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    Prandelli, addio Italia? Tentazione Inter

    Prandelli, addio Italia? Tentazione Inter

    Stage congelati dai club e Figc poco reattiva, possibile divorzio anticipato dopo l'Europeo.
    Tra Prandelli e l'Italia primi segnali di crisi: la tentazione è l'Inter.
    Cesare Prandelli ha un contratto con la Federcalcio fino al 2014 ma non è detto che ci sarà lui sulla panchina dell’Italia ai Mondiali in Brasile indipendentemente da come andranno gli Europei. Il ct ha bruciato le tappe della ricostruzione. Sulle macerie sudafricane ha creato una squadra dignitosa, guardata di nuovo con rispetto e con un gioco che è piaciuto fino alle due ultime amichevoli. Ad amici Prandelli avrebbe però esternato la delusione per come il calcio italiano si rapporta con il suo lavoro.

    Per lui la Nazionale è un traino non soltanto per l’immagine di tutto il movimento ma ha scoperto che altri non la pensano allo stesso modo: lo dimostra la decisione dei club di serie A di opporsi agli stage di allenamento pre-Europei. «Se non si è pronti a fare un sacrificio così piccolo com’è concedere per un giorno i propri giocatori vuol dire che non interessa quello che facciamo», è il suo pensiero che trapela benché Prandelli abbia lasciato che parlasse esclusivamente la Federazione con un comunicato in puro «stile Abete». Il lamento dei club dopo l’esibizione con gli Usa e le battute di Aurelio De Laurentiis sull’inutilità delle partite delle Nazionali, a scapito dei club che pagano i giocatori, lo hanno convinto che non è cambiato niente.

    Anzi, il ruolo della squadra azzurra è considerato dai dirigenti sempre più come un disturbo. Insomma, l’idea di fare causa comune per risollevare il calcio italiano è durata soltanto qualche settimana dopo il ritorno dal Sudafrica. Prandelli, quindi, starebbe considerando l’ipotesi di tornare in un club, se è solo questo che conta. Anche con la Federcalcio non c’è sempre una parità di vedute. Il ct gradirebbe prese di posizione più nette e meno diplomatiche, i federali invece gli rimproverano (esattamente come i club) di non aver intessuto in due anni una rete di rapporti più intensi con le società e con i colleghi. «Se Prandelli voleva gli stage che non si fanno in nessun altro Paese - dice il dirigente di un grande club -, avrebbe dovuto parlarne per tempo con tutti noi per cercare il consenso e non limitarsi a chiedere».

    Se ci sarà un ripensamento da parte della Lega, come si sussurra, sarà per la mediazione di Petrucci più che per le ricuciture del ct. C’è chi sottolinea di non aver mai visto Prandelli nella propria sede nè agli allenamenti, a differenza di quanto faceva Lippi: che il ct abbia pudore nell’autoinvitarsi a vedere il lavoro dei suoi colleghi, perché non appaia come un’intromissione, interessa poco. Il rimprovero gli è arrivato anche dalla Federcalcio, che già fatica ad accettare la necessità della massima trasparenza per le decisioni che prende, a cominciare dall’applicazione del codice etico. Il caso che suscitò una certa irritazione fu quando Prandelli espose il motivo per cui a Montolivo sfuggì un sogghigno durante il minuto di silenzio per i morti dell’alluvione di Genova. Dunque l’entusiasmo del ct si è un po’ raffreddato, se non nell’ottimo rapporto con i giocatori. Basta per chiudere l’esperimento in anticipo? Dipende anche dalle alternative. Se Moratti proseguisse il corteggiamento l’ipotesi di lasciare l’Italia per l’Inter sembrerebbe meno impossibile.


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