Prandelli: 'Neanche Balotelli ha il posto assicurato. Problema ultras? Abbiamo toccato il fondo serve il modello inglese'
Il ct della Nazionale, Cesare Prandelli, si è concesso ai microfoni del Corriere dello Sport in una lunga intervista a tutto tondo sul mondo del calcio italiano, sul Mondiale e sul cammino dell'Italia anche in ottica futura: "Ora devo portare 23 giocatori che abbiano una grandissima condizione, posso pensare a 22 più uno. De Sciglio? Ha avuto problemi fisici ma ora sta giocando, per noi è un giocatore importante. Diamanti per noi è stato importante per lo spogliatoio. Adesso siamo un po’ in difficoltà. Giaccherini? E’ un giocatore prezioso che faceva tre ruoli in campo senza costringere il tecnico a ridisegnare il gioco ma quest’anno in Inghilterra ha avuto parecchie difficoltà. Romulo è un giocatore che ha quelle caratteristiche, può giocare in tre ruoli. E’ un jolly".
Sulla situazione degli attaccanti Pranelli non ha sciolto i suoi dubbi: "Chiamerò sette attaccanti per cinque posti. E soprattutto non c’è nessuno sicuro del posto, nemmeno Balotelli. Mai detto che Immobile esclude Destro e viceversa. Insigne sarebbe nel lotto anche senza la doppietta in Coppa Italia. Totti? Quando lo scorso autunno, ho detto avrei chiamato Francesco, lo pensavo davvero perché all’orizzonte non si vedevano giovani di prospettiva. Cassano? In questa stagione Cassano è stato uno dei più continui come rendimento. E ti può sempre risolvere una partita. Beppe Rossi? Lo aspetterò fino all'ultimo".
Prandelli torna a parlare anche del campionato italiano: "In A abbiamo quattro squadre ai vertici e ognuna sta seguendo una linea, non si fanno condizionare da come giocano, la Juve gioca con la difesa a tre, la Roma e il Napoli a quattro, la Fiorentina cambia, è un segnale bello. Queste quattro squadre dovrebbero rimarcare ancora di più il loro modo di essere. Il gap fra il nostro calcio e quello inglese e spagnolo dipende da diversi fattori, loro giocano come e più di noi, ma sono felici di giocare. Dopo l’Europeo, abbiamo fatto delle ricerche sullo stress che può condizionare i giocatori: i meno stressati esprimono più fantasia, quelli stressati sono rigidi, poco duttili e poco presenti. In Italia invece 'giochiamo' la partita tre volte ancora prima che inizi, questo si che stressa. E poi non è che ci alleniamo meno in assoluto ci alleniamo meno sull’intensità, ma prima di tutto dobbiamo metterci d’accordo su cosa è l’intensità. Si dice che in Italia si fa pressing, in realtà si fa pressione. Il pressing è un movimento che coinvolge 4-5 giocatori, la pressione si fa individualmente. In Europa fanno pressing, in Italia, tranne le prime quattro della classe, facciamo pressione".
Impossibile non tornare a parlare dei fatti legati alla sfida di Coppa Italia che Prandelli ha vissuto in prima persona dagli spalti dell'Olimpico: "Abbiamo toccato il fondo. Adesso dobbiamo prendere un modello che ha funzionato all’estero e dobbiamo importarlo in Italia. Sabato abbiamo perso tutti. Io dico: togliamo tutte le barriere e poi chi sbaglia, paghi. L'esempio è Lotito: ha rotto certi tipi di rapporti, ora va in giro con la scorta ma invece di essere preso come modello spesso viene sbeffeggiato. Le tifoserie sono una contro l’altra, ma sono unite contro le istituzioni: questo è un problema del Paese. Questo è un punto di non ritorno. In Italia mancano le figure di riferimento".
La chiusura va al futuro e al lungo elenco di giovani giocatori che potranno rendere grande l'Italia del futuro: "Ho deciso di restare per due motivi. Il primo: un tecnico che, prima di andare al Mondiale, ha già la fiducia sottoforma di un contratto riempie d’orgoglio. Il secondo: mentalmente non me la sono sentita di parlare con un club prima dei Mondiali, non mi sembrava giusto.Scuffet? I ragazzi vanno premiati ma anche tutelati, da parte nostra c’è grande considerazione ma deve rispettare delle tappe. Verratti deve pensare di non giocare solo come Pirlo, può giocare come interno, o diventare anche uno che rompe e ricostruisce".