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    Ceferin, presidente Uefa: 'Preoccupato per il Milan, sul voluntary agreement...'

    Ceferin, presidente Uefa: 'Preoccupato per il Milan, sul voluntary agreement...'

    Il presidente dell'Uefa, Aleksander Ceferin ha dichiarato in un'intervista a La Repubblica, in edicola oggi con un nuovo formato grafico: 

    Un Mondiale senza Italia è l’Apocalisse? 
    "Sportivamente, per un Paese tanto passionale verso il calcio, è una tragedia. Ma succede, l'Olanda ha mancato anche l'Europeo. È un’opportunità per cambiare le cose che non vanno". 

    Quali? 
    "Le infrastrutture. Tra i grandi Paesi europei l'Italia è il più indietro. È una catena: senza infrastrutture non si creano giovani calciatori, senza talenti non si vince. Servono progetti chiari. L'Uefa dà un contributo alle federazioni che presentino piani con partner anche locali, per nuovi campi o centri sportivi. Oggi l'Italia non può ospitare un grande torneo: scarse infrastrutture e stadi obsoleti". 

    Persa la corsa all'Europeo, gli stadi sono quelli del Mondiale '90. 
    "Si sono mossi solo Juventus, Udinese, Atalanta, Cagliari e Sassuolo. Una grande manifestazione aiuterebbe, ma per Euro 2024 corrono Germania e Turchia e del 2028 non si è ancora parlato". 

    Tavecchio, suo grande elettore, si è dimesso. 
    "È diventato presidente della Figc nel 2014 e ha preso Conte, che in Francia non aveva un top team e che poi è andato al Chelsea. Tavecchio ha preso un altro ct, ma pensate che in due anni si potesse vincere il Mondiale, dopo due uscite al primo turno? Per il resto la Figc ha fatto un buon lavoro". 

    Uva, vicepresidente Uefa e dg della Figc, rischia il posto? 
    "È un grande professionista, non sarebbe buona cosa per l'Italia. E per me è un ottimo vice". 

    La disfatta indebolirà l'Italia, che ha ottenuto 4 squadre in Champions? 
    "No, ogni sconfitta può minare la popolarità. La forza politica resta la stessa". 

    Politicamente l'Europa è il motore del calcio mondiale. 
    "Avvertiamo l'opportunità di migliorare e la responsabilità di trovare l'equilibrio competitivo. Il pericolo è di avere 10-12 club sempre più grandi e tutti gli altri rimpiccioliti". 

    L'industria calcio vale l'1% del Pil mondiale: come conciliare business, sport ed etica? 
    "Col business etico. Il nodo è la tassa di solidarietà. Chi spende oltre un tetto deve versare la quota della quale ha sforato, per finanziare settori giovanili, sviluppo e infrastrutture". 

    Il salary cap? 
    "Niente modello Usa, in Europa il tetto dovrebbe essere uguale per tutte le leghe. Ma con la tassa si supera la questione: se fisso il tetto di spesa, supponiamo, a 100 milioni e spendo 120, quei 20 di differenza li restituisco sotto forma di solidarietà. Le storture le vedo bene: un club italiano ha 55 giocatori in prestito, uno portoghese ne ha 25, di cui 24 sopra i 30 anni. I prestiti vanno limitati o vietati e il limite delle rose non può valere soltanto per le coppe. Non tutte le leghe, poi, hanno le seconde squadre". 

    Il caso Neymar? 
    "Non posso dire molto. C'è un'inchiesta in corso. Una decisione dovrebbe essere presa prima della prossima stagione. Sul mercato invernale il Psg potrà agire liberamente". 

    I club sanzionati per il financial fair-play adombrano disparità di trattamento. 
    "L'Uefa tratta tutti allo stesso modo, grandi e piccoli. Io non faccio il populista, devo essere giusto. Non ci saranno favoritismi, fidatevi". 

    Il professor Lago, inventore del FFP, lo ha difeso in un'intervista a Repubblica. 
    "Funziona bene. Da quando c'è, i club hanno l'81% in meno di perdite". 

    Lei perora un mercato equo, respingendo le critiche della cancelliera Merkel. 
    "È tra i politici che stimo di più. Chiarisco. I politici invocano il libero mercato, ma senza Commissione europea il problema mercato non si risolve. Abbiamo aperto un ufficio a Bruxelles: vogliamo aiutare i club più poveri e non a parole". 

    Dogma: il denaro generato dal sistema non esca dal sistema stesso. 
    "Invece troppi soldi vanno fuori. Sugli agenti la giurisdizione è della Fifa, ma dobbiamo agire insieme, limitando le commissioni da capogiro. Prima di Infantino c'era la deregulation, ognuno poteva fare il procuratore". 

    Da avvocato e da presidente Uefa come valuta il presidente della Juventus Andrea Agnelli, inibito in Italia e presidente dell'Eca, l'associazione dei club europei? 
    "Non posso pronunciarmi, c'è un processo d'appello. Personalmente ho molta fiducia in lui: il suo lavoro sarà utile per il calcio, europeo e italiano". 

    La proprietà nebulosa di alcuni club postula il rischio riciclaggio? 
    "Soprattutto nei piccoli club. Il problema è serio, serve un fronte comune: Uefa, Fifa, leghe e governi, come per il match fixing lavorano polizia e governi. Abbiamo creato la sezione Protection of the game e un'intelligence". 

    Della misteriosa proprietà cinese del Milan, indebitata con un fondo, si occupa ormai la stampa mondiale. 
    "Ci stiamo lavorando, non posso dire nulla. Sono preoccupato, ma vediamo che cosa succede". 

    E il voluntary agreement richiesto dal club? 
    "A metà dicembre l'organismo competente si pronuncerà". 

    È possibile nel 2018 il settlement agreement, con sanzioni sportive? 
    "Tutto è possibile, ma è prematuro parlarne". 

    La nuova Champions sfocerà nella Superlega? 
    "Ho detto ai club che non lo permetterò mai. Venti squadre che giocano sempre tra loro renderebbero noioso il calcio. E chi alleverebbe i giovani? A Maribor, nella mia Slovenia, una città intera vive per la Champions, dai nonni ai nipotini". 

    La Nations League cancellerà quasi le amichevoli tra nazionali europee: l'idea ulteriore è la Global Nations League? 
    "Ci stiamo pensando, con le altre confederazioni: una final eight per ogni confederazione, nello stesso periodo. Dati i diversi fusi orari, ci sarebbero giornate con 24 ore ininterrotte di calcio". 

    L'Europeo 2020 sarà in 13 Paesi. 
    "Per i suoi 60 anni: un torneo con legislazioni diverse, monete diverse e Paesi ospitanti senza la propria nazionale che gioca. Nel 2024 si tornerà al classico". 

    La finale di Champions fuori dall'Europa? 
    "Possibile, prima o poi. Però non c'è alcun piano concreto". 

    Il Var al Mondiale? 
    "Troppo presto. So che non si tornerà indietro, ma su questo sono un po' conservatore. Bisogna educare arbitri e pubblico. L'’arbitro deve restare il giudice o è come se decidesse un robot". 

    Per il congresso 2019 a Roma completerà le riforme? 
    "Tutto è in divenire, l'importante è il limite dei 3 mandati: 12 anni al massimo. Il mio obiettivo è di proteggere il gioco, sviluppare il calcio femminile, combattere con durezza razzismo, nazionalismo, sessismo e omofobia nel calcio. Ma si deve investire nell'educazione, le sanzioni non bastano". 

    Quale eredità vorrebbe lasciare? 
    "Il calcio ha un potere enorme. Può fermare le guerre, può aiutare i politici a essere giusti, può arginare la corruzione. E soprattutto può fare di più per i bambini. In un campo profughi giordano ho visto orfani felici dietro un pallone, come i coetanei europei più fortunati". 

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