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Pippo Russo: la Svizzera rivede le leggi dopo lo scandalo Fifa
Nulla si è detto in Italia, invece, a proposito di una questione ben più sostanziale: la riforma del codice penale svizzero, in discussione durante le ultime settimane presso il parlamento svizzero. Un pacchetto di misure che porta un nome eloquente: Lex Fifa. Si tratta di una serie di interventi sulle norme penali il cui scopo è rivedere le condizioni in cui operano le confederazioni sportive europee e mondiali che hanno eletto sede legale in territorio svizzero. E sono tante. Come precisa un articolo pubblicato da Swissinfo (LEGGI QUI), si tratta di una sessantina di organismi sportivi internazionali. Fra essi, oltre alla Fifa e all’Uefa le cui sedi sono rispettivamente a Zurigo e Nyon (Ginevra), c’è anche il CIO che ha sede a Losanna. Una concentrazione sui cui motivi gli svizzeri, fin qui, non si erano interrogati abbastanza preferendo guardare soltanto ai benefici. Ma lo scandalo che ha colpito la Fifa alla fine dello scorso maggio ha definitivamente reso avvertita l’opinione pubblica nazionale del fatto che qualcosa andasse modificato su questo versante.
Di questo cambiamento del clima d’opinione si è giovato Roland Büchel, componente del Consiglio Nazionale (la camera bassa del parlamento svizzero) eletto nelle liste dell’Unione Democratica di Centro. Büchel è un ex impiegato dell’ISL, l’agenzia di marketing che dal 1990 fino al 2001 ebbe il compito di commercializzare i diritti televisivi per conto della Fifa e di altre confederazioni sportive internazionali. Il fallimento dell’ISL lasciò un enorme buco nelle finanze della Fifa, ma venne insabbiato a più riprese per volere della alte sfere della confederazione guidata da Blatter (per una buona rassegna sul caso ISL, rimando alla pagina dedicata dal sito dell’organizzazione danese Play the Game (LEGGI QUI) . Büchel ha iniziato nel 2010 una battaglia per rendere più severa la legislazione svizzera nei confronti delle federazioni sportive internazionali che hanno sede legale nel Paese. E se per lungo tempo si è trattato di una campagna che ha raccolto un consenso relativo, dopo l’esplosione dello scandalo le condizioni sono d’improvviso diventate favorevoli. A distanza di nemmeno quattro mesi dal blitz comandato dal FBI, il parlamento svizzero ha già provveduto a ridisegnare l’apparato normativo penale in cui rientrano le fattispecie di reato connesse. In particolare, il profilo penale della corruzione fra privati (in cui rientrano gli episodi oggetto dell’indagine FBI) è stato ridefinito come reato a sé stante, e in quanto tale perseguibile d’ufficio. Vengono inasprite le pene detentive, che possono toccare i tre anni, e si dà alla magistratura inquirente la possibilità d’iniziativa nell’avviare indagini sulle confederazioni sportive, senza dover aspettare una denuncia.
L’articolo di Swissinfo dà conto anche di una serie di circostanze attenuanti che verrebbero previste, così come delle prese di posizione in senso garantista che invitano a non cadere in eccessi giustizialisti sull’onda dell’indignazione e dell’emotività provocate dallo scandalo. Ma ciò fa parte dell’ordinaria dialettica politica, tipica di ogni passaggio riformatore. Rimane il dato significativo, certamente epocale: se le federazioni sportive internazionali avevano scelto di eleggere sede legale in Svizzera anche per via di un ambiente giuridico e politico più soft, adesso devono rifare i conti. Quel contesto favorevole s’avvia a sparire. Si tratta una delle conseguenze più rilevanti dello scandalo Fifa, e non vederla raccontare dai media italiani deprime parecchio.
Pippo Russo
@pippoevai