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    Pirlo: 'Resto in MLS e convinco Conte. Juve? Anni straordinari, ma al Milan...'

    Pirlo: 'Resto in MLS e convinco Conte. Juve? Anni straordinari, ma al Milan...'

    Dalla Juventus e la finale di Champions League persa contro il Barcellona, a New York e la Major League Soccer. Dal calcio del Vecchio Continente, al nuovo calcio che si sta sviluppando in America. Andrea Pirlo, che si sta preparando ad affrontare una nuova stagione con il suo New York FC, si racconta al Corriere della Sera, facendo il punto sulla sua esperienza a stelle e strisce, sulla Nazionale e, ovviamente, sul mercato: "Mi sento un italiano che vive in America per lavoro, come tanti. E comunque in America si sta bene. Cosa apprezzo della Grande Mela? La qualità della vita, la gente. Sono più educati, rispettano le regole. A parte gli affetti, di questa Italia in questo momento non mi manca niente. A New York vivo a Chelsea. Il campo di allenamento non è dietro l’angolo, è a 50 minuti d’auto, un po’ come andare da Milano a Milanello. Ma non mi pesa. Come passo il tempo a New York? Faccio la vita che facevo qui in Italia. Solo che a New York c’è più scelta. Vado per musei, per gallerie d’arte. Mi piace passeggiare a Central Park, vado a correre lungo l’Hudson. Inglese? Se non parlano troppo veloce me la cavo".

    SULLA MLS - "Cimitero degli elefanti? No, nessun cimitero. Il calcio negli States sta crescendo, gli stadi sono sempre pieni. È un’esperienza che mi piace. Tanti colleghi vorrebbero venire a giocare in America. Nomi? Tanti. New York FC scarso? L’anno scorso siamo andati male ma era il primo anno. Abbiamo potuto comperare soltanto le riserve delle riserve delle altre squadre. Io, Lampard e Villa siamo i tre fuori budget consentiti dai regolamenti. Ora però si parte a pieno regime, con la preparazione e con un allenatore nuovo: Patrick Vieira. Se io, Lampard e David Villa voliamo in business mentre il resto della squadra si deve accontentare dell’economy? Sì, ma è la Lega a decidere. La MSL ha in mano tutto, anche i biglietti di viaggio e gli alberghi. I voli sono sempre di linea: soltanto due volte in una stagione una squadra può utilizzare un volo charter. Negli Usa i giocatori hanno un contratto con la Lega, non con i club. Soprannome? Per tutti sono il Maestro. Con la emme maiuscola, e scritto all’italiana".

    SULLA JUVE - "Dopo avere perso la finale di Champions a Berlino ci ho riflettuto un attimo. Sapevo che sarebbe stato difficile ripetere una stagione in cui comunque abbiamo vinto scudetto e Coppa Italia. Dopo certe annate si può solo peggiorare. Quindi sono andato dal presidente e gli ho detto che avrei voluto fare una nuova esperienza, ma non per svernare: per rimettermi in gioco. Andrea Agnelli è una persona in gamba, è bravissimo. Con lui c’era un accordo verbale in base al quale me ne sarei potuto andare. E così è stato".

    ALLEGRI E IL MILAN - "Quando è arrivato Allegri alla Juve mi ha telefonato per avvertirmi. Ci abbiamo messo una pietra sopra. Se non si fa così non si va da nessuna parte. Gli anni alla Juve sono stati straordinari, al Milan irripetibili. Scudetto più bello? Il primo con la Juve. Il Milan era più forte di noi. Con il Milan la gioia più grande l’ho provata a Manchester, quando abbiamo vinto la prima Champions League. Una Champions League è più importante di uno scudetto".

    SUL MERCATO - "Inter? In queste settimane mi hanno chiamato un po’ di squadre. Quali? Un po’ di squadre. Tante. Ma ho fatto una scelta e non mi è parso il caso di rinnegarla dopo pochi mesi. È anche una questione di rispetto nei confronti di chi ha investito su di me. Futuro? Non ci ho ancora pensato, davvero. Per ora mi diverto a giocare. Vedremo. Di sicuro mi piacerebbe rimanere nel calcio... Dirigente magari. Allenatore? Per ora no. Scudetto? ".

    SULLA NAZIONALE - "Gioco per andare all’Europeo. Io sono sempre a disposizione, in Nazionale ci vado volentieri. Conte deve venire in America? Ma le partite del campionato americano si possono vedere in tv".

    SULLA SERIE A - "Juventus favorita. È ancora la squadra più forte. È la squadra da battere. L’ho sempre detto, anche quando era 15 punti dietro. Se le altre non sono riuscite a darle il colpo di grazia in quei momenti... Milan? In effetti è un po’ in difficoltà. Però non è che si può cambiare allenatore ogni anno e fare la rivoluzione. Bisogna avere un programma".

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