Pulici o Mazzola, Agnelli o Nedved: gli idoli e i grandi nemici del Toro, sfida all'ultimo VOTO
Tremendismo. Se si deve spiegare con una sola parola cos’è il Toro per i suoi tifosi, quella più appropriata è proprio questa: un termine che evoca immagini, alcune a colori altre in bianco e nero, che fa pensare al Filadelfia, alle maniche alzate da Mazzola, alla grinta di Ferrini, alla sedia sollevata al cielo da Mondonico. E molto altro ancora. Il tremendismo granata è amore, passione, storia, tradizione. E poi c’è il suo opposto, che per un tifoso del Torino non può che essere rappresentato dai nemici, sportivi s’intende, di sempre: da quella Juventus che è simbolo del potere, che è il contrario del Toro. Calciomercato.com ha selezionato 10 cuori Toro e 10 rivali: tifosi granata diteci, tramite questo sondaggio, chi è quello che più amate e quello che più “odiate”.
Calciomercato.com ha selezionato 10 cuori granata e altrettanti rivali, da votare in due sondaggi.
I PIU' AMATI - Quando si parla di Toro si parla di Paolo Pulici, dei suoi gol, del suo modo di interpretare le partite, del suo attaccamento alla maglia granata. Una volta raccontò che in una partitella in allenamento, al Filadelfia, stufo di prendere botte da un compagno, gli rifilò una gomitata sul naso. Il compagno lo guardò e gli disse: “Adesso sei uno di noi”. Quel compagno era Giorgio Ferrini, il capitano dei capitani, una vita in granata: 568 presenze con la maglia del Toro in sedici anni, prima di appendere le scarpette al chiodo nel ’75, alla vigilia dello scudetto. Quando si parla di capitani, non si può poi noi parlare di Valentino Mazzola, probabilmente il più forte calciatore che abbia mai vestito la maglia del Torino. Era il capitano del Grande Torino e, come i suoi compagni, ha lasciato troppo presto questo mondo. Così come lo ha lasciato troppo presto Gigi Meroni, investito da due auto mentre attraversava la strada. La stagione dopo il Torino cercò il suo erede in una giovane ala come Emiliano Mondonico ma da calciatore in granata non ha lasciato il segno. Lo ha invece fatto alla grande da allenatore e quella sedia alzata al cielo ad Amsterdam è diventata un simbolo di chi non si arrende, di chi lotta contro le avversità. Il “Mondo” nella sua seconda esperienza da tecnico granata ha anche allenato Marco Ferrante, che con i suoi gol e quelle corna mostrate subito dopo ha fatto innamorare del Toro tanti ragazzi negli anni più difficili della sua storia. Quello che sta facendo ora anche Andrea Belotti, che anziché le corna dopo ogni rete mostra la cresta del gallo. E poi, parlando di idoli, non si può non parlare di Leo Junior, il brasiliano che parlava piemontese, suonava la chitarra nel cortile del Filadelfia e in campo dava spettacolo come pochi altri sapevano fare. Oltre ai singoli giocatori, ci sono anche le squadre che hanno fatto innamorare: il Grande Torino, ma anche il Toro di Radice, Claudio e Patrizio Sala, Pecci, Zaccarelli, Graziani e Pulici capace di vincere lo scudetto nel ’76 e quello del già citato Mondonico del ’92, autore di una splendida cavalcata in Coppa Uefa, con gli indimenticabili Bruno, Annoni, Policano, Cravero, Lentini, Martin Vazquez e Casagrande.
GLI AVVERSARI - Per un tifoso granata il contrario di Toro è Juve. E’ per questo che tra gli avversari più odiati c’è chi il Torino lo ha lasciato per andare proprio alla Juve, come Aldo Serena, come Angelo Ogbonna e come Federico Balzaretti. Il “tradimento” di quest’ultimo è una ferita per molti ancora aperta, perché avvenuto pochi giorni dopo il dramma del fallimento del 2005 e perché ancora tutti ricordano le sue dichiarazioni d’amore rilasciate solamente alcune settimane prima di firmare con i bianconeri: “La maglia granata per me è una seconda pelle. Il Toro non è un punto di partenza, ma è un punto di arrivo della mia carriera”. Quella per cui firmò era la Juventus di Luciano Moggi, di Roberto Bettega e di Pavel Nedved: e quando si parla degli avversari più sportivamente odiati, per usare un termine di Giorgio Chiellini (che fa parte anche di questa lista), non si possono non citare anche loro tre. Così come non si può non citare Enzo Maresca, con quell’imitazione all’esultanza di Ferrante dopo un gol in un derby: l’allenatore della Juventus, in quella stracittadina, era Marcello Lippi, altro storico rivale del Torino, fin da quando giocava nella Sampdoria e “rubò” uno scudetto con un salvataggio ma quando la palla aveva già varcato la linea di porta. Una sorta di caso Muntari degli anni ’70. E poi ancora Antonio Conte e la famiglia Agnelli, simbolo del potere.