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Pirlo: 'Conte e Pogba, restate alla Juve'. Poi apre all'arrivo di Balotelli...
Tuttosport ha intervistato in esclusiva il centrocampista della Juventus Andrea Pirlo, che si è soffermato su diversi temi. Dall'imminente ufficialità del suo rinnovo di contratto, al futuro di Conte e di Pogba, fino agli obiettivi della prossima stagione...
Buongiorno Pirlo, ci spiega cosa significa vincere tre scudetti di fila?
«Significa compiere un’impresa memorabile, anche se forse non tutti se ne rendono conto, forse perché il primo anno è una cosa relativamente nuova, il secondo è ancora esaltante, il terzo sembra diventare un obiettivo da centrare per forza e la gente magari è più affascinata e distratta dalla Champions League. Ma i tifosi devono rendersi conto che in Italia resta sempre difficilissimo vincere, tant’è che non è capitato a molti di conquistare tre scudetti di fila. E quello di quest’anno, poi, è un campionato particolare: perché è storico anche superare cento punti per primi in Italia».
Ma la Champions League non intrigava di più anche voi giocatori?
«Beh, sì. Però gli obiettivi di inizio stagione erano rivincere il campionato perché alla Juventus non succedeva da ottanta anni di conquistarne tre in fila e cercare di migliorarci in Champions. Poi l’obiettivo europeo era quello di vincere l’Europa League. Nelle coppe non abbiamo raggiunto i traguardi che ci eravamo posti: ci proveremo l’anno prossimo».
E’ stato doloroso vedere la finale di Europa League nel vostro stadio?
«Sì, molto. Potevamo sicuramente esserci. Però si impara dalle sconfitte e questo può tornarci utile per l’anno prossimo».
Qual è la lezione europea di quest’anno?
«Che dobbiamo stare sempre concentrati. Stare sempre sul pezzo, non possiamo distrarci e non possiamo sottovalutare nessuno in Champions come in Europa League. La lezione della semifinale è stata esemplare: là dovevamo essere più concentrati e cattivi nel chiudere la partita quando l’avevamo ripresa in mano nel secondo tempo, cercare di fare il secondo gol, invece di deconcentrarci e prenderlo. Nel ritorno loro sono stati sicuramente furbi nella gestione della partita, nella ripresa in pratica non si è mai giocato e anche questa è una lezione. Loro giocano in Europa da anni e sono più smaliziati: l’anno prossimo dovremo esserlo anche noi».
Il tempo effettivo di Juventus-Benfica è stato di 49 minuti...
«Nella ripresa saranno andati in terra una decina di volte e l’arbitro ha permesso un atteggiamento un po’ ostruzionista. Poi ha concesso sei minuti di recupero quando potevano starcene dieci comodi».
Quando sarà annunciato il suo rinnovo con la Juventus?
«Credo che sia una questione di giorni. Ho trovato l’accordo su tutto: sarà un biennale. Si stava aspettando solo il momento giusto per comunicarlo».
E’ stata una trattativa difficile?
«Per nulla. L’unico problema erano gli impegni troppo ravvicinati: non trovavamo il tempo per incontrarci, ma fin dall’inizio c’era l’intenzione di andare avanti insieme. Non ho mai avuto dubbi sul fatto di rinnovare, né mi sono guardato intorno».
Tre anni fa quando firmò il primo contratto pensava che sarebbe stato alla Juventus per cinque stagioni?
«No. Pensavo di fare bene i primi tre e poi di vedere come andava, come stavo, come andavano le cose con la squadra... Ma non pensavo di stare così a lungo. In questo modo la Juventus diventerà la mia seconda squadra: dopo dieci anni di Milan, farne cinque qui non è male, no?».
Lei rinnova proprio mentre Conte dice: è finito un ciclo e, soprattutto, sembra molto pessimista sulla possibilità di vincere la Champions. Lei pensa che ci siano possibilità di vincerla? «Beh, il mio sogno resta quello di vincerla. Ma so anche che vincerla non è così facile come si può pensare e lo dimostra il fatto che squadre teoricamente molto più attrezzate di noi, come il City o il Psg, non riescono ad avvicinarsi nemmeno alla finale. Serve anche fortuna e un progetto importante. Noi abbiamo un ottimo progetto...».
Quante volte si è già trovato nel “caos panchina” come quello che vive da qualche settimana la Juventus?
«Tante volte. Fa parte del gioco e non mi turba: quando si arriva a fine stagione si è stanchi, si ha voglia di staccare dopo stagioni altamente stressanti, si fanno mille considerazioni... Alla fine credo che si normalizzerà tutto. C’è un confronto normale fra allenatore e società, non mi sembra ci siano particolari tensioni e sono sicuro che decideranno per il meglio».
Se dovesse scommettere una pizza con un amico, punterebbe su Conte che rimane o che se ne va?
«Non scommetto nemmeno le pizze. Però spero proprio che Conte rimanga».
Conte è davvero così logorante come allenatore?
«Conte è un allenatore che pretende tantissimo, ma dà anche tantissimo. E’ un meccanismo reciproco: è un tecnico bravissimo che concentra tutte le sue energie sulla squadra e quindi se vuoi seguirlo devi fare altrettanto. Così si raggiungono i risultati».
L’idea di un Conte al Milan la stupirebbe?
«Adesso sì...».
D’altra parte, tre anni fa chi se lo immaginava Pirlo con la maglia della Juve?
(ride) «In pochi...».
La finale di Champions League è la sfida fra il Real Madrid dei milioni e dei giocatori più famosi del mondo e l’Atletico Madrid che è un club più “piccolo” della Juventus. La Coppa, quindi, non è solo questione di fatturato?
«L’Atletico ha un progetto che va avanti da qualche anno con l’Europa League e basi tecniche solide. Per vincere la Champions ci vuole un po’ di tutto, anche la fortuna».
Simeone è stato un suo compagno all’Inter: era già un leader allora? «Aveva la stessa grinta e la stessa voglia di vincere. Un trascinatore... Se la prendeva con Ronaldo perché non tornava abbastanza in difesa (ride). Ha dei punti di contatti con Conte per come vivono le partite».
L’Atletico, per altro, rinuncia ogni estate al suo campione più importante: si può vincere anche così.
«Hanno una base solida e sul gruppo costruiscono. Non è detto che per una squadra di soli campioni sia più facile vincere, anzi».
Questa Juventus è migliorabile con qualche innesto o con una sostanziale rivoluzione? «Migliorabile come risultati in campionato, punti e vittorie, direi di no. E’ praticamente impossibile. Per migliorare la competitività in Europa qualcosa si può fare, ma ci penserà la società».
Ha dovuto consolare Tevez per l’esclusione Mondiale?
«Era il primo a sapere di non essere compreso in quel progetto. Era molto sereno».
Immobile potrebbe essere lo Schillaci del 1990?
«E’ in un momento di grazia. Speriamo che continui in Brasile».
Davids e Cannavaro hanno suggerito Balotelli alla Juventus: Conte lo metterebbe in riga? «Balotelli è un campione, potrebbe giocare in qualsiasi squadra».
Nella rosa della Juventus vede dei giocatori appaggati? Si rischia la sindrome da pancia piena?
«No. Abbiamo vinto tre scudetti in tre anni, ma c’è ancora tanto da vincere e la voglia non manca nella rosa. Non manca in me e Buffon che abbiamo già vinto tanto... Quando uno vince si rende conto che è talmente bello che spera sempre di rivincere. Giocare per vincere l’unico fattore che gratifica».
Cosa la stimola a continuare dopo aver giocato per vent’anni e vinto tutto? «Mi diverto ancora. Amo ancora questo sport. Arrivo al campo contento, mi piace stare con i compagni, allenarmi, giocare. Quando verrà meno il divertimento credo che smetterò».
C’entrano gli scherzi nello spogliatoio? Dicono che lei sia il massimo esperto e anche uno dei più “cattivi”.
«Diciamo che sono un tipo allegro e il calcio, oltre a essere un lavoro, è un divertimento».
Chi è la vittima designata alla Juventus?
«Non posso dirlo, poi c’è qualcuno che si offende... Diciamo che chi si arrabbia di più, di solito, è il bersaglio preferito. Ma non è una squadra di permalosi, è un bel gruppo».
Il record dei 100 punti ha un valore per voi?
«Ha un valore sì! Non ci è mai riuscito nessuno in Italia e pochissimi in Europa, quindi è una cosa straordinaria. Pensare all’inizio dell’anno di conquistare 100 punti è folle, ma adesso siamo qua a un passo e vogliamo questo record. E’ importante per noi».
Vi ha logorato viaggiare a questo ritmo pazzesco?
«E’ stato faticoso, ma necessario per “colpa” della Roma. Se non avessimo avuto una squadra che ci inseguiva a quel ritmo, avremmo mollato il colpo qualche volta».
La punizione vincente con il Genoa è stata la svolta?
«Sì, era un periodo in cui faticavamo un po’: quella vittoria è stata fondamentale. La Roma forse non se l’aspettava».
Quando piazza il pallone prima di una punizione, sai già come la tirerai?
«No, guardo la distanza dalla porta e la posizione della barriera. Ho tre o quattro modi di calciare: in quei cinque secondi decido cosa fare e calcio».
Continua a studiare le punizioni?
«Certo: osservo in tv o su Internet le punizioni degli altri, studio come calcio e mi alleno una volta alla settimana in modo specifico, provando e riprovando al campo».
L’ultima stranezza colta nel mondo delle punizioni?
«L’uomo sdraiato dietro la barriera in Brasile per evitare il tiro da sotto. Un pazzo! Poi il gol l’hanno preso lo stesso».
Pogba resterà alla Juventus? Ha consigli da dargli?
«No. Credo che abbia persone competenti che lo aiutino. Certo, rimanendo qui avrebbe modo di completare la sua crescita nell’ambiente giusto. Anche perché il rischio che corre è di arrivare con il carico di un’aspettativa fortissima dovuta al prezzo pagato per lui: se lo pagano come un attaccante, poi vogliono un gol a partita, ma quello non è il suo mestiere. O per lo meno non quello principale».
Quando legge certe cifre cosa pensa: il mondo del calcio sta impazzendo o solo il segno dei tempi?
«Sono cifre enormi, a volte senza senso. Ma se girano questi soldi è comunque un bene per il nostro mondo».
Com’è stato essere scaraventato nel mondo della cronaca rosa?
«E’ stata una novità, ma non ha influito sulla mia vita professionale. Ho deciso di fare una scelta ed è finita lì».
Davids e Cannavaro hanno detto: «Balotelli sarebbe l’uomo giusto per la Juve».
«Sarebbe adatto per tutti i grandi club».
Buongiorno Pirlo, ci spiega cosa significa vincere tre scudetti di fila?
«Significa compiere un’impresa memorabile, anche se forse non tutti se ne rendono conto, forse perché il primo anno è una cosa relativamente nuova, il secondo è ancora esaltante, il terzo sembra diventare un obiettivo da centrare per forza e la gente magari è più affascinata e distratta dalla Champions League. Ma i tifosi devono rendersi conto che in Italia resta sempre difficilissimo vincere, tant’è che non è capitato a molti di conquistare tre scudetti di fila. E quello di quest’anno, poi, è un campionato particolare: perché è storico anche superare cento punti per primi in Italia».
Ma la Champions League non intrigava di più anche voi giocatori?
«Beh, sì. Però gli obiettivi di inizio stagione erano rivincere il campionato perché alla Juventus non succedeva da ottanta anni di conquistarne tre in fila e cercare di migliorarci in Champions. Poi l’obiettivo europeo era quello di vincere l’Europa League. Nelle coppe non abbiamo raggiunto i traguardi che ci eravamo posti: ci proveremo l’anno prossimo».
E’ stato doloroso vedere la finale di Europa League nel vostro stadio?
«Sì, molto. Potevamo sicuramente esserci. Però si impara dalle sconfitte e questo può tornarci utile per l’anno prossimo».
Qual è la lezione europea di quest’anno?
«Che dobbiamo stare sempre concentrati. Stare sempre sul pezzo, non possiamo distrarci e non possiamo sottovalutare nessuno in Champions come in Europa League. La lezione della semifinale è stata esemplare: là dovevamo essere più concentrati e cattivi nel chiudere la partita quando l’avevamo ripresa in mano nel secondo tempo, cercare di fare il secondo gol, invece di deconcentrarci e prenderlo. Nel ritorno loro sono stati sicuramente furbi nella gestione della partita, nella ripresa in pratica non si è mai giocato e anche questa è una lezione. Loro giocano in Europa da anni e sono più smaliziati: l’anno prossimo dovremo esserlo anche noi».
Il tempo effettivo di Juventus-Benfica è stato di 49 minuti...
«Nella ripresa saranno andati in terra una decina di volte e l’arbitro ha permesso un atteggiamento un po’ ostruzionista. Poi ha concesso sei minuti di recupero quando potevano starcene dieci comodi».
Quando sarà annunciato il suo rinnovo con la Juventus?
«Credo che sia una questione di giorni. Ho trovato l’accordo su tutto: sarà un biennale. Si stava aspettando solo il momento giusto per comunicarlo».
E’ stata una trattativa difficile?
«Per nulla. L’unico problema erano gli impegni troppo ravvicinati: non trovavamo il tempo per incontrarci, ma fin dall’inizio c’era l’intenzione di andare avanti insieme. Non ho mai avuto dubbi sul fatto di rinnovare, né mi sono guardato intorno».
Tre anni fa quando firmò il primo contratto pensava che sarebbe stato alla Juventus per cinque stagioni?
«No. Pensavo di fare bene i primi tre e poi di vedere come andava, come stavo, come andavano le cose con la squadra... Ma non pensavo di stare così a lungo. In questo modo la Juventus diventerà la mia seconda squadra: dopo dieci anni di Milan, farne cinque qui non è male, no?».
Lei rinnova proprio mentre Conte dice: è finito un ciclo e, soprattutto, sembra molto pessimista sulla possibilità di vincere la Champions. Lei pensa che ci siano possibilità di vincerla? «Beh, il mio sogno resta quello di vincerla. Ma so anche che vincerla non è così facile come si può pensare e lo dimostra il fatto che squadre teoricamente molto più attrezzate di noi, come il City o il Psg, non riescono ad avvicinarsi nemmeno alla finale. Serve anche fortuna e un progetto importante. Noi abbiamo un ottimo progetto...».
Quante volte si è già trovato nel “caos panchina” come quello che vive da qualche settimana la Juventus?
«Tante volte. Fa parte del gioco e non mi turba: quando si arriva a fine stagione si è stanchi, si ha voglia di staccare dopo stagioni altamente stressanti, si fanno mille considerazioni... Alla fine credo che si normalizzerà tutto. C’è un confronto normale fra allenatore e società, non mi sembra ci siano particolari tensioni e sono sicuro che decideranno per il meglio».
Se dovesse scommettere una pizza con un amico, punterebbe su Conte che rimane o che se ne va?
«Non scommetto nemmeno le pizze. Però spero proprio che Conte rimanga».
Conte è davvero così logorante come allenatore?
«Conte è un allenatore che pretende tantissimo, ma dà anche tantissimo. E’ un meccanismo reciproco: è un tecnico bravissimo che concentra tutte le sue energie sulla squadra e quindi se vuoi seguirlo devi fare altrettanto. Così si raggiungono i risultati».
L’idea di un Conte al Milan la stupirebbe?
«Adesso sì...».
D’altra parte, tre anni fa chi se lo immaginava Pirlo con la maglia della Juve?
(ride) «In pochi...».
La finale di Champions League è la sfida fra il Real Madrid dei milioni e dei giocatori più famosi del mondo e l’Atletico Madrid che è un club più “piccolo” della Juventus. La Coppa, quindi, non è solo questione di fatturato?
«L’Atletico ha un progetto che va avanti da qualche anno con l’Europa League e basi tecniche solide. Per vincere la Champions ci vuole un po’ di tutto, anche la fortuna».
Simeone è stato un suo compagno all’Inter: era già un leader allora? «Aveva la stessa grinta e la stessa voglia di vincere. Un trascinatore... Se la prendeva con Ronaldo perché non tornava abbastanza in difesa (ride). Ha dei punti di contatti con Conte per come vivono le partite».
L’Atletico, per altro, rinuncia ogni estate al suo campione più importante: si può vincere anche così.
«Hanno una base solida e sul gruppo costruiscono. Non è detto che per una squadra di soli campioni sia più facile vincere, anzi».
Questa Juventus è migliorabile con qualche innesto o con una sostanziale rivoluzione? «Migliorabile come risultati in campionato, punti e vittorie, direi di no. E’ praticamente impossibile. Per migliorare la competitività in Europa qualcosa si può fare, ma ci penserà la società».
Ha dovuto consolare Tevez per l’esclusione Mondiale?
«Era il primo a sapere di non essere compreso in quel progetto. Era molto sereno».
Immobile potrebbe essere lo Schillaci del 1990?
«E’ in un momento di grazia. Speriamo che continui in Brasile».
Davids e Cannavaro hanno suggerito Balotelli alla Juventus: Conte lo metterebbe in riga? «Balotelli è un campione, potrebbe giocare in qualsiasi squadra».
Nella rosa della Juventus vede dei giocatori appaggati? Si rischia la sindrome da pancia piena?
«No. Abbiamo vinto tre scudetti in tre anni, ma c’è ancora tanto da vincere e la voglia non manca nella rosa. Non manca in me e Buffon che abbiamo già vinto tanto... Quando uno vince si rende conto che è talmente bello che spera sempre di rivincere. Giocare per vincere l’unico fattore che gratifica».
Cosa la stimola a continuare dopo aver giocato per vent’anni e vinto tutto? «Mi diverto ancora. Amo ancora questo sport. Arrivo al campo contento, mi piace stare con i compagni, allenarmi, giocare. Quando verrà meno il divertimento credo che smetterò».
C’entrano gli scherzi nello spogliatoio? Dicono che lei sia il massimo esperto e anche uno dei più “cattivi”.
«Diciamo che sono un tipo allegro e il calcio, oltre a essere un lavoro, è un divertimento».
Chi è la vittima designata alla Juventus?
«Non posso dirlo, poi c’è qualcuno che si offende... Diciamo che chi si arrabbia di più, di solito, è il bersaglio preferito. Ma non è una squadra di permalosi, è un bel gruppo».
Il record dei 100 punti ha un valore per voi?
«Ha un valore sì! Non ci è mai riuscito nessuno in Italia e pochissimi in Europa, quindi è una cosa straordinaria. Pensare all’inizio dell’anno di conquistare 100 punti è folle, ma adesso siamo qua a un passo e vogliamo questo record. E’ importante per noi».
Vi ha logorato viaggiare a questo ritmo pazzesco?
«E’ stato faticoso, ma necessario per “colpa” della Roma. Se non avessimo avuto una squadra che ci inseguiva a quel ritmo, avremmo mollato il colpo qualche volta».
La punizione vincente con il Genoa è stata la svolta?
«Sì, era un periodo in cui faticavamo un po’: quella vittoria è stata fondamentale. La Roma forse non se l’aspettava».
Quando piazza il pallone prima di una punizione, sai già come la tirerai?
«No, guardo la distanza dalla porta e la posizione della barriera. Ho tre o quattro modi di calciare: in quei cinque secondi decido cosa fare e calcio».
Continua a studiare le punizioni?
«Certo: osservo in tv o su Internet le punizioni degli altri, studio come calcio e mi alleno una volta alla settimana in modo specifico, provando e riprovando al campo».
L’ultima stranezza colta nel mondo delle punizioni?
«L’uomo sdraiato dietro la barriera in Brasile per evitare il tiro da sotto. Un pazzo! Poi il gol l’hanno preso lo stesso».
Pogba resterà alla Juventus? Ha consigli da dargli?
«No. Credo che abbia persone competenti che lo aiutino. Certo, rimanendo qui avrebbe modo di completare la sua crescita nell’ambiente giusto. Anche perché il rischio che corre è di arrivare con il carico di un’aspettativa fortissima dovuta al prezzo pagato per lui: se lo pagano come un attaccante, poi vogliono un gol a partita, ma quello non è il suo mestiere. O per lo meno non quello principale».
Quando legge certe cifre cosa pensa: il mondo del calcio sta impazzendo o solo il segno dei tempi?
«Sono cifre enormi, a volte senza senso. Ma se girano questi soldi è comunque un bene per il nostro mondo».
Com’è stato essere scaraventato nel mondo della cronaca rosa?
«E’ stata una novità, ma non ha influito sulla mia vita professionale. Ho deciso di fare una scelta ed è finita lì».
Davids e Cannavaro hanno detto: «Balotelli sarebbe l’uomo giusto per la Juve».
«Sarebbe adatto per tutti i grandi club».