'Punti in classifica a chi non ha debiti': pro e contro della proposta di Sconcerti
Nel caso del calcio poi, ci pare di ricordare come l'intera FIGC, sconti, non si sa quanto meritatamente, una specie di damnatio in ambito CONI: è o non è lo sport più "ricco"? Pensi, quindi, anche ai fratelli o ai cugini più poveri. Anche loro, se potessero, debiti ne farebbero a iosa, ma non hanno tutto questo seguito in termini di pubblico. Per dirla volgarmente: un così grande fatturato, con relativo grandissimo indotto. Ma, ormai, nel calcio maggiore si assiste a una specie di rilancio esponenziale della spesa pur di agguantare un risultato. La partita, il pallone, il calciatore diventano l'ultimo anello (non il più forte, il più visibile) di una ossessiva catena finanziaria.
Ora, nella proposta di Sconcerti ci pare di scorgere una specie di antidoto: se non è possibile riandare ai tempi passati, a più sport e meno business, almeno poniamo un freno a una sfacciata bulimia debitoria, che, alla fine può arrivare a "drogare" la vittoria. Si tratta d'un nobile intento, ma difficilmente attuabile. Intanto dovrebbe essere imposto a livello mondiale, visto che ormai il calcio è un fenomeno globale: per esempio le squadre italiane dovrebbero rispettare un calmiere e quelle spagnole no? E poi, non esiste già, almeno in Europa, il Fair play finanziario?
C'è, comunque, un'altra considerazione da fare su questa proposta di "partita doppia", che sommerebbe la classifica del campo a quella del bilancio. Il calcio professionistico è ormai da tempo un calcio aziendale e quale azienda dovrebbe essere penalizzata, sul piano dei risultati (per esempio della bontà del prodotto o della capacità di vendita), in nome dei propri debiti? Saper fare debiti, renderli produttivi e ripagarli è considerato un circolo virtuoso, non vizioso.