Prandelli:| 'Spagna e Germania su tutti'
Il commissario tecnico della Nazionale Italiana, Cesare Prandelli ha rilasciato un'intervista a Goal.com
Prandelli, quali sono le squadre più pericolose per gli Europei? “Senza dubbio Spagna, Germania e Olanda sono un gradino sopra a tutti, lo dimostrano i risultati conquistati nella fase di qualificazione e soprattutto la maniera in cui li hanno raggiunti. Sono squadre rodate che hanno raggiunto una piena maturità e possono solo confermare quanto di buono fatto vedere sinora. L’esperienza e la storia però insegnano che ai Campionati Europei bisogna arrivare ben preparati, sia sotto il profilo tecnico che mentale, quindi non darei nulla di scontato. Dietro di loro ci sono realtà che stanno pian piano crescendo e trovando una nuova dimensione come Italia e Inghilterra. Sarà un torneo molto competitivo”.
Cosa ne pensa dell'Inghilterra di Fabio Capello? “E’ una squadra che con Fabio ha acquisito maggior consapevolezza sotto il profilo tattico, maggiore cura nella fase di preparazione, un diverso modo di interpretare le partite pur nel rispetto di caratteristiche attitudinali ben definite e radicate nel calcio britannico. È a mio giudizio il segno distintivo del lavoro proposto dal tecnico nell’arco di questi anni”.
L'Italia sta ricostruendo con i giovani come successe alla Germania qualche anno fa: può la Germania essere d'esempio? Cosa copierebbe del modello tedesco? “La Germania è un esempio virtuoso di come impostare una programmazione corretta, dal quale trarre degli spunti interessanti per perfezionare il nostro modello. Non amo copiare, amo piuttosto confrontarmi con le altre realtà e capire il loro punto di vista. Ciascun modello e ciascun Paese hanno una propria tipicità che va sempre rispettata”.
Nel modellare la sua Italia e la filosofia, si è ispirato in qualche modo alla Spagna? Recentemente l'ha superata in amichevole, ma la Spagna è ancora la squadra da battere in competizioni ufficiali? “Ciascuna Nazionale deve esprimersi in base alle caratteristiche tecniche che storicamente le appartengono e che soprattutto possiede. Copiare è un non-sense. La Spagna ha indicato una strada: l’ottenimento del risultato attraverso il gioco, valorizzando l’aspetto tecnico e le caratteristiche attitudinali dei propri giocatori, senza speculazioni. Detto ciò, ciascuno deve essere poi in grado di offrire una propria interpretazione del gioco. In questo momento Spagna e Germania sono senza dubbio le squadre da battere”.
Un giocatore di una nazionale straniera che vedrebbe bene nella nostra Nazionale? Magari Xavi visto la filosofia che sta impartendo? “Sarei banale se le rispondessi Messi o Rooney, oppure Cristiano Ronaldo. Noi abbiamo la fortuna di avere Andrea Pirlo e Gigi Buffon. Xavi è un grande interprete di un tipo di calcio verso il quale sento delle affinità, ma non lo cambierei con nessuno dei miei ragazzi”.
La Copa America ha dimostrato che giganti come Argentina e Brasile non stanno meglio di voi. Crede che l'Italia sia già arrivata alla consapevolezza di potersela giocare contro tutti o serve ancora tempo? “Siamo ancora nella fase iniziale del nostro progetto. Certo è che i risultati positivi aiutano, sinceramente conquistare la qualificazione all’Europeo imbattuti e con il record di punti, nell’unico girone che annoverava ben 3 squadre partecipanti alla Coppa del Mondo 2010, è motivante per i ragazzi e da loro la misura del lavoro e dei progressi compiuti in poco meno di 15 mesi. Resta ancora molto da fare, ma sinora sono soddisfatto, non pensavo che saremmo arrivati a questo punto così in fretta”.
Capello CT dell'Inghilterra, Trapattoni CT dell'Irlanda, Zaccheroni CT del Giappone: ci dà un'opinione sui tre e sul loro lavoro? Se in futuro le proponessero un ruolo da CT di un'altra Nazionale, accetterebbe e nel caso dove le piacerebbe allenare? "Del Trap ho già detto parlando della Juve, non è un caso che stia facendo grandi cose con l’Irlanda. Capello ha avuto il merito di riuscire a plasmare le proprie squadre secondo una prospettiva diversa e costruire dei cicli vincenti e duraturi non solo a Milano, ma anche a Madrid, a Torino con la Juventus e soprattutto a Roma dove esistono condizioni ambientali molto difficili e sei sottoposto a una pressione fuori dal comune. Alberto Zaccheroni è un allenatore capace di osare, trasferire conoscenza calcistica alle proprie squadre e di sapersi rimettere in discussione: la vittoria della Coppa d’Asia è stato un risultato eccellente e per il Giappone l’inizio di una fase nuova e importante sotto il profilo della propria capacità tattica. Per quanto riguarda un eventuale futuro su una panchina di una Nazionale straniera, sinceramente non ci ho ancora pensato. Ho un compito lungo e impegnativo da portare a termine con la Nazionale italiana finalizzato alla Coppa del Mondo 2014”.
E' preoccupato dal fatto che Balotelli giochi poco al Manchester City? “Certamente sì, come può esserlo ciascun allenatore di una squadra nazionale che ha la necessità di avere a disposizione e pronti i propri giocatori in determinati momenti della stagione. La continuità di prestazione migliora il rendimento sotto il profilo della qualità. Detto ciò non intendo interferire nelle scelte degli allenatori che sono dettate da valutazioni ed esigenze diverse. Il ragazzo sta crescendo sotto il profilo tecnico e attitudinale, è merito suo e delle persone che lo circondano nella quotidianità. Sono certo che saprà conquistarsi il suo spazio”.
Considerando la concorrenza di Ibra, Pato e Robinho, avrebbe preferito che Cassano scegliesse un'altra squadra in cui giocare di più nella stagione degli Europei? “L’unica cosa che mi interessa è che ciascun giocatore della Nazionale italiana possa avere una continuità di prestazione, per il resto sta a ciascuno di loro fare le proprie valutazioni e operare delle scelte nel proprio interesse”.
Cosa ne pensa del fatto che molti italiani gli applaudono l'idea di aver 'chiarito' con Balzaretti e Pazzini per il bene della Nazionale, a differenza di quanto fatto da altri colleghi in passato? “All’interno di ogni squadra esistono delle dinamiche ben precise e condivise. Personalmente ho l’abitudine di parlare sempre chiaro ai miei ragazzi, nel rispetto delle prerogative di ciascuno dove l’allenatore ha la responsabilità di compiere determinate scelte in funzione di un progetto e di un obiettivo condiviso. La concorrenza per il posto in squadra è un aspetto caratteristico dello sport di alto livello, e chi fa parte di una realtà di questo tipo sa di doversi mettere in gioco”.
Alessandro Nesta sta dimostrando di essere ancora uno dei migliori difensori italiani: farebbe un tentativo per farlo tornare sulla sua decisione? In molti sostengono che la mancanza di un centrale forte al fianco di Chiellini sia la principale lacuna della Nazionale italiana: è d'accordo? “Alessandro ha preso una decisione e dobbiamo rispettarla tutti. Per quanto riguarda la difesa, mi sembra evidente che nell’arco di questi primi 15 mesi di lavoro abbiamo avuto riscontri importanti con 2 soli gol subiti nelle qualificazioni agli Europei 2012. Abbiamo la fortuna di poter contare su gente di qualità oltre a Chiellini, come Ranocchia, Bonucci, Astori e con Balzaretti tornato su livelli importanti”.
E' d'accordo che gli Azzurri ne trarrebbero vantaggio se ai giovani italiani venisse data la possibilità di giocare fin dalla giovane età nei maggiori club come succede in Spagna ad esempio? “Certamente sì, peccato che troppo spesso la necessità di ottenere risultati a breve termine prevale sulla pazienza. Ci sono segnali interessanti in ogni caso, non solo nella Serie A ma anche nella Serie B: i club hanno capito che dalla valorizzazione dei giovani si possono trarre vantaggi significativi e nello stesso tempo si può svolgere un ruolo importante e funzionale alla crescita di tutto il sistema calcistico”.
E' preoccupato dalla mancanza di talento nei giovani difensori italiani? Era uno dei vanti dell'Italia... “Non vedo mancanza di talento nel calcio italiano, vedo piuttosto la necessità di operare delle scelte su base progettuale, operativa e organizzativa all’interno del sistema di formazione calcistica. Il progetto avviato dalla FIGC dopo la Coppa del Mondo 2010 e l’eliminazione dall’Europeo U21, con l’arrivo di Arrigo Sacchi alla guida dei settori giovanili azzurri, inizia a dare riscontri interessanti. Il prossimo passo sarà potenziare ulteriormente il lavoro tecnico di base: una generazione di fenomeni come Cannavaro, Maldini, Nesta e Zambrotta per citarne solo alcuni, nasce anche grazie a un lavoro importante sulla tecnica di base e a uno scouting esteso e competente”.
Federico Varano e Lorenzo Tassi sono talenti di cui si dice un gran bene in Italia: cosa può fare un CT della Nazionale o comunque la Federazione per aiutare questi ragazzi ad affermarsi? “Semplicemente metterli nelle migliori condizioni affinché possano maturare serenamente in un sistema di competizioni funzionale alla loro crescita. Nonostante necessiti di un aggiornamento, il sistema calcio italiano continua a produrre giocatori e tecnici di qualità”.
Quanto dispiace ad un CT della Nazionale italiana vedere l'Inter esordire con 14 stranieri? E' un problema questo per il movimento italiano? “C’è un aspetto importante per il nostro movimento calcistico e i nostri calciatori, ovvero che determinate scelte limitano l’opportunità di poter acquisire un’esperienza internazionale. L’Inter, che in qualche modo sta dando segnali di un cambio di tendenza in particolare nei settori giovanili, è una squadra di alto profilo e disputa con regolarità le massime competizioni UEFA. Sarebbe importante che ciò potesse avere delle ripercussioni positive sul movimento italiano in maniera più marcata. Non è un problema solo italiano, credo che si debba fare qualcosa in più sul piano internazionale per limitare questo fenomeno e trovare delle soluzioni utili per tutti”.
Pensando alla sua Juve, molti di quei giocatori hanno fatto grandissime cose una volta ritiratisi (Platini, Zoff, Gentile, Tardelli, Bettega, etc etc). Cosa aveva di speciale quel gruppo? “C’erano delle grandi individualità tecniche combinate a qualità attitudinali e forti personalità, ma soprattutto c’era un punto di riferimento come Giovanni Trapattoni: sapeva insegnare calcio e trasmettere sempre la giusta motivazione per dare il massimo e raggiungere l’obiettivo. Non tralascerei l’aspetto ambientale: giocare nella Juventus era già di per sé qualcosa di speciale”.
Recentemente abbiamo visto il Milan giocare un calcio d'altri tempi in casa del Barcellona, che gioca un poi come la Spagna. La sua Italia, invece, ha affrontato la Spagna a viso aperto: qual è la strategia migliore per affrontare squadre come Barça e Spagna, difesa e contropiede o sfidandole sul gioco? “Ricercare il risultato attraverso un gioco strutturato in base alla caratteristiche degli uomini che hai a disposizione. Il Milan a Barcellona ha fatto una gara attenta: segnare in contropiede al Barcellona dopo pochi istanti di gioco, e ripetersi nel finale su una palla inattiva recuperando il risultato non denota speculazione, semmai un’attitudine offensiva e grande concentrazione”.
De Laurentiis fa spesso notizia per la sua voglia d'innovazione nel mondo nel calcio e per noi all'estero è un personaggio un po' naif, come direbbe Mourinho: a lei piace? La sua visione è bizzarra o magari solo innovativa? “Il presidente De Laurentiis è un uomo pragmatico, di altissimo livello manageriale, visto che parliamo di uno dei massimi produttori di cinema su scala internazionale, che ha intrapreso questo percorso nel calcio, a lui estraneo sino a quel momento, in maniera metodica. Il cammino sinora si è rivelato virtuoso, sia sotto il profilo tecnico che finanziario e ci sono tutte le premesse affinché il Napoli raggiunga presto i massimi livelli del calcio europeo. Non mi sembra affatto una visione bizzarra del calcio, e i risultati ottenuti in questi anni gli stanno dando ragione”.
Qual è la cosa più interessante che ha visto fino a questo momento in campionato? Una squadra, un giocatore... “C’è stato un diffuso cambio di tendenza sul piano tecnico: si cerca di produrre gioco, ci sono idee interessanti che nel medio periodo daranno i frutti sul piano della qualità e dello spettacolo. Juventus e Napoli mi sembra siano partite con le idee chiare e nel modo giusto per potersi candidare alla vittoria del titolo e contenderlo alle due milanesi, superata questa fase iniziale torneranno a dire la loro. Attenzione a Udinese, squadra ben rodata e che ha dimostrato di possedere un sistema di gioco che prescinde dagli interpreti, e a Lazio e Roma dotate di un potenziale straordinario”.