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Platini: 'Sono innocente. Non ho rubato'
Michel Platini, come è successo tutto questo?
«Quando sei vittima di una macchinazione e di un complotto, purtroppo, può succedere».
Un complotto dice? Nessuna colpa da parte sua?
«Nessuna. Io sono stato corretto».
Come la mettiamo, allora, con quei due milioni di franchi svizzeri ricevuti a distanza di 9 anni dalla sua famosa consulenza per la Fifa? «Appunto: ho ricevuto i soldi dalla Fifa che, prima di pagarmi, mi ha chiesto di emettere fattura. Siccome la consulenza era biennale, ho emesso quattro fatture da 500 mila franchi l’una. Per la cronaca è stato l’attuale segretario generale ad interim Markus Kattner, all’epoca direttore del dipartimento finanziario, ad autorizzare e far accreditare materialmente i pagamenti».
Dunque è tutto documentato?
«Assolutamente sì, ci mancherebbe altro. Quando emetti fattura lasci traccia. Io ho in pugno tutte le ricevute così come le copie degli importi che la Fifa ha accreditato sul mio conto bancario. Basta risalire ai movimenti bancari alla voce entrate. E ho pagato regolarmente le tasse».
Tuttavia non esiste un contratto scritto...
«A parte che per la legge svizzera un contratto verbale ha la stessa valenza di uno scritto, ma quando emetti fattura e paghi le tasse, che devi fare di più? Anche Boniperti quando veniva negli spogliatoi della Juve e prometteva premi doppi in caso di vittoria, poi ci pagava regolarmente. E non c’era alcun contratto scritto...».
Perché allora aspettare tutti quegli anni?
«Io mi sono sempre fidato di Blatter. La sua parola per me vale, non sono certo stato a insistere anche perché poi sono entrato a far parte ufficialmente della Fifa. E vuoi pensare che la Fifa non paghi? Dài... All’inizio Blatter mi ha detto chiaramente che non avrei potuto percepire uno stipendio superiore a quello del segretario generale e quindi ho ricevuto un salario di 300.000 franchi all’anno».
Quali saranno i suoi prossimi passi?
«Attendiamo, io e i miei legali, di leggere le motivazioni della sentenza. Dopodiché mi attiverò per ricorrere con un urgenza al Comitato Etico e, in seconda istanza, al Tas di Losanna».
E in caso di esiti negativi?
«Percorrerò tutto l’iter della giustizia ordinaria per tornare “pulito”, ovvero innocente. Mi batterò strenuamente contro l’ingiustizia. Perché di ingiustizia si tratta».
I tempi potrebbero essere lunghissimi...
«Non credo. Combatterò con tutte le mie forze in questa battaglia e non rispetterò più nessuno».
Cosa le dà più fastidio?
«Tante cose, ma cito le più eclatanti. Per esempio che il presidente della Commissione Etica, Hans Joachim Eckert, sia lo stesso che ha segretato il famoso rapporto Garcia sulla presunta corruzione legata all’assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022. Due pesi e due misure. Eppoi io vengo giudicato e condannato da una commissione della Fifa quando è stata la Fifa stessa a pagarmi e a richiedermi di emettere fattura».
Non rimpiange nulla?
«Assolutamente niente. Zero. Rifarei le stesse cose. Non ho violato nessun codice etico, nessuna regola. È tutto comprovato».
Il danno d’immagine, però, è enorme...
«Io sono tranquillo chi mi conosce sa chi sono e come mi comporto, chi non mi conosce forse s’è fatto un’altra idea. Ma sarebbe stato lo stesso anche in assenza di sanzione. Diciamo però che a fronte di una squalifica a vita, come qualcuno aveva ipotizzato, mi han dato 8 anni: prendiamola con un sorriso, no?».
Non ha perso la sua proverbiale ironia...
«C’est la vie... D’altronde perché arrabbiarsi tanto quando so di aver fatto tutto correttamente?».
Una vendetta per quella famosa cena all’Eliseo con Sarkozy e l’Emiro Al Thani del Qatar alla vigilia dell’assegnazione dei Mondiali 2022? «No, no. Io ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto che i Mondiali 2018 andassero per la prima volta in un Paese dell’Est europeo, ovvero la Russia, e che quelli del 2022 finissero in Medio Oriente. Per la precisione dopo che troppe volte i Paesi di lingua araba, mi riferisco espressamente al Marocco, non erano riusciti a vedersi assegnata l’organizzazione di una Coppa del Mondo. Personalmente mi ero battuto per un Mondiale, come dire?, del Golfo, ossia che non fosse solo in Qatar ma anche in altre nazioni limitrofe tipo gli Emirati Arabi, o chissà il Bahrain, il Kuwait, l’Oman...».
Ma allora chi? E Perché?
«Ancora non lo so di preciso anche se sto ricostruendo il puzzle. La realtà è che fino a poco tempo fa avevo in mano 100 preferenze scritte e una cinquantina verbali per la candidatura Fifa. E per vincere sono sufficienti 105 voti su 209... Diciamo che l’Uefa è la Confederazione leader del mondo, siamo potenti e preparati, per questo siamo visti con invidia e timore. Soprattutto il presidente dell’Uefa».
Agli Europei, i suoi Europei nella sua Francia, dicono che dovrà pagarsi il biglietto. Che onta!
«Ma se qualcuno mi invita no. Ma non nego che questo fatto un po’ mi brucia...».
Si sente ancora con Blatter?
«No. Ma torneremo a risentirci e lui merita di esserci alle elezioni presidenziali del 26 febbraio: ha lavorato per 41 anni consecutivi in Fifa, ha quasi 80 anni, perché negargli di salutare e proclamare il suo successore?».