Plusvalenze e caso Granada: la Procura spagnola chiede 12 anni di carcere per Gino Pozzo
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LE RICHIESTE – Oltre alla pena carceraria, il tribunale di anti-corruzione spagnola ha richiesto che vengano comminate multe pari a 36,5 milioni di euro a Gino Pozzo e 27,5 milioni agli altri tre imputati, definiti con il termine collaboratori. Inoltre, il PM che ha curato l’indagine, ha chiesto che il Granada venga condannato come persona giuridica a pagare una multa di quasi 27 milioni di euro per tre reati fiscali.
LE MOTIVAZIONI – Sempre secondo quanto riportato dalla Spagna, le motivazioni riguarderebbero l’aver lucrato attraverso il movimento illecito di denaro legato ai trasferimenti di giocatori. La Procura, come sottolineato da Calcio&Finanza, sostiene - con un lungo comunicato – che gli imputati abbiano messo in atto un piano che, partendo dalla presa di controllo del Granada nel 2009 e mediante l’esecuzione di una strategia complessa, avrebbe permesso al club di trasferire artificialmente i guadagni ottenuti attraverso il trasferimento dei calciatori professionisti al Lussemburgo e di non pagarli in Spagna, ottenendo così un notevole profitto economico a discapito dell’Erario.
IL MECCANISMO – Nell’atto dell’Anticorruzione viene spiegato esattamente la modalità con il quale si sarebbe attuato tale meccanismo: “Il principale meccanismo per attuare questa strategia consisteva nella simulazione di un finanziamento al Granada da parte dell’ente di cartolarizzazione lussemburghese Fifteen Securitisation, il cui titolare e amministratore è Raffaele de la Riva, sotto forma di un contratto di partecipazione tra entrambi gli enti, che avrebbe permesso al club di calcio di effettuare l’acquisto di un gruppo di calciatori professionisti, in cambio del 95% dell’importo dei loro futuri trasferimenti a un nuovo club di calcio professionistico. Questo piano complesso partiva dalla necessità di prendere il controllo del Granada CF quando si trovava nella Segunda División B del calcio spagnolo, cosa che Pozzo riuscì a fare nel 2009 utilizzando una serie di strutture opache che ne ostacolavano l’identificazione come titolare effettivo dei fondi che venivano erogati. Il presunto finanziamento concesso dall’ente lussemburghese al club ha comportato un costo altissimo, che si può quantificare in termini assoluti in più di 45 milioni di euro, e in termini di interesse quasi al 50% annuo. Il beneficio economico deriva direttamente dalle quote dell’Imposta sulle Società non versate e è stato possibile poiché la società non aveva instaurato tra il 2013 e il 2016 nessuna misura di supervisione, vigilanza e controllo del comportamento dei suoi dirigenti e subordinati gerarchici”.
I TRASFERIMENTI - Alcuni di questi movimenti, registrati negli atti della Procura, riguardavano i calciatori Guilherme Siqueira, Mikel Rico, Yacine Brahimi, Allan Loureiro, Jeison Murillo e Daniel Pudil.