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Pogba, i leader sono un'altra cosa
UN TEMPO NON BASTA - Primo tempo da comparsa per Pogba: il francese non è mai entrato nel vivo della manovra, ha toccato pochi palloni quasi tutti sbagliati. Un atteggiamento indolente quello del talento classe '93 che ha mandato su tutte le furie il tecnico Allegri, pronto addirittura a un clamoroso cambio con Asamoah. Il messaggio viene recepito da Pogba, che nella ripresa cambia totalmente registro: si fa vedere, trascina la squadra e fa ammattire il centrocampo, ribaltando il voto che gli sarebbe spettato dopo i primi 45'. Una sola frazione di gioco non basta tuttavia per soddisfare la dirigenza, che nel pre-partita aveva ancora una volta messo in chiaro la sua importanza per la squadra.
PASSO INDIETRO: NON E' UN LEADER - Un percorso di responsabilizzazione che parte da lontano quello di Pogba, iniziato in estate con la consegna della maglia numero 10 appartenuta ai grandi della Juventus: Paul ha spesso faticato a digerire questa pressione e la società sembra essersi resa conto della situazione. L'ad Marotta a pochi minuti dal fischio d'inizio a San Siro ha spiegato: "E' un patrimonio e deve diventare un leader, ma dobbiamo ricordarci che è pur sempre un classe '93. Crescerà di partita in partita: magari lo abbiamo caricato di troppe responsabilità, ma questo lo aiuterà a diventare un leader". Avanti tutta su Pogba quindi, perno intorno al quale è stato rifondato il centrocampo della Juve dopo le partenze di due figure di grande carisma come Pirlo e Vidal, ma il francese ha bisogno di qualcuno che possa condividere con lui parte delle responsabilità e il ritorno in campo di Marchisio e Khedira può essere di grande aiuto: nella ripresa infatti alla crescita dei due è seguita immediatamente quella di Paul, che libero dal peso della mediana ha giocato in maniera più fluida. Vietato bruciare le tappe dunque: Pogba potrà essere un leader, ma ora non è ancora pronto per guidare la Juventus.