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Pirateria tv, contro il pezzotto pene fino ad un anno di carcere anche per chi non denuncia: "Nessuno è al sicuro"
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I due emendamenti, si legge su Corriere.it, sono entrambi firmati da Zedda, Liris e Damiani. Il testo del primo modifica la normativa sui provvedimenti urgenti e cautelari dell'Autorità, i quali prevedono disabilitazione di accesso ai contenuti illeciti diffusi abusivamente. Una modifica che cerca di migliorare i punti deboli delle strette anti-«pezzotto». In questo caso infatti, viene aggiunta la necessità di «riabilitare periodicamente la risoluzione dei nomi di dominio e l'instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi Ip bloccati» a patto che siano trascorsi almeno sei mesi dal blocco e che non risultino utilizzati per finalità illecite. L'emendamento tira in causa anche i cosiddetti «fornitori di servizi di Vpn e quelli di Dns pubblicamente disponibili, ovunque residente e ovunque localizzati». E una volta appurato il reato, stop alle trasmissioni «entro il medesimo termine massimo di 30 minuti dalla notificazione del provvedimento di disabilitazione».
Ad essere sanzionato anche chi viene a conoscenza che «siano in corso, che siano state compiute o tentate condotte penalmente rilevanti ai sensi della presente legge»: l'omissione di segnalazione e comunicazione. Che può essere punita fino ad un anno di carcere, anche nel caso dei fornitori di servizi Vpn e Dns (leggasi Google e Cloudflare).
Nessuno è al sicuro, conclude l'articolo di Corriere.it: che non si senta al sicuro chi dispone della sede legale all'estero. Chi non è stabilito all'interno dei confini europei, ma che offre comunque dei servizi in Italia, deve designare una persona fisica o giuridica che agisca da loro rappresentante legale nel Belpaese.