle scorse settimane dal club catalano. Qual è stato l'atteggiamento reciproco di Josep Maria Bartomeu e Nasser Al-Khelaifi? Come riferisce la stampa spagnola, "ni se miraron a la cara": non si sono nemmeno guardati in faccia.
E certo era da aspettarselo, con un conflitto ancora caldo. Ma rimane comunque il pessimo segnale, così come suona del tutto sconcertante la richiesta fatta dal Comitato Esecutivo ECA all'UEFA affinché vigili sugli eccessi del PSG e chiarisca se abbia rispettato le regole del Fair Play Finanziario. I motivi dello sconcerto sono due. Il primo sta nel fatto che i grandi club europei chiedano protezione all'Uefa, cioè all'attore che assieme alla Fifa è stato la principale controparte delle vertenze condotte dall'ECA, che a sua volta ha visto rafforzare il suo ruolo grazie all'indebolimento dell'Uefa e della Fifa. Il secondo riguarda la circostanza che l'ECA chieda a un soggetto esterno di mettere sotto controllo un socio fondatore e fortemente influente della stessa ECA. Dichiarando così ufficialmente la propria debolezza e il sostanziale fallimento della mission. Ricapitolando: i club più forti e ricchi d'Europa non riescono a arginare gli smisurati appetiti di un loro stesso associato, e per esserne protetti si rivolgono al soggetto che dall'inizio del nuovo secolo si sono curati di azzoppare e indebolire sistematicamente. E possiamo ben immaginare quali siano l'autorevolezza e la capacità d'incidere dell'Uefa, in siffatte condizioni.
Per l'ECA si tratta d'una situazione grottesca ai limiti del ridicolo. Inattesa, soprattutto. Perché sin al suo sorgere la lobby dei club europei più ricchi aveva marciato e colpito unita, senza sbagliare una mossa. E per capire di cosa si stia parlando è bene chiamare le cose col loro vero nome, e dare all'ECA la sua vera identità: quella dell'ex G-14, presente adesso in versione riveduta e corretta per darsi un'immagine meno elitaria e più "partecipata". È stato per veicolarne un'immagine aperturista che sono sorti dapprima (nel 2002) l'European Club Forum o "Club dei 102", che fu un tentativo dell'Uefa d'arginare lo stesso G-14 cooptandolo nel governo della macchina calcistica euroopea, e successivamente (a gennaio 2008) l'attuale ECA, formata da 220 componenti e nata in coincidenza con lo scioglimento ufficiale della vecchia lobby quattordicista. Ma il vero gruppo di potere è quello dei reduci del G-14.
Che è una lobby nata nel 2000, su iniziativa di 14 componenti, espressione di 7 diversi paesi europei: Inter, Juventus e Milan per l'Italia, Barcellona e Real Madrid per la Spagna, Liverpool e Manchester United per l'Inghilterra, Bayern e Borussia Dortmund per la Germania, Olympique Marsiglia e Paris Saint Germain per la Francia, Ajax e PSV Eindhoven per l'Olanda, e Porto per il Portogallo. Nel 2002, a questo gruppo originario, sono stati aggiunti altri 4 club di 4 diversi paesi: Arsenal, Olympique Lyon, Bayer Leverkusen e Valencia. E altri club come Chelsea e Roma parevano in predicato di entrarne a fare parte, così come ne avrebbero fatto parte i nuovi ricchi del Manchester City se il gruppo fosse stato ancora ufficialmente esistente. Ma, come detto, nel 2008 il G-14 viene sciolto. Senza che però la lobby cessi di esistere. È al suo agire che si devono i successivi cambi di format della Champions League, dalla formula che prevede "4 posti possibili" per le federazioni dei paesi primi nel ranking, all'ultima versione che ne assegna "4 fissi" alle stesse federazioni. Ogni cambiamento di format è stato effettuato per sventare la minaccia della Superlega Europea, il campionato auto-organizzato di cui i club d'elite sarebbero i soci fondatori. E che l'attuale Champions League sia il frutto di accordi successivi fra l'Uefa e le grandi del calcio europeo, con la prima sempre alla rincorsa dei secondi, è stato indirettamente confermato dalle parole, rilasciate nel corso di un'intervista a La Repubblica e riprese anche da Calciomercato.com, del professor Umberto Lago. Che è uno degli architetti del Fair Play Finanziario, e sollecitato a parlare di Superlega ha risposto che il nuovo format della Champions è già qualcosa di molto prossimo.
Tutto ciò è stato ottenuto grazie all'unità d'intenti dimostrata dai club dell'ex G-14 durante un arco di tempo quasi ventennale. E questa unità d'intenti è stata possibile anche in seguito al tacito accordo di evitare, per quanto possibile, i gesti di ostilità fra i soci fondatori. Soprattutto in sede di calciomercato. Una Pax che ha retto fino agli ultimi giorni dello scorso luglio. Quando il trasferimento di Neymar al PSG, grazie al pagamento di un'esosa clausola rescissoria, ha non soltanto portato alla realizzazione di un affare a cifre da capogiro, ma anche, come anticipato da Calciomercato.com, all'apertura di uno scenario di conflittualità fra i soci fondatori del G-14. PSG vs Barça potrebbe essere soltanto l'inizio. Col rischio che si scateni una corsa alla razzia reciproca, fatta a prezzi da disastro finanziario. Da quest'estate il patto di non aggressione è morto, e a ammazzarlo sono stati gli emiri. Che evidentemente hanno deciso di giocare da soli, compiendo una secessione solitaria dal circolo ristretto che per anni ha minacciato di secedere dal resto del calcio europeo. Meraviglioso contrappasso. E ennesima dimostrazione che, a mettere mette in moto la macchina dei particolarismi, si finisce prima o poi per esserne stritolati.
Rummenigge lo ha capito. E mostrando un grande profilo da leader, scappa nel momento in cui esplode la prima, vera crisi nell'organizzazione di cui è a capo fin dalla fondazione. Se ne va dopo aver anche osservato, velenosamente, che l'Operazione Neymar ha più o meno il costo che è stato necessario affrontare per realizzare l'Allianz Arena. Parole colme d'indignazione verso la follia finanziaria degli emiri qatarioti. Chissà se era la stessa indignazione con cui stava seguendo lo svolgersi delle trattative fra il Bayern e le autorità finanziarie, che hanno portato nelle scorse ore all'accordo di sponsorship fra il club bavarese e l'Hamad International Airport (HIA) di Doha. La Superlega dell'Ipocrisia ha già un vincitore designato.
@pippoevai