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Prandelli svela: "Il ritiro? Mesi difficli per una polmonite, in panchina ho avuto attimi di panico"
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Prandelli ha allenato ad altissimi livelli per anni, una lunga carriera che lo ha portato a lavorare per tanti club in Italia (Atalanta, Lecce, Hellas Verona, Venezia, Parma, Roma, Fiorentina e Genoa), all'estero (Galatasaray, Valencia, Al-Nasr) passando anche per la panchina della Nazionale, guidando gli Azzurri tra il 2010 e il 2014.
Nel 2023, però, ha deciso di abbandonare definitivamente la carriera da allenatore per dedicarsi alla famiglia e, intervistato da Vivo Azzurro, Prandelli svela l'episodio che lo ha spinto a dire 'basta' con il calcio. Ma non solo, Prandelli racconta anche gli ultimi mesi difficili.
MESI DIFFICILI - "Ho passato due mesi difficili, una polmonite forte, brutta e improvvisa che mi ha debilitato e ridefinito le mie priorità. Quando si è pensato all’ipotesi di essere intubato fortunatamente avevo ancora una capacità respiratoria di 7 litri. Ma è stata dura per un atleta che non aveva avuto mai nulla, abituato a recuperare in 7-10 giorni, affrontare un periodo difficile di due mesi…In quei momenti pensi che la vita è questione di fortuna, tante persone all’improvviso si trovano ad affrontare situazioni che non meritano".
I MOTIVI DEL RITIRO - "Mi sentivo a disagio, forse il mio legame con Firenze era troppo forte. Ma un giorno ebbi un segnale: durante una partita ebbi un breve attimo, quasi di panico, e mi dissi 'se ricapita smetto'. Ricapitò. Ricordo ancora, giocavamo contro la Sampdoria, segnò Quagliarella. Infatti poi quando lo incontravo gli dicevo 'mi hai fatto smettere'. In realtà mi fu trovato il collasso di una valvola, evidentemente la mia testa incideva sul mio fisico...".
IL CALCIO OGGI - Prandelli non sembra avere troppa nostalgia del calcio, soprattutto del pallone moderno e spiega cosa non gli piace: "Non condivido queste nuove proprietà che fanno fatica a valorizzare i campioni del passato, come ne fossero gelosi. E invece sono una risorsa".