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    Più forte della malattia e degli scettici, l'argento di Paltrinieri non è un'impresa: 'Più di un miracolo'

    Più forte della malattia e degli scettici, l'argento di Paltrinieri non è un'impresa: 'Più di un miracolo'

    • Federico Albrizio
      Federico Albrizio
    Siamo onesti: alzi la mano chi pensava che Gregorio Paltrinieri potesse portare a casa una medaglia negli 800 stile libero a Tokyo. Probabilmente nell'elenco non ci sarebbe neanche Greg, lui stesso scettico per quella malattia virale, la mononucleosi, che dopo gli Europei di Budapest (dove ha vinto cinque medaglie, tre ori nel fondo e due argenti in 800 e 1500 metri) gli ha rubato un mese di lavoro e aveva messo a repentaglio la partecipazione ai Giochi. E invece la medaglia se l'è presa, d'argento, e se la porta a casa con un sorriso a 32 denti. 

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    L'oro va allo statunitense Robert Finke, classe 1999, che chiude in 7'41"87 con un ultima vasca mostruosa (26"39), ma ad impressionare è la gara di Paltrinieri, che conduce e detta il ritmo dalla corsia numero 8 fino agli ultimi 100 metri. Gregorio, 27 anni a settembre, sa di dover combattere non solo con i rivali ma anche con una condizione fisica che non gli permette di avere forze aggiuntive per lo sprint finale. E allora parte subito fortissimo, tant'è che nei primi 150 metri gira al di sotto del record mondiale (ai 200 è 1'52"86, di pochi centesimi sopra) e ai 400 ha un vantaggio di 1,84 secondi sull'ucraino Misha Romanchuk (bronzo a fine gara) e sul tedesco Florian Wellbrook, campione dei 1500 e giù dal podio oggi). Greg gira a 29"5 di media, pian piano gli avversari recuperano e ai 750 metri l'italiano è secondo con 7'14"02. Tutto finito? Neanche per sogno, perché se Finke dall'altra parte sfodera un'ultima vasca irreale, Patrinieri risponde e riesce a tenere a bada Romanchuk, difendendo un argento che vale oro.

    Sì, perché questa gara Greg non doveva neanche correrla. Fino a un mese fa, anzi, non si sapeva neanche se avrebbe potuto prendere parte a queste Olimpiadi. Amici e allenatori lo davano per morto dopo la mononucleosi, una malattia che sottrae forze, ci si stanca subito nel fare qualunque cosa e non ha cura, se non il riposo. E questa gara, in particolare, gli era stata sconsigliata per non disperdere energie. Lui stesso, non sapeva come reagire dopo la batteria. Da campione, ha spazzato via i dubbi dalla sua testa e ha deciso di fare quello che sa fare meglio, tuffarsi in vasca e prendersi di forza la medaglia. E lo ha fatto, peraltro con un tempo migliore rispetto a quello con cui ha conquistato l'argento negli 800 m sl agli Europei di Budapest (7'42"11 contro l 7'43"91).

    Un'impresa quella del nuotatore grande tifoso della Juventus? No, di più. "Parlare di miracolo è poco, non ci avrei scommesso neanche io. Ma stavolta ci ho messo il cuore". A dirlo è lo stesso Paltrinieri alla Rai subito dopo la conquista dell'argento: "È bellissimo, oggi ero un'altra persona rispetto alla batteria, con un'altra mentalità, un'altra cattiveria e voglia di gareggiare. Me la sono vissuta al meglio. Ieri sera un mio grande amico mi ha detto che queste grandi finali non si affrontano con la testa ma con il cuore, è l'unico modo per uscire soddisfatto. Io forse ero caduto troppe volte nella mia vita nell'errore di voler programmare tutto. Avevo messo troppa testa, troppi pensieri confusi, ma queste finali si vincono col cuore. Gli altri potranno star meglio di me fisicamente e preparare meglio la gara tatticamente, ma il cuore che ci metto io è troppo".

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