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Pippo Russo: Lazio, dov'è il mercato?
Miro Klose era stato saggio profeta. Alla vigilia del match d’andata contro il Bayer Leverkusen aveva rievocato il momento della festa scatenata nello spogliatoio laziale, subito dopo la vittoria di Napoli che consegnava alla squadra il diritto di disputare il play off per l’accesso alla fase a gironi della Champions League. In quella notte d’euforia l’attaccante tedesco andò controcorrente dicendo che era ancora presto per festeggiare: perché l’obiettivo finale non era stato ancora raggiunto, e bisognava affrontare altre due partite perché ciò avvenisse. E adesso che il traguardo è stato mancato, in modo persino rovinoso, e che le fatiche di una stagione sono state incenerite nel giro di una settimana, il rischio che dall’euforia si passi alla depressione è incombente.
SCELTE CONSERVATIVE - La squadra di Pioli ha già fallito due obiettivi stagionali quando non si è ancora chiuso il mese di agosto. E se nel caso della Supercoppa Italiana si è trattato di una battuta d’arresto tutto sommato indolore, ben altre conseguenze riserva il mancato accesso alla Champions. Un passaggio cui era stato condizionato l’ulteriore rafforzamento della squadra, in virtù dei 30 milioni supplementari garantiti dall’Uefa. Se ne deduce che adesso quel rafforzamento non avverrà, a meno di cedere qualcuno dei pezzi pregiati per far cassa prima di reinvestire. Il che renderebbe opinabile parlare di “rafforzamento”. Ma comunque vada nei pochi giorni che mancano alla chiusura delle trattative, è proprio dal calciomercato e dal suo impatto fin qui esercitato che giungono le maggiori perplessità su questo avvio di stagione biancoceleste. Perché le prime quattro gare ufficiali della squadra di Pioli si segnalano per scelte radicalmente conservative, di quasi totale continuità rispetto al gruppo che nella scorsa stagione conquistò il terzo posto. Certamente è presto per affermare che si tratti d’una sconfessione, da parte dell’allenatore, del calciomercato condotto dalla società. Però le indicazioni sono eloquenti, e sistemandole in cifre sono ancora più impressionanti.
I NUOVI NON GIOCANO - I dati dicono infatti che le formazioni iniziali mandate in campo da Stefano Pioli nelle quattro gare ufficiali hanno riservato soltanto una posizione a giocatori arrivati in estate. Il “privilegio” è toccato a Ricardo Kishna, olandese della scuderia di Mino Raiola proveniente dall’Ajax e schierato per l’intera gara contro il Bologna. Dunque, abbiamo una sola posizione occupata da un nuovo acquisto sulle 44 posizioni (11 moltiplicato 4) disponibili nelle formazioni iniziali. Una quota d’impiego che corrisponde al 2,5%. Bassissima. Il panorama non migliora se si prende in considerazione anche gli innesti a gara in corso. Nelle quattro gare ufficiali Pioli ha utilizzato tutti i cambi a disposizione. Dunque, rispetto alle 44 posizioni in campo ci sono stati 56 impieghi. Dei 12 impieghi che riguardano i subentrati, soltanto la metà è stata a beneficio di nuovi arrivi: 2 per Kishna (Juventus e gara di ritorno col Leverkusen), Morrison (Juventus e Leverkusen ritorno) e Milinkovic-Savic (Leverkusen andata e Bologna). Considerando la presenza per 90 minuti di Kishna contro il Bologna, fanno 7 impieghi su 56: il 12,5% circa. E anche il cosiddetto “minutaggio” è deficitario. Su 3.960 minuti (il calcolo è fatto sulle 44 posizioni in campo, e senza tenere in considerazione i tempi di recupero) abbiamo i seguenti dati: Kishna 139, Milinkovic-Savic 66, Morrison11. Totale: 216 minuti, il 5,4%. Quanto agli altri nuovi arrivi, abbiamo 0 minuti per Hoedt e 0 minuti per Patric. Il tutto in un momento che ha visto la squadra perdere per infortunio pedine importanti come Biglia, Djordjevic e Klose. In condizioni del genere, Pioli ha preferito arrangiarsi coi calciatori già presenti nella scorsa stagione, o addirittura rilanciare un giocatore in rotta con l’ambiente come Keita, piuttosto che affidarsi ai nuovi. E si tratta di una tendenza opposta a quella che lo stesso tecnico mostrò l’anno scorso, quando non indugiò a utilizzare fin dall’inizio i nuovi acquisti (Basta, De Vrij, Braafheid, Gentiletti, Parolo, Djordjevic). Tanta sfiducia nei confronti del mercato estivo 2015 è forse segnale d’un malessere di portata più ampia. Di sicuro è già un giudizio pesante sull’operato del duo Lotito-Tare. La stagione che avrebbe dovuto inaugurarsi con l’accesso alla fase a gironi di Champions meritava d’essere varata attraverso un mercato più degno.
@pippoevai
SCELTE CONSERVATIVE - La squadra di Pioli ha già fallito due obiettivi stagionali quando non si è ancora chiuso il mese di agosto. E se nel caso della Supercoppa Italiana si è trattato di una battuta d’arresto tutto sommato indolore, ben altre conseguenze riserva il mancato accesso alla Champions. Un passaggio cui era stato condizionato l’ulteriore rafforzamento della squadra, in virtù dei 30 milioni supplementari garantiti dall’Uefa. Se ne deduce che adesso quel rafforzamento non avverrà, a meno di cedere qualcuno dei pezzi pregiati per far cassa prima di reinvestire. Il che renderebbe opinabile parlare di “rafforzamento”. Ma comunque vada nei pochi giorni che mancano alla chiusura delle trattative, è proprio dal calciomercato e dal suo impatto fin qui esercitato che giungono le maggiori perplessità su questo avvio di stagione biancoceleste. Perché le prime quattro gare ufficiali della squadra di Pioli si segnalano per scelte radicalmente conservative, di quasi totale continuità rispetto al gruppo che nella scorsa stagione conquistò il terzo posto. Certamente è presto per affermare che si tratti d’una sconfessione, da parte dell’allenatore, del calciomercato condotto dalla società. Però le indicazioni sono eloquenti, e sistemandole in cifre sono ancora più impressionanti.
I NUOVI NON GIOCANO - I dati dicono infatti che le formazioni iniziali mandate in campo da Stefano Pioli nelle quattro gare ufficiali hanno riservato soltanto una posizione a giocatori arrivati in estate. Il “privilegio” è toccato a Ricardo Kishna, olandese della scuderia di Mino Raiola proveniente dall’Ajax e schierato per l’intera gara contro il Bologna. Dunque, abbiamo una sola posizione occupata da un nuovo acquisto sulle 44 posizioni (11 moltiplicato 4) disponibili nelle formazioni iniziali. Una quota d’impiego che corrisponde al 2,5%. Bassissima. Il panorama non migliora se si prende in considerazione anche gli innesti a gara in corso. Nelle quattro gare ufficiali Pioli ha utilizzato tutti i cambi a disposizione. Dunque, rispetto alle 44 posizioni in campo ci sono stati 56 impieghi. Dei 12 impieghi che riguardano i subentrati, soltanto la metà è stata a beneficio di nuovi arrivi: 2 per Kishna (Juventus e gara di ritorno col Leverkusen), Morrison (Juventus e Leverkusen ritorno) e Milinkovic-Savic (Leverkusen andata e Bologna). Considerando la presenza per 90 minuti di Kishna contro il Bologna, fanno 7 impieghi su 56: il 12,5% circa. E anche il cosiddetto “minutaggio” è deficitario. Su 3.960 minuti (il calcolo è fatto sulle 44 posizioni in campo, e senza tenere in considerazione i tempi di recupero) abbiamo i seguenti dati: Kishna 139, Milinkovic-Savic 66, Morrison11. Totale: 216 minuti, il 5,4%. Quanto agli altri nuovi arrivi, abbiamo 0 minuti per Hoedt e 0 minuti per Patric. Il tutto in un momento che ha visto la squadra perdere per infortunio pedine importanti come Biglia, Djordjevic e Klose. In condizioni del genere, Pioli ha preferito arrangiarsi coi calciatori già presenti nella scorsa stagione, o addirittura rilanciare un giocatore in rotta con l’ambiente come Keita, piuttosto che affidarsi ai nuovi. E si tratta di una tendenza opposta a quella che lo stesso tecnico mostrò l’anno scorso, quando non indugiò a utilizzare fin dall’inizio i nuovi acquisti (Basta, De Vrij, Braafheid, Gentiletti, Parolo, Djordjevic). Tanta sfiducia nei confronti del mercato estivo 2015 è forse segnale d’un malessere di portata più ampia. Di sicuro è già un giudizio pesante sull’operato del duo Lotito-Tare. La stagione che avrebbe dovuto inaugurarsi con l’accesso alla fase a gironi di Champions meritava d’essere varata attraverso un mercato più degno.
@pippoevai