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Poco spettacolare ma già concreta ed esplicitamente vincente: riecco la Juve di Allegri e con Locatelli e Pjanic...
Ad una settimana esatta dall’esordio in campionato, Massimiliano Allegri ha già ritrovato la Juve che conosceva. E non tanto per il successo (3-1) in amichevole sull’Atalanta, ma perché la squadra è concreta, quadrata, cinica, poco o per nulla spettacolare, ma esplicitamente vincente. E’ vero, manca ancora Locatelli o Pjanic e Ramsey è un mediocre assoluto che non può stare da nessuna parte e meno che mai davanti alla difesa in un ruolo da pseudo regista. E’ vero, il centrocampo è povero e ad Udine, alla prima giornata, oltre a Rabiot e Arthur (infortunati) mancherà anche McKennie (squalificato). E’ vero, Bernardeschi non può fare la mezzala (ma nemmeno l’esterno) eppure contro l’Atalanta ha segnato il 2-1 con uno splendido tiro da fuori, ovviamente di sinistro, che si è infilato all’incrocio dei pali.
Insomma, la Juve è gravemente imperfetta, non certo migliore di quella dell’anno scorso (sono rimasti tutti, eccetto Demiral, e sono tornati De Sciglio e Rugani, non esattamente due fenomeni), con la differenza che quella la allenava Pirlo, di cui per qualche anno non si sentirà parlare più, mentre questa è in mano ad un tecnico che può non piacere, ma sa cos’è la tattica e anche il tatticismo, mira ad andare in vantaggio e a congelare la partita o a fare contropiede, conosce il valore dei giocatori e sa quali cambi fare. Dimenticato Pirlo, resta da stabilire se la dirigenza, Agnelli in primis, vuole migliorare e, magari, sfoltire l’organico. Serve almeno Locatelli, ma pure il cavallo di ritorno Pjanic, sarebbe utile, magari alternato all’ex milanista o, con un po’ di coraggio (che Allegri non ha), a Fagioli.
In caso contrario, le eventuali mancanze non saranno imputabili all’allenatore, ma ad un club che, pur ricapitalizzando per 400 milioni (facile fare dirigenti in questo modo) non ha ancora saputo concludere un acquisto nel reparto più debole e più delicato. Deve essere chiaro a tutti che, se queste saranno le condizioni, la Juve se la giocherà con Inter, Napoli e proprio l’Atalanta per lo scudetto, ma è da passaggio della fase a gironi in Champions League. La solita storia. Del resto, se per nove anni consecutivamente la Juve ha vinto il campionato e da undici una squadra italiana non conquista la Champions, il problema riguarda il livello della nostra Serie A e gli stranieri (per lo più vecchi o a fine carriera) che ci vengono a giocare. Quelli bravi, vedi Lukaku, li comprano gli inglesi.
A proposito di gente a fine carriera, Ronaldo ieri ha giocato per la prima volta al servizio della squadra. Primo, perché non si è esiliato a sinistra per le sue giocate da funambolo fin troppo scoperto, ma è venuto a prendere palla spesso in mezzo al campo per fare da suggeritore e da cerniera con l’attacco. Secondo, perchè all’8’ del primo tempo, ha guidato il contropiede che ha portato la Juve al vantaggio di Dybala (quattro tocchi di volata, passaggio a Chiesa che si insinua oltre i difensori per servire di prima l’argentino). Terzo, perché poco dopo l’ora di gioco (62’), ha accettato di buon grado la sostituzione con McKennie (è precampionato anche per lui e centellinarsi lo farà giocare ancora qualche anno anche se non nella Juve).
L’Atalanta, schierata secondo il consueto 3-4-2-1, con Pessina e Ilicic (ottimi entrambi) a sostegno di Muriel (assenti per acciacchi assortiti Hateboer e Zapata), ha messo sotto la la Juve all’inizio dei due tempi. Ma nel primo, dopo una traversa di Gosens, ha subìto gol prendendo un contropiede da un calcio d’angolo a favore (totale mancanza delle marcature preventive), nel secondo non ha approfittato dei numerosi errori dei bianconeri al limite dell’area (palle perse da Ramsey e Ronaldo), minacciando la porta avversaria solo con cross o punizioni in cerca di una qualsivoglia deviazione (l’occasione più ghiotta al 67’ con Szczesny che salva su Pessina imbeccato in area da Ilicic).
Dopo l’1-0 di Dybala, la Juve ha agito ancora in contropiede con Chiesa (lanciato a metacampo da un colpo di testa geniale dell’argentino) che ha spedito sopra la traversa. Quindi, secondo costume allegriano, la squadra ha lasciata l’iniziativa all’avversario, limitandosi a difendere e, per di più, neanche tanto alta. Così prima De Ligt ha messo in angolo un tentativo di Pessina. Poi Bonucci lo ha fermato in area, ma al momento di calciare ha colpito Freuler, lesto a sottrargli la palla. Rigore nettissimo che Abisso ha concesso senza alcuna esitazione. Dal dischetto (17’) Muriel ha trasformato, spiazzando Szczesny. Un minuto dopo, l’Atalanta ha avuto l’occasione per ribaltare la partita. Muriel è sfuggito a De Ligt e ha tirato in diagonale, Szczesny ha respinto e Ilicic, con mezza porta spalancata, ha messo sull’esterno della rete.
A quel punto la Juve che attaccava (poco) con un 4-3-3 e si difendeva (molto) con il 4-4-2 (Chiesa ad abbassarsi) ha lasciato il campo alla squadra di Gasperini che si è esaltata grazie a sublimi giocate e buone combinazioni (nell’Atalanta c’è qualità e tanta corsa). In una di queste (33’), Muriel, servito di tacco da Pessina (ma l’azione l’aveva cominciata Ilicic), ha messo fuori di un palmo. Sembrava un dominio destinato a crescere, invece, sfruttando l’imprevedibile, i bianconeri sono tornati in vantaggio (38’). Da un calcio d’angolo qualunque, messo fuori dalla difesa Atalanta, Bernardeschi, appostato fuori dall’area, ha fatto partire un sinistro di rara bellezza che si è infilato nel sette alla destra del portiere.
La partita è stata vera, cioé non inficiata da una marea di cambi, fino al 70’. Poi è diventata passerella (hanno trovato posto anche Sportiello, dodicesimo dell’Atalanta, e Pinsoglio, terzo portiere della Juve). Buona la prestazione di Dybala (un solo errore poco prima dell’intervallo), il primo ad essere sostituito da Morata (53’) e bravo anche Chiesa, rimpiazzato allo stesso minuto da Kulusevski. Proprio i due nuovi entrati hanno sigillato il risultato al terzo minuto di recupero. Lovato, entrato a dieci minuti dalla fine, andava a vuoto su Kulusevki pronto a liberarsi in area, Sportiello si muoveva in uscita e Morata infilava a porta vuota l’assist dello svedese. Punteggio troppo pesante per un’Atalanta già in buona forma. Ma la Juve di Allegri è questa: non ruba l’occhio, incassa risultati.
Insomma, la Juve è gravemente imperfetta, non certo migliore di quella dell’anno scorso (sono rimasti tutti, eccetto Demiral, e sono tornati De Sciglio e Rugani, non esattamente due fenomeni), con la differenza che quella la allenava Pirlo, di cui per qualche anno non si sentirà parlare più, mentre questa è in mano ad un tecnico che può non piacere, ma sa cos’è la tattica e anche il tatticismo, mira ad andare in vantaggio e a congelare la partita o a fare contropiede, conosce il valore dei giocatori e sa quali cambi fare. Dimenticato Pirlo, resta da stabilire se la dirigenza, Agnelli in primis, vuole migliorare e, magari, sfoltire l’organico. Serve almeno Locatelli, ma pure il cavallo di ritorno Pjanic, sarebbe utile, magari alternato all’ex milanista o, con un po’ di coraggio (che Allegri non ha), a Fagioli.
In caso contrario, le eventuali mancanze non saranno imputabili all’allenatore, ma ad un club che, pur ricapitalizzando per 400 milioni (facile fare dirigenti in questo modo) non ha ancora saputo concludere un acquisto nel reparto più debole e più delicato. Deve essere chiaro a tutti che, se queste saranno le condizioni, la Juve se la giocherà con Inter, Napoli e proprio l’Atalanta per lo scudetto, ma è da passaggio della fase a gironi in Champions League. La solita storia. Del resto, se per nove anni consecutivamente la Juve ha vinto il campionato e da undici una squadra italiana non conquista la Champions, il problema riguarda il livello della nostra Serie A e gli stranieri (per lo più vecchi o a fine carriera) che ci vengono a giocare. Quelli bravi, vedi Lukaku, li comprano gli inglesi.
A proposito di gente a fine carriera, Ronaldo ieri ha giocato per la prima volta al servizio della squadra. Primo, perché non si è esiliato a sinistra per le sue giocate da funambolo fin troppo scoperto, ma è venuto a prendere palla spesso in mezzo al campo per fare da suggeritore e da cerniera con l’attacco. Secondo, perchè all’8’ del primo tempo, ha guidato il contropiede che ha portato la Juve al vantaggio di Dybala (quattro tocchi di volata, passaggio a Chiesa che si insinua oltre i difensori per servire di prima l’argentino). Terzo, perché poco dopo l’ora di gioco (62’), ha accettato di buon grado la sostituzione con McKennie (è precampionato anche per lui e centellinarsi lo farà giocare ancora qualche anno anche se non nella Juve).
L’Atalanta, schierata secondo il consueto 3-4-2-1, con Pessina e Ilicic (ottimi entrambi) a sostegno di Muriel (assenti per acciacchi assortiti Hateboer e Zapata), ha messo sotto la la Juve all’inizio dei due tempi. Ma nel primo, dopo una traversa di Gosens, ha subìto gol prendendo un contropiede da un calcio d’angolo a favore (totale mancanza delle marcature preventive), nel secondo non ha approfittato dei numerosi errori dei bianconeri al limite dell’area (palle perse da Ramsey e Ronaldo), minacciando la porta avversaria solo con cross o punizioni in cerca di una qualsivoglia deviazione (l’occasione più ghiotta al 67’ con Szczesny che salva su Pessina imbeccato in area da Ilicic).
Dopo l’1-0 di Dybala, la Juve ha agito ancora in contropiede con Chiesa (lanciato a metacampo da un colpo di testa geniale dell’argentino) che ha spedito sopra la traversa. Quindi, secondo costume allegriano, la squadra ha lasciata l’iniziativa all’avversario, limitandosi a difendere e, per di più, neanche tanto alta. Così prima De Ligt ha messo in angolo un tentativo di Pessina. Poi Bonucci lo ha fermato in area, ma al momento di calciare ha colpito Freuler, lesto a sottrargli la palla. Rigore nettissimo che Abisso ha concesso senza alcuna esitazione. Dal dischetto (17’) Muriel ha trasformato, spiazzando Szczesny. Un minuto dopo, l’Atalanta ha avuto l’occasione per ribaltare la partita. Muriel è sfuggito a De Ligt e ha tirato in diagonale, Szczesny ha respinto e Ilicic, con mezza porta spalancata, ha messo sull’esterno della rete.
A quel punto la Juve che attaccava (poco) con un 4-3-3 e si difendeva (molto) con il 4-4-2 (Chiesa ad abbassarsi) ha lasciato il campo alla squadra di Gasperini che si è esaltata grazie a sublimi giocate e buone combinazioni (nell’Atalanta c’è qualità e tanta corsa). In una di queste (33’), Muriel, servito di tacco da Pessina (ma l’azione l’aveva cominciata Ilicic), ha messo fuori di un palmo. Sembrava un dominio destinato a crescere, invece, sfruttando l’imprevedibile, i bianconeri sono tornati in vantaggio (38’). Da un calcio d’angolo qualunque, messo fuori dalla difesa Atalanta, Bernardeschi, appostato fuori dall’area, ha fatto partire un sinistro di rara bellezza che si è infilato nel sette alla destra del portiere.
La partita è stata vera, cioé non inficiata da una marea di cambi, fino al 70’. Poi è diventata passerella (hanno trovato posto anche Sportiello, dodicesimo dell’Atalanta, e Pinsoglio, terzo portiere della Juve). Buona la prestazione di Dybala (un solo errore poco prima dell’intervallo), il primo ad essere sostituito da Morata (53’) e bravo anche Chiesa, rimpiazzato allo stesso minuto da Kulusevski. Proprio i due nuovi entrati hanno sigillato il risultato al terzo minuto di recupero. Lovato, entrato a dieci minuti dalla fine, andava a vuoto su Kulusevki pronto a liberarsi in area, Sportiello si muoveva in uscita e Morata infilava a porta vuota l’assist dello svedese. Punteggio troppo pesante per un’Atalanta già in buona forma. Ma la Juve di Allegri è questa: non ruba l’occhio, incassa risultati.