Problemi con i capitani e oggetti misteriosi trasformati in top: Lobotka è solo l'ultimo centro di Spalletti
STORIE TESE - Della querelle Spalletti-Totti si è scritto, parlato, girato serie tv; il tecnico di Certaldo ha prima consacrato e poi, nella sua seconda esperienza in giallorosso, accompagnato alla porta di fine carriera in una stagione piena di incomprensioni il leggendario 10 della Roma. Poi, all'Inter, ecco la burrasca con Icardi, esautorato della fascia di capitano passata ad Handanovic e poi, dopo l'arrivo di Conte, ceduto al Psg da dove oggi cerca di trovare una via di uscita. Infine, meno clamoroso e turbolento (almeno da fuori) ma comunque difficile il rapporto con Insigne, mai brillante anche se sempre impiegato fino all'addio per volare a Toronto.
INTUIZIONI - Invece quando si parla di regalare una nuova vita a centrocampisti di difficile collocazione Spalletti è un maestro: in principio fu Pizarro, che arrivò all'Udinese da trequartista e poi, tra gli anni in Friuli e quelli alla Roma, spostato nel cuore della regia dove ha fatto le fortune dei giallorossi; poi Brozovic, trasfigurato da svogliato e indolente centrocampista offensivo ad autentico leader, irrinunciabile e con numeri aerobici stratosferici davanti alla difesa. E oggi lo stesso percorso lo sta facendo Lobotka, che era arrivato due anni fa per sostituire Hamsik ma è diventato il metronomo del Napoli, capace di grandi giocate e di una regia sapiente. "Sembrava Iniesta", ha detto il tecnico dopo la vittoria col Verona. E pensare che all'inizio il prescelto era Demme, in cui Spalletti aveva ammesso di rivedere Pizarro. Invece, Lobotka sta dimostrando di avere nel bagaglio tecnico anche l'attacco per vie centrali. Certo, se l'ex Celta Vigo è questo, possiamo aspettarci dagli azzurri un'altra stagione di grande calcio, a prescindere da quello che sarà il piazzamento finale.