Premier: la maledizione del Liverpool
Il Liverpool non è una semplice nobile decaduta, ma piuttosto un gigantesco Kraken caduto in letargo che in questo ultimo quarto di secolo, ha avuto un solo vero sussulto: quello di Istanbul contro il Milan nella epocale rimonta del 3-3 che valse la quinta Coppa dei Campioni. Le nuove generazioni di tifosi – quelle dai 15 fino ai 30 anni - non hanno la giusta considerazione della portata di questo club. Il Liverpool è il vero mostro sacro del calcio inglese e questo mostro da troppo tempo non siede sul trono d'Inghilterra. Per capire il blasone dei Reds basti pensare al fatto che nel 1990, avevano 18 titoli nazionali e 4 coppe dei campioni. Al confronto, club come Manchester United e Barcellona a quel tempo potevano essere considerati come dei bambini che andavano ancora alle elementari in fatto di palmares, visto che rispettivamente potevano vantare la miseria di 7 titoli inglesi e una Coppa dei Campioni nel caso dello United e addirittura solo 10 Lighe e nessuna Coppa dei Campioni nel caso del Barcellona. Da allora sono passati ormai 26 anni, un eternità per un club simile, un digiuno che ormai è diventato più lungo di quello che interessò il Manchester United dal 1966/67 al 1992/93, anno che tra l'altro coincise con l'avvio della moderna Premier League. In un certo senso è come se il Liverpool fosse rimasto prigioniero del suo passato, sovrano indiscusso del vecchio calcio inglese, ma mai realmente approdato nel calcio del terzo millennio.
Il Liverpool è il club che ha pagato più di tutti la riforma successiva al rapporto Taylor. Basti pensare all'autentico dramma collettivo che ci fu nel 1994, quando venne abbattuta la vecchia Spion Kop – quella vera – fatta di mattoni e legno e capace di ospitare fino a 28mila spettatori, quella dei tempi d'oro, quando sulla panchina dei Reds sedeva gente come Shankly, Paisley, Fagan e Dalglish. Quel giorno, una parte dello spirito scouser mori per sempre, perché quella specie di scatola piccola e angusta, fatta di legno e mattoni, e che pure sembrava senza fine quando era piena di folla, emanava un'energia tale che si diceva risucchiasse letteralmente i gol nella porta davanti ad essa quando era il Liverpool ad attaccare. Ma con la nascita della Premier League qualcosa cambia per sempre, come se ci fosse stato un autentico spartiacque tra il vecchio calcio inglese e quello dei giorni nostri. Con l'avvento del nuovo formato cambia tutto, persino il trofeo non è stato più lo stesso e da allora i Reds non si sono mai più visti sul gradino più alto.
E mentre le storiche rivali Manchester United e Arsenal investivano pesantemente su merchandising e pubblicità, il Liverpool continuava ad avere una gestione vecchio stampo. Basti pensare che i Reds per avere una proprietà di una certa statura economica hanno dovuto aspettare il 2010, quando nel frattempo Manchester United, Arsenal e Chelsea lavoravano ormai solo sui dettagli della propria gestione societaria. Il Liverpool in questi lunghi anni si è quindi arroccato su posizioni reazionarie e antistoriche, non ha investito a dovere sulla propria immagine, che pure a livello potenziale era di gran lunga la più appetibile a livello di grandi masse.
Il fascino del Total Red voluto dal mitico Bill Shankly nel lontano 1964 può essere paragonato solo al bianco integrale del Real Madrid. Quel rosso vermiglio, cosi acceso e infuocato ha contagiato come una febbre l'immaginario collettivo di intere generazioni di tifosi inglesi – e non solo – senza contare poi che il Liverpool storicamente era un club mediatico ed estremamente Pop oltre che popolare, visto che fu il primo ad apparire nella celebre trasmissione televisiva Match of the Day della BBC e fu anche il club che ebbe il privilegio (insieme al West Ham) di apparire anche nella telecronaca della prima partita a colori nella storia della televisione.
Il Liverpool si è sempre imposto come forza dominante su tutto e tutti, basti pensare a quella volta che Fagan qualche giorno prima della finale del 1984 prese una corposa cartella di fogli e la strappò davanti ai suoi giocatori dicendo: "Questo era il dossier sulla Roma... giocate come sapete, che sia la Roma a preoccuparsi del Liverpool"; ma probabilmente proprio quello storico tratto del club è stato anche la causa di una certa incapacità di sapersi rimettere in gioco. E cosi mentre il Manchester United macinava trionfi e record con il suo condottiero Ferguson, i Reds non hanno mai saputo ridare una continuità alla propria grande tradizione di allenatori.
Acquisti sbagliati e tanta miopia nella gestione societaria hanno portato il Liverpool a scivolare anno dopo anno in una sorta di limbo storico, anche perché in questi 25 anni ci sono stati dei momenti che hanno illuso tutto l'ambiente facendo credere che in fondo le cose non stessero andando poi cosi male, visto che bene o male i trofei sono sempre arrivati. Come dimenticare ad esempio la magica annata 2000/2001 con 5 trofei nell'arco della stessa stagione sportiva. Oppure anche e soprattutto la quinta Coppa dei Campioni conquistata nel modo rocambolesco che tutti conoscono, ai danni di un incolpevole e sfortunatissimo Milan. Questi momenti di estasi hanno contribuito non poco a nascondere la polvere sotto il tappeto e a rimandare problemi legati alla reale competitività sul lungo termine del club. Ma da quest'anno forse qualcosa comincerà a cambiare sul serio: lo scorso anno è arrivato Klopp e sabato prossimo contro il Leicester di Ranieri verrà inaugurata la nuova Main Stand e probabilmente si respirerà un'atmosfera nuova con quei 9mila Scouser in più che entreranno dal cancello di Anfield e contribuiranno a rendere ancora più incandescente il clima della vecchia fortezza rossa con sullo sfondo le celebri e intramontabili note dell'YNWA e il desiderio ingiustificato, ma bellissimo di interrompere la maledizione proprio nell'anno più inaspettato.
@Dragomironero