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    Platini stanga Tavecchio e le sue banane

    Platini stanga Tavecchio e le sue banane

    ROMA - L'importante appuntamento di Roma, la conferenza 'Respect Diversity' in tema di lotta al razzismo e alle discriminazioni nel calcio, è l'occasione per tornare sulla famosa frase del neo presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, che aveva parlato di calciatori che "mangiavano le banane" pochi giorni prima di essere eletto. "Colui che è appena stato eletto presidente della Federcalcio ha espresso frasi che hanno provocato stupore e riprovazione", lo ha bacchettato il presidente della Uefa, Michel Platini. "Su quelle frasi la Uefa ha deciso di aprire un'inchiesta, deciderà in merito e non tocca a me pronunciarmi in questo tema".

    "In Italia ci sono state diverse controversie sul tema razzismo. Il Milan ha abbandonato il campo durante un'amichevole per insulti razzisti a un suo giocatore, e anche Balotelli si è lamentato dei comportamenti di certi tifosi -prosegue Platini-. La via è lunga e ci saranno tranelli, ostacoli ed opposizioni, ma prometto che persevererò sempre perchè il calcio include, accoglie e integra. Non discrimina e perseguita, è un fattore di progresso per la società".
     
    "Il calcio è un esempio straordinario di una società mista e delle diversità, come si può vedere da un campo di periferia a una partita di Champions. L'Europa del calcio bianco e machista è finita e, per fortuna, non tornerà", ha spiegato Platini. "Questa è la quarta conferenza di questo tipo in 11 anni - ha aggiunto Platini - ma non pensiamo di poterci inorgoglire, perchè dobbiamo essere onesti, è la costatazione di un fallimento". Secondo il numero uno della Uefa, "il razzismo appartiene sempre al presente delle società e del calcio. La Uefa è stata la prima organizzazione di calcio internazionale a mettere all'ordine del giorno questi problemi. Il calcio, per la sua forte impronta mediatica, è un riflesso delle correnti di idee della nostra società". "Bisogna riconoscere che nell'Europa del nord e del nord-ovest ci si è resi conto prima che il nostro sport non poteva restare indifferente - ha concluso l'ex fuoriclasse juventino - E che il calcio poteva rispondere al meglio a questo flagello".

    repubblica.it
     

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