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    Mancini vuole gli italiani in campo, ma lui non li faceva giocare: come Conte...

    Mancini vuole gli italiani in campo, ma lui non li faceva giocare: come Conte...

    • Alberto Polverosi
    Mancini non dice una cosa nuova, ma questo non vuol dire che non sia giusta, perché lo è davvero. E’ giusta, come la preghiera che l’accompagna: “Fate giocare i giovani italiani”. Dal primo Lippi in poi, è stato un continuo susseguirsi di ct che spingevano i loro colleghi a concedere spazio ai ragazzi di casa nostra. Così c’è venuto in mente di prendere, a caso, una delle ultime formazioni dell’Inter allenata da Mancio. Stagione 2015-16, Inter-Roma 2-1. Formazione nerazzurra schierata col rombo: Handanovic; D’Ambrosio, Ranocchia, Vidic, Juan Jesus; Gnoukouri (41' st Podolski); Brozovic (26' st Kovacic), Guarin (33' st Shaqiri); Hernanes; Icardi, Palacio. Su 14 giocatori schierati, solo due italiani, decisamente meno della già bassa percentuale della Serie A attuale. Come detto, era la stagione 2015-16, il commissario tecnico della Nazionale era Antonio Conte, uno che fece la guerra anche con i suoi colleghi per difendere il calcio dei giovani italiani. Ricorderete probabilmente la lite con la sua ex Juventus per la vicenda dell’infortunio di Marchisio prima di Bulgaria-Italia a Sofia. Quando era allenatore dei bianconeri, qualche anno prima Conte aveva litigato con Prandelli perché, da ct, aveva convocato Chiellini che non stava tanto bene.

    Chi scrive ha seguito la Nazionale per 31 anni, dalla vigilia del Mondiale ‘86 all’Europeo 2016 ed è sempre stata la stessa storia. Quando gli allenatori di club diventano ct dimenticano gli interessi...privati per tutelare quelli pubblici. Non succede mai prima. Mai. E questo è il problema della Nazionale che i club vedono come un impiccio, un ostacolo, a volte un problema. Se, paradossalmente, la squadra azzurra abbandonasse la federcalcio per passare sotto il patrocinio della Lega di Milano, che ne individuerebbe subito fonti di guadagno, tranquilli che sarebbe più tutelata e godrebbe di ogni attenzione. La Nazionale è figlia di nessuno, negli anni dispari la amano in pochi e quei pochi contano poco. Negli anni pari se va bene riunisce il Paese. Poi, dopo le feste o dopo le delusioni, torna ad essere indifferente alla gente e d’impiccio agli allenatori dei club, in attesa che diventino ct.

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