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    Pippo Russo: la Svizzera rivede le leggi dopo lo scandalo Fifa

    Pippo Russo: la Svizzera rivede le leggi dopo lo scandalo Fifa

    Ma che fine ha fatto lo scandalo Fifa? Se dovessimo dar retta alla copertura informativa dei media italiani saremmo portati a credere si sia concluso con gli arresti del 27 maggio a Zurigo. Una bella retata di papaveri del calcio mondiale, accompagnata da altrettanti provvedimenti di notifica indagine a personaggi della finanza e del mondo degli affari legati al pallone, e giù il sipario. Tutto finito lì, assieme allo spegnersi del clamore provocato dal blitz. Ovviamente le cose non stanno così, e da questa sommaria rappresentazione possiamo soltanto ricavare l’ennesima dimostrazione d’un vecchio vizio dell’informazione italiana: quello di correre dietro al clamore della notizia spot, e dell’evento straordinario che rompe la quotidianità, per poi spegnere i riflettori quando la vicenda si normalizza, tralasciando di seguirne l’ordinario sviluppo. Dal giorno del blitz condotto presso l’hotel Baur au Lac di Zurigo sono successe molte cose e molto rilevanti. La posizione degli indagati e/o arrestati si è aggravata. Soprattutto, la collaborazione fra il procuratore generale Usa, Loretta Lynch, e la magistratura elvetica si è rafforzata, e da questo agire in tandem ormai consolidati possono scaturire novità significative. Ne è dimostrazione l’iniziativa pubblica tenuta nei giorni scorsi a Zurigo dalla stessa Lynch e dal procuratore generale della confederazione elvetica, Michael Lauber. Nell’occasione sono stati annunciati un allargamento dell’inchiesta e nuovi arresti. E lo sventolio di manette ha provocato un timido risveglio d’attenzione da parte dei media italiani (LEGGI). 

    Nulla si è detto in Italia, invece, a proposito di una questione ben più sostanziale: la riforma del codice penale svizzero, in discussione durante le ultime settimane presso il parlamento svizzero. Un pacchetto di misure che porta un nome eloquente: Lex Fifa. Si tratta di una serie di interventi sulle norme penali il cui scopo è rivedere le condizioni in cui operano le confederazioni sportive europee e mondiali che hanno eletto sede legale in territorio svizzero. E sono tante. Come precisa un articolo pubblicato da Swissinfo (LEGGI QUI), si tratta di una sessantina di organismi sportivi internazionali. Fra essi, oltre alla Fifa e all’Uefa le cui sedi sono rispettivamente a Zurigo e Nyon (Ginevra), c’è anche il CIO che ha sede a Losanna. Una concentrazione sui cui motivi gli svizzeri, fin qui, non si erano interrogati abbastanza preferendo guardare soltanto ai benefici. Ma lo scandalo che ha colpito la Fifa alla fine dello scorso maggio ha definitivamente reso avvertita l’opinione pubblica nazionale del fatto che qualcosa andasse modificato su questo versante.

    Di questo cambiamento del clima d’opinione si è giovato Roland Büchel, componente del Consiglio Nazionale (la camera bassa del parlamento svizzero) eletto nelle liste dell’Unione Democratica di Centro. Büchel è un ex impiegato dell’ISL, l’agenzia di marketing che dal 1990 fino al 2001 ebbe il compito di commercializzare i diritti televisivi per conto della Fifa e di altre confederazioni sportive internazionali. Il fallimento dell’ISL lasciò un enorme buco nelle finanze della Fifa, ma venne insabbiato a più riprese per volere della alte sfere della confederazione guidata da Blatter (per una buona rassegna sul caso ISL, rimando alla pagina dedicata dal sito dell’organizzazione danese Play the Game (LEGGI QUI) . Büchel ha iniziato nel 2010 una battaglia per rendere più severa la legislazione svizzera nei confronti delle federazioni sportive internazionali che hanno sede legale nel Paese. E se per lungo tempo si è trattato di una campagna che ha raccolto un consenso relativo, dopo l’esplosione dello scandalo le condizioni sono d’improvviso diventate favorevoli. A distanza di nemmeno quattro mesi dal blitz comandato dal FBI, il parlamento svizzero ha già provveduto a ridisegnare l’apparato normativo penale in cui rientrano le fattispecie di reato connesse. In particolare, il profilo penale della corruzione fra privati (in cui rientrano gli episodi oggetto dell’indagine FBI) è stato ridefinito come reato a sé stante, e in quanto tale perseguibile d’ufficio. Vengono inasprite le pene detentive, che possono toccare i tre anni, e si dà alla magistratura inquirente la possibilità d’iniziativa nell’avviare indagini sulle confederazioni sportive, senza dover aspettare una denuncia.

    L’articolo di Swissinfo dà conto anche di una serie di circostanze attenuanti che verrebbero previste, così come delle prese di posizione in senso garantista che invitano a non cadere in eccessi giustizialisti sull’onda dell’indignazione e dell’emotività provocate dallo scandalo. Ma ciò fa parte dell’ordinaria dialettica politica, tipica di ogni passaggio riformatore. Rimane il dato significativo, certamente epocale: se le federazioni sportive internazionali avevano scelto di eleggere sede legale in Svizzera anche per via di un ambiente giuridico e politico più soft, adesso devono rifare i conti. Quel contesto favorevole s’avvia a sparire. Si tratta una delle conseguenze più rilevanti dello scandalo Fifa, e non vederla raccontare dai media italiani deprime parecchio.

    Pippo Russo 
    @pippoevai

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