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    Parma-Torino, le belle partite sono altra cosa: prima il sonno, poi i calci

    Parma-Torino, le belle partite sono altra cosa: prima il sonno, poi i calci

    • Gian Paolo Ormezzano
      Gian Paolo Ormezzano
    La notazione più importante riguardante il Torino, impegnato a Parma sia per "vendicare" la sconfitta casalinga all'andata contro gli emiliani sia soprattutto per provare a inseguire una qualificazione europea, è stata la non necessità del suo portiere Sirigu di effettuare l'ultimamente consueta quantità di interventi salvifici, con conseguente calo spettacolare e miracolistico dello show. Merito del Parma, demerito del Torino, o chissà cos'altro. Abituati come siamo al calcio demonizzato, invasato, diciamo pure dopato anche se non necessariamente in maniera chimica, la lettura del confronto è risultata per un tempo e rotti non troppo interessante a noi, e probabilemente sonnifera per i calciatori stessi, abituati ormai a creare, inventare, reclamare, recitare, a vivere e subire grovigli fisici e mentali, insomma a frequentare drammatizzazioni assortite e consuete, che chissà se si stabilizzeranno nel dna dei loro posteri.

    Per tutto il primo tempo è stata giocata soltanto (poveri noi se dobbiamo scrivere e vivere un simile "soltanto") una onesta partita di pallone tra due buone squadre. Persino le contorsioni con urlo dopo urti vari ma spesso di dinamica normale, persino le facce, i gesti, gli atteggiamenti verso arbitro (Doveri, ottimo) e avversari sono state cosine discrete, leggere, non da vispeterese, no, ma neppure da rodomonti assatanati. L'ammonizione dopo appena due minuti del granata Rincon, che ha la faccia probabilmente più feroce di tutta la Serie A, magari ha influito dal punto di vista psicologico, consigliando toni bassi a lui e a tutti. Quanto all'attesissimo Belotti, il suo muoversi, controllare, palleggiare, è sempre "giocato" in tempi rapidi e su spazi minimi: e magari un giorno lui supera il difensore per uno zic, un altro giorno (questo, a Parma) fa praticamente le stesse mosse ma viene fermato per uno zac.

    Così per un tempo, poi la stanchezza ha handicappato la recitazione sin lì polita e pulita, si sono registrati screzi, bottarelle, calcetti, Doveri ne ha ammoniti alla fine nove ed ha spiegato tutto sin troppo, a gesti e parole, Moretti si è preso una testata da turbante bianco arrossato dal sangue, ci sono stati due gol mancati (uno per parte, Gagliolo e Berenguer), Parigini è entrato - per Rincon, in un Torino di troppi centrocampisti - prima di Zaza, il tempo di decidere che Zaza è bruciato per Mazzarri ed entrava anche Zaza, e Parigini non gli passava la palla vanificando un contropiede da gol. Nel Parma la diligenza e la vitalità di Gagliolo, Dimarco, Silingardi, Barillà e Kucka proseguivano ma su toni ben più acri di quelli del primo tempo, la gente si arrabbiava con il Toro e in un certo senso si divertiva di più, intanto che il tasso di gioco scadeva. Così alla fine ed anche alla fin fine (non sempre è la stessa cosa) lo zero a zero è apparso figlio del calcio di ieri per un tempo e di oggi per l'altro, non del nulla ed è già qualcosa, anche se le belle partite sono tutt’altra faccenda. Poi ogni squadra, ogni tifoseria colloca il punto del pareggio nel suo bilancio e ognuno decide se il punto è un punticino o, tutto sommato (e in questo caso sommando faticosamente proprio tutto) un discreto affare.

    IL TABELLINO

    Parma-Torino 0-0


    Parma (3-5-2): Sepe; Iacoponi, Sierralta, Gagliolo; Gazzola (42’ s.t. Scozzarella), Rigoni, Kucka, Barillà, Dimarco (47’ s.t. Bastoni); Ceravolo (27’ s.t. Siligardi), Sprocati. All. D'Aversa.

    Torino (3-4-2-1): Sirigu; Moretti, Nkoulou, Izzo; Ansaldi (20’ s.t. Zaza), Meitè, Rincon (12’ s.t. Parigini), De Silvestri; Baselli, Berenguer; Belotti. All. Mazzarri.

    Arbitro: Doveri di Roma 

    Ammoniti: 2’ p.t. Rincon (T), 22’ p.t. Gagliolo (P), 5’ s.t. Gazzola (P), 12’ s.t. Belotti (T), 15’ s.t. Ansaldi (T), 29’ s.t. Zaza (T), 32’ s.t. Sierralta (P), 41’ s.t. Izzo (T), 45’ s.t. Kucka (P)

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