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Prandelli: 'Io alla Juve? No per colpa della Fiorentina, lasciamo stare... Heysel? Ci obbligarono a giocare'
SUL FIGLIO SUO COLLOBORATORE - "Sì, fu creato un polverone dal niente. Io lo inserii nello staff della Nazionale non perché fosse mio figlio, ma perché mi serviva uno con le sue competenze. E comunque lui lo fece gratis, senza prendere una lira. Ma questo fu taciuto, non era funzionale al problema che si voleva creare".
SULLA NAZIONALE - "Arrivata troppo presto? Hai ragione. Ci ho pensato, sì, anch’io credo che sia arrivata un po’ troppo presto. Però ci furono due cose a spingermi. Primo l’amore per la Nazionale. Se ti chiama l’Italia, come fai a dire no? E poi ci fu una dichiarazione della Fiorentina: “Lo abbiamo accasato alla Nazionale”. Dissero così: lo abbiamo accasato. Malgrado avessi ancora il contratto, mi sembrava chiaro cosa volessero".
SULL'HEYSEL - "E’ una partita che nessuno avrebbe voluto giocare, Boniperti per primo. Noi, dagli spogliatoi, non capivamo cosa era successo. In tv si vedevano cose che noi neppure immaginavamo. Famiglie di tifosi passavano dallo spogliatoio e giustamente non ci degnavano di uno sguardo, pensavano solo a scappare e noi li aiutavamo a passare dall’altra porta. Venne Boniperti e ci disse: “Sembra che ci sono stati due morti, non giochiamo”. Ma il delegato Uefa si impose e ci mandò in campo. Tutti noi eravamo convinti che si sarebbe giocato un solo tempo per organizzare i soccorsi e il deflusso. All’intervallo sempre lo stesso delegato ci obbligò a giocare anche il secondo tempo. Io entrai a dieci minuti dalla fine, un’esperienza terribile"