Prandelli: 'Vi presento i gioielli dell'Italia'
Lo scudetto, il campionato, la nazionale. Prima, però, una domanda. Ma lei, Prandelli, come cittadino di Firenze, avrebbe rinunciato a Renzi sindaco pur di vederlo candidato per il governo?
«Questo sì, mi sento di dirlo. Renzi era e resta una garanzia per il futuro. La gente vuole un cambiamento radicale».
La nazionale può contribuire a unire il paese?
«Noi ci occupiamo di sport, e ne siamo consapevoli, ma non si può far finta di niente, è un momento particolare. Sentiamo bene, come squadra azzurra, questa responsabilità di rappresentare un momento di unità, di condividere l’inno con tutti. Dobbiamo essere ancora più bravi e più attenti a proporci nella maniera giusta, a cominciare dai prossimi impegni, l’amichevole con il Brasile e la trasferta di Malta per le qualificazioni mondiali».
Lo dice anche per esperienza personale?
«Recentemente, in occasione di un convegno a Matera, ho avuto la possibilità di incontrarmi con tante persone, e ho toccato con mano l’urgenza di trovare qualcosa che unisca, e che non divida. La gente chiede di più».Il calcio come la prosecuzione della politica, con altri mezzi. O viceversa. Pensa che ci sia stato un effetto-Balotelli sul voto, almeno in Lombardia?
«Anch’io ho letto di un possibile due per cento, ma sono sicuro che l’acquisto di Balotelli sia stato solo una scelta tecnica, di progetto. Poi, come dico spesso ai miei amici, il calcio può fare miracoli, in tutti i sensi».
Restiamo su Balotelli. Mai condiviso le perplessità sull’intesa con El Shaarawy?
«Mai, i due si completano benissimo. Balotelli a Milano ha rotto subito il ghiaccio, penso abbia capito che è un’occasione unica, e la vicinanza alla famiglia lo aiuta, come aveva previsto Mancini. E poi Mario è sempre stato tifoso del Milan».Battere il Barcellona aiuta, tanto.
«Grande vittoria, se ne sentiva tutti il bisogno. Ottimo Milan, molto organizzato, determinato, con Montolivo sempre più maturo, ma ho visto anche molta presunzione da parte di un Barcellona che si è specchiato senza concretizzare».
Per il ritorno?
«Resta tutta da giocare, e ci sarà da aspettarsi un Barcellona molto meno presuntuoso».
Il Milan nel derby è stato raggiunto dall’Inter.
«E’ una caratteristica, in generale, di questo campionato: due partite in una, capita spesso, ed è affascinante».Ora Napoli-Juventus, il match-scudetto. Il più sei è un tappo sulle possibilità del Napoli?
«No, è un vantaggio importante ma i giochi restano aperti».
Che partita si aspetta?
«Sarà una grande sfida, ne sono sicuro, sotto tutti gli aspetti: tecnico, tattico, spettacolare».
Non le sembra che il Napoli soffra del ‘braccino del tennista’? Nelle ultime partite non ha sfruttato occasioni importanti per avvicinarsi alla Juventus, e Cavani ha smesso di segnare.
«C’è da dire che in casa, fra pali e traverse, al Napoli non è neanche andata bene. La squadra di Mazzarri, oltre ad avere giocatori importanti, sta dimostrando dall’inizio della stagione equilibrio e maturità, e lo conferma il fatto che sia sempre lì, a giocarsela, contro la Juventus, che resta la più forte».E’ tornato anche Maradona, nelle vesti di Masaniello. Ma Napoli non rischia, con il suo Pibe, di guardare troppo al passato, in questa vigilia?
«Diciamo che Maradona a Napoli riesce sempre a portare entusiasmo, a trasmettere energia positiva».
Forse anche a svegliare Cavani. La Juventus, intanto, è riuscita a non risentire dell’assenza di Chiellini.
«Sta facendo un campionato straordinario, la Juve, come un anno fa, in parallelo con la Champions, e si sa bene quanto pesi la coppa. I risultati per Conte sono sempre ottimi».A proposito di grandi ex: ha seguito Baggio a Sanremo?
«Sì, e mi è piaciuto. Ha un’immagine sempre forte, bella. Può ancora fare molto, per il calcio».
Anche se l’esperienza come presidente del settore tecnico non è stata positiva.
«Sono stato uno dei primi a leggere la sua proposta. Rivoluzionaria, anche troppo, forse più adatta al ministero dello sport».
Bella lotta, per tornare al campionato, per i tre posti Champions.
«Molto aperta. La Lazio, le due milanesi, la Fiorentina, la Roma in recupero, e ci metto anche il Catania, che è la vera rivelazione».A proposito di Fiorentina, Diego Della Valle è tornato allo stadio. Che cosa ne pensa?
«Un ritorno alla normalità delle cose. Il pubblico ha bisogno di individuare i suoi riferimenti in tribuna. Mi sono incontrato recentemente con Andrea Della Valle, e abbiamo fatto una bella chiacchierata».
Montella si è detto sicuro del Dna da ‘grande squadra’ della Fiorentina.
«Bel gruppo, nuovo, rivoluzionato, sta offrendo il miglior calcio, bravi gli operatori di mercato a prendere i giocatori giusti e l’allenatore ha dato la fisionomia alla squadra».
In quanto ad allenatori, Zamparini ha ritoccato il suo record: cinquanta esoneri, a suo tempo toccò anche a lei.
«Si vede che è un beneffatore della categoria…».E’ tornato di attualità anche il tema doping, nel calcio. Wenger ha chiesto l’esame del sangue per le partite di coppa.
«Più controlli si fanno e meglio è, per tutti. Senza timori. Sono d’accordo».
A lei è mai capitato di avere qualche sospetto?
«No, mai avuti».
La nazionale. Sta pensando a Cerci, come novità per le prossime convocazioni?
«E’ un giocatore da seguire intensamente, e devo dire che ha trovato una bella continuità. Si sta completando, e in questo c’è la mano di Ventura».
Cerci sulla destra per riproporre il 4-3-3 con il Brasile?
«Le amichevoli, sempre contro grandi squadre, ricordo la Spagna, la Germania, l’Uruguay, l’Inghilterra, l’Olanda, sono indispensabili per verificare i giovani, per migliorare il nostro progetto, per guardare avanti, per capire cosa e come modificare, anche se mi tengo stretto il mio centrocampo a quattro degli Europei, quello resta il nostro marchio».Aspetta anche Giuseppe Rossi?
«Certo, era un nostro titolare e senza l’incidente al ginocchio sarebbe venuto agli Europei, sono felice che sia diventato un giocatore della Fiorentina, è un ragazzo serio, molto motivato, e sono sicuro che tornerà più forte di prima».
Amichevole a cinque stelle, se si può dire, con il Brasile.
«Certo, ma per il mondiale sarà più importante la trasferta a Malta cinque giorni dopo, da non sottovalutare nel modo più assoluto. Faremo le nostre riflessioni».Come procede, in generale, il suo lavoro?
«Ci siamo rimboccati le maniche, tre anni fa, con Sacchi, per trovare le soluzioni che servivano e migliorare sempre la nostra proposta di gioco, programmando. Anche noi, in questo senso, siamo un movimento. E l’italiano, quando trova la strada giusta, non è secondo a nessuno».