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    Prandelli a CM: 'Voglio riportare in alto il Valencia. Su Cancelo e Montolivo...'

    Prandelli a CM: 'Voglio riportare in alto il Valencia. Su Cancelo e Montolivo...'

    • Andrea Distaso
    L'inizio di una nuova avventura dopo un anno e mezzo senza panchina, ma Cesare Prandelli è tutt'altro che arrugginito. Anzi. L'esordio col Valencia ha portato in dote 3 punti sudati e preziosi contro lo Sporting Gijon e ha ulteriormente alimentato un entusiasmo tangibile sin dall'arrivo dell'allenatore italiano. "Sono rimasto piacevolmente sorpreso dell'entusiasmo con cui qui si vive il calcio, dal modo in cui tutta la città si sente coinvolta dalle vicende della squadra. Dopo la partita di domenica, siamo tornati nella sede del settore giovanile all'1.30 e siamo stati portati in trionfo, dai ragazzi dell'academy".

    Prandelli, quando il Valencia le ha affidato la panchina quali sono state le sue prime sensazioni?
    "Mi è tornato in mente il Valencia di Ranieri, Cuper e Benitez, quello che vinceva i campionati e arrivava in finale di Champions League. Parliamo di un club con una grande storia e una grande tradizione e l'obiettivo è di tornare protagonisti e competitivi".

    Si è confrontato con qualcuno prima di accettare questa nuova sfida?
    "Ne ho parlato con Ranieri al telefono e ho avuto modo di confrontarmi personalmente con Amedeo Carboni, che a Valencia è considerato un'istituzione, ci manca solo che faccia il sindaco... Vive in Spagna ormai da anni, conosce la società come nessun altro e confrontarmi con lui è stato molto piacevole e significativo".

    A quando risale il suo primo contatto col Valencia e che impressioni ha avuto dall'incontro col proprietario Peter Lim?
    "In estate c'erano stati alcuni rumors, dei pour-parler, ma nulla di concreto. Il primo contatto concreto è stato quello dello scorso 22 settembre, a Milano, col direttore sportivo Garcìa Pitarch. Poi mi sono recato a Singapore per conoscere Lim e mi ha manifestato l'intenzione di fare di tutto per riportare in alto il Valencia e restituirlo alla dimensione della Champions League".

    Al di là della vicenda Lazio, ha la sensazione di essere stato un po' dimenticato dal calcio italiano dopo la delusione al Mondiale 2014 con la Nazionale?
    "Qualche contatto con club di Serie A c'è stato, alcuni ho deciso di non portarli avanti, con altre società le cose non sono poi andate in porto per questioni non dipendenti da me. Ho sempre specificato che non avrei avuto preclusioni a lavorare qui o all'estero, poi la vita mi ha regalato questa sorpresa e, a chi pensava che fossi arrugginito, rispondo che non mi sembra di aver mai smesso di allenare per le sensazioni che ho provato".

    Tra i tanti giocatori di nome, da Garay a Nani, e i giovani di belle prospettive, chi dei suoi nuovi calciatori l'ha impressionata particolarmente?
    "Sono rimasto colpito soprattutto dalla qualità dei nostri giovani, come Gayà, Santi Mina, Munir, Medran e Cancelo. Tutti hanno ampi margini di crescita, ma Cancelo sembra avere qualosa in più per facilità di corsa, qualità tecnica e personalità. Se riuscirà a migliorare la propria fase difensiva, ha tutto per diventare il miglior esterno difensivo del mondo".

    Guardando la rosa a sua disposizione, condivide che manchi un attaccante centrale? In ottica del mercato di gennaio, è un'esigenza che ha espresso alla società?
    "In questo momento ho sentito e letto tanti nomi che mi sono stati accostati, da Gilardino a Montolivo, ma non posso permettermi di pensare al mercato di gennaio, la mia unica preoccupazione deve essere migliorare il più possibile la squadra che ho a disposizione e fare con quello che ho. Più avanti si vedrà".

    Sabato arriva al "Mestalla" il Barcellona. E' una mission impossible?
    "In Spagna, in questo momento ci sono tre squadre inarrivabili, Atletico Madrid, Barcellona e Real Madrid, poi un gruppo di 4 formazioni, tra cui la nostra, che vuole crescere e strutturarsi per competere ai massimi livelli, e poi tutte le altre che non rinunciano mai a giocare, a prescindere dal risultato. Il Barcellona è il Barcellona, ma squadre perfette non ne esistono. Avremo probabilmente poco tempo nel corso della partita per crearci delle occasioni, ma in quei pochi momenti dovremo metterci le nostre qualità e approfittarne. Mai dire mai nel calcio...".

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