Povero Galliani: lui ci mette la faccia per Thiago e Ibra, Berlusconi tace
In fondo è una questione di faccia. C'è chi ha il coraggio di mettercela, sempre e comunque: dalla ritirata di Marsiglia alle cessioni di Thiago Silva e Ibrahimovic (Adriano Galliani). E c'è chi, invece, sparisce (Silvio Berlusconi) proprio quando dovrebbe essere presente. Con un'aggravante. A mano a mano che passano i giorni, il suo silenzio diventa sempre più assordante.
Così, come non provare umana simpatia per il vicepresidente vicario e amministratore delegato del Milan, al cui confronto Giobbe era un permalosone?Oggi in Lega è apparso nervoso e irritabile. Addirittura ha bistrattato un cronista, reo di fare il suo mestiere ("Ha sbagliato la domanda"), manco fosse l'allievo di un cafone. Galliani, il miglior dirigente del calcio italiano che conosce meglio di chiunque altro i meccanismi della comunicazione, scivola sui rapporti con la stampa? Non è da lui. Ma bisogna capirlo.
In gennaio, Adriano firma un capolavoro: sbologna il sempreinfortunato Pato al Psg per 30 milioni e prende Tevez dal City, ma Berlusconi fa saltare tutto e Galliani rimedia una figura barbina. Scoppia la guerra con Barbara: da allora, non è mai finita.
In maggio, finisce il campionato e Galliani si affretta a confermare Ibrahimovic "al cento per cento" oltre a giurare sull'incedibilità di Thiago Silva.
In giugno, assegna la maglia n.10 a Ibra, toglie dal mercato Thiago, esulta al no di Berlusconi ai francesi al punto che definisce "un atto di eroismo" il gesto presidenziale.
Insomma, Galliani sarebbe il milanista più felice del mondo. Se non arrivasse luglio, quando la montagna di panzane crolla sotto il peso dei 62 milioni dei parigini, soltanto dieci giorni dopo l'annuncio in pompa magna del rinnovo del brasiliano fino al 2017. Si aggiungano il tracollo della campagna abbonamenti, l'ira dei tifosi su Facebook, Twitter e qualunque social network a portata di mano.
Dite voi se questa è vita. Anche perchè, il datore di lavoro di Galliani nel frattempo si inabissa, felice di avere anticipato ai parlamentari Pdl la doppia cessione "grazie alla quale, in due anni risparmierò 150 milioni".
Ma qualcuno fa i conti in tasca al Cavaliere e compie una bella scoperta. Thiago è stato valutato 42 milioni, Ibra 20 milioni: tutto questo, esattamente un anno dopo che Zamparini ha intascato 43 milioni per Pastore (che non è Thiago) e poche settimane dopo che De Laurentiis si è visto piovere nelle casse del Napoli 30 milioni per Lavezzi (che non è né Thiago né Ibra). Forse il Milan poteva farsi pagare di più i due "incedibili" gioielli?
C'è un'altra spina nel fianco: il 40 per cento dei 150 milioni cui si riferiva Berlusconi (cioè i 60 milioni da versare a Thiago Silva se fosse rimasto sino al 2017), scaturisce dal nuovo contratto liberamente sottoscritto dalle parti dodici giorni prima della cessione al Psg. Delle tre l'una: o il Milan ha sbagliato il 2 luglio o ha sbagliato il 14 luglio o è stata tutta una manfrina. Ma guai a chiederlo ad Adriano: vi risponderebbe che avete sbagliato domanda.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com