Pippo Russo: Ferrero, Pini Zahavi e i pranzetti romani per il mercato Samp
Quando si dice, la differenza tra mangiare e stare a guardare. Nel mezzo ci passa parecchio. E di ciò erano perfettamente consapevoli i commensali del pranzo romano che, stando alle indiscrezioni, si sarebbe tenuto lunedì scorso. Menù: affari calcistici da realizzarsi intorno alla Sampdoria e possibili investitori interessati al club blucerchiato. A tavola si sono ritrovati: il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, l’uomo per cui il calcio è cinema proseguito con altri mezzi, come testimonia anche la stringa del suo account Twitter; l’avvocato Antonio Romei, uomo di fiducia del presidente blucerchiato; e soprattutto l’agente israeliano Pini Zahavi. Che da alcune fonti di stampa è stato indicato come “agente molto vicino al Chelsea”.
Definizione tanto minimal quanto fuorviante. Perché sarebbe più corretto definire il Chelsea “un club vicino a Pini Zahavi”, non viceversa. Il personaggio è infatti poliedrico, a tratti luciferino. Scaltro e inafferrabile. Uno di quegli affaristi cosmopoliti che non hanno mai aspettato le occasioni sul mercato, ma piuttosto hanno aperto nuovi fronti di mercato per piazzare opportunità d’affari. Soprattutto, uno che trova sempre una soluzione per condurre in porto l’accordo. Ciò che nell’ambiente calcistico gli è valso il nomignolo di Mister Fix-it, espressione intraducibile dall’inglese che sta per “colui che arrangia le cose e le rende praticabili” (clicca QUI per i dettagli).
Quando si parla di Pini Zahavi (leggi QUI), classe 1955, si fa riferimento al capostipite di una genia molto ristretta, fatta di uomini di calcio potentissimi: la genia dei cosiddetti “superagenti”. Un termine che potrebbe sembrare esagerato, e invece rispecchia un profilo da uomo d’affari calcistici capace di agire a 360 gradi, e di intermediare transazioni di qualunque tipo mostrando persino propensione a generarle. Questo è Pini Zahavi. Un ex giornalista sportivo che all’inizio degli anni Ottanta scoprì quanto possano essere floridi i commerci realizzati intermediando la compravendita di calciatori. Per questo decise di farsi agente di giocatori di pallone, e da lì allargò il raggio d’azione fino a intermediare affari calcistici d’ogni tipo. Se oggi esistono i Jorge Mendes, i Mino Raiola, i Kia Joorabchian, e persino i fondi Doyen, ciò è dovuto alla capacità di Pini Zahavi di estendere oltre il limite il ruolo di agente. Ma non è ancora tutto. Zahavi è anche un antesignano del metodo delle triangolazioni (clicca QUI per saperne di più) e dell’uso dei bridge club.
A questo scopo servì il Locarno, club della serie B svizzera che nella seconda metà degli anni Zero tesserò alcuni fra i più promettenti calciatori argentini dell’epoca. Fra essi c’era pure Gonzalo Higuain. Il nome di Zahavi finì anche nell’inchiesta di Lord Stevens sulla corruzione nel calcio inglese, e in quel caso Mister Fix-it reagì contrattaccando e bollando l’inchiesta come “la burla del secolo”. Mister Fix-it intermedia affari d’ogni genere, a partire da quelli che riguardano i passaggi di proprietà dei club. Fu determinante nella scalata di Roman Abramovich al Chelsea, e da allora è uno degli agenti favoriti dell’oligarca russo anche in ragione della comune origine ebraica. E quello del Chelsea non è nemmeno un caso isolato, perché in Inghilterra altri club sono passati di mano grazie ai buoni uffici di Zahavi. È così per il Portsmouth, che nel 2006 venne ceduto da Milan Mandarić a Alexander Gaydamak. Costui è il figlio di Arcadi, ebreo di origine russa che dopo essersi stabilito a Israele volle acquisire un club di calcio. Comprò il Beitar Gerusalemme, club noto per avere la tifoseria più radicalmente di destra del calcio israeliano.
Giusto per dare un’idea del clima che si respira intorno al Beitar, il nuovo proprietario del club Ali Tabib (cui Gaydamak padre ha ceduto il club nel 2013) è stato vittima di tre attentati, l’ultimo dei quali lo scorso marzo. Zahavi aveva favorito l’acquisizione del Beitar da parte di Gaydamak padre (personaggio che nel corso del tempo ha avuto ripetuti problemi giudiziari, e replicò il servigio col figlio per poi farsi assegnare un lauto contratto per servizi di scouting: 800 mila sterline all’anno per tre anni. Mister Fix-It rese possibile anche la seconda cessione di un club di premier da parte di Mandarić. Che subito dopo aver venduto il Portsmouth aveva acquistato il Leicester nel 2008, ma nel 2010 decise di vendere al consorzio Asian Football Investments (AFI), di cui era pure socio. A intermediare la cessione fu ancora una volta Mister Fix-It, e il primo allenatore nominato a guidare il Leicester dai nuovi proprietari fu il portoghese Paulo Sousa. Vi dice nulla quest’ultimo dettaglio, rispetto a quanto succede in queste ore alla Fiorentina? Tranquilli, se ne parlerà domani.
Di Zahavi si potrebbe continuare a parlare per una settimana, dunque meglio chiudere il dossier soffermandosi su un ultimo elemento: il forte radicamento di Mister Fix-it nel calcio dell’area ex Jugoslava. I suoi rapporti col Partizan Belgrado sono di lunga durata, e più di recente c’è stato un avvicinamento anche con la Stella Rossa. Quanto al Partizan, a gennaio del 2014 la stampa serba riferiva di un viaggio in Israele da parte dei massimi dirigenti del club per cercare investitori con l’aiuto di Zahavi. Quale sia stato l’esito di questa missione a caccia di finanziatori non è dato sapere. Di sicuro c’è che di lì a poco Zahavi si assicurò il 50% dei diritti economici di Andrjia Zivkovic, così come il 20% dei diritti di un altro calciatore il cui nome ricorre con frequenza nelle cronache di calciomercato: Luka Jovic della Stella Rossa .Pare che di Zivkovic si sia parlato durante il pranzo a tre fra Ferrero, Romei e Zahavi, così come dell’argentino Matias Kranevitter del River Plate, altro calciatore posto sotto le amorevoli cure di Mister Fix-It. Una contiguità, quella tra la Samp e il mondo delle TPO, che si fa sempre più prossima come ricorda un puntuale e dettagliato articolo pubblicato ieri da Emanuele Costa su Itasportpress (clicca QUI per leggere).
Dell’argentino Joaquin Correa si parla il meno possibile nonostante una “spesa” di 10 milioni di dollari a gennaio. Si è parlato molto più di Samuel Eto’o, vecchia gloria buona per un acquisto monstre da propaganda mediatica. E già pronto a andarsene in Turchia dopo soli quattro mesi di permanenza a Genova, durante i quali ha messo insieme uno score da giocatore normale. A proposito dell’attaccante camerunense, istruttivo questo articolo che racconta del suo ritorno in Premier League al Chelsea dopo la parentesi all’Anzhi. Fra le tante foto, ce n’è una scattata all’esterno della stazione londinese di St Pancras, che ritrae la stretta di mano fra Eto’o e Zahavi. L’arrivo di Eto’o alla Sampdoria fece passare come un sacrificio ininfluente la cessione di Gabbiadini al Napoli, e lasciò stendere un velo di silenzio sull’acquisizione del giovane Fabrice Olinga, definito “il figlioccio” dell’ex interista .
Olinga è stato immediatamente spedito in Romania al Vitorul allenato da Gheorghe Hagi. Quanto al film sulla vita di Eto’o, annunciato da Ferrerro che aveva pure individuato Morgan Freeman per impersonare il calciatore, non se ne parla più. Adesso è tutto un altro cinema. Strane storie. Come quella dello spagnolo José Campaña, comprato la scorsa estate dal Crystal Palace per 1,8 milioni e poi girato a fine agosto in prestito gratuito al Porto. Dove peraltro ha giocato quasi nulla. E intanto i calciatori che Sinisa Mihajlovic ha valorizzato nel corso del suo anno e mezzo doriano continuano a partire. Già detto di Gabbiadini, nell’estate precedente era toccato a Shkodran Mustafi, trasferito al Valencia che s’apprestava a finire nelle mani di Peter Lim e del sodale Jorge Mendes. Ha da poco salutato la compagnia Pedro Obiang, destinazione West Ham. Dove trova come allenatore il croato Slaven Bilic, da anni cliente di Pini Zahavi. Da settimane Ferrero annuncia che nessuno è incedibile, e che perciò anche Okaka e Eder tengano le valigie pronte. Un patrimonio tecnico in vendita, con la prospettiva di avere in cambio calciatori in transito come Zivkovic o il brasiliano Fernando, area Doyen. Parlando di tutto ciò il trio dei commensali sarà arrivato amabilmente a concludere il pranzetto romano. Ottimo appetito, fino in fondo. Chissà chi avrà pagato il conto?
@pippoevai
Definizione tanto minimal quanto fuorviante. Perché sarebbe più corretto definire il Chelsea “un club vicino a Pini Zahavi”, non viceversa. Il personaggio è infatti poliedrico, a tratti luciferino. Scaltro e inafferrabile. Uno di quegli affaristi cosmopoliti che non hanno mai aspettato le occasioni sul mercato, ma piuttosto hanno aperto nuovi fronti di mercato per piazzare opportunità d’affari. Soprattutto, uno che trova sempre una soluzione per condurre in porto l’accordo. Ciò che nell’ambiente calcistico gli è valso il nomignolo di Mister Fix-it, espressione intraducibile dall’inglese che sta per “colui che arrangia le cose e le rende praticabili” (clicca QUI per i dettagli).
Quando si parla di Pini Zahavi (leggi QUI), classe 1955, si fa riferimento al capostipite di una genia molto ristretta, fatta di uomini di calcio potentissimi: la genia dei cosiddetti “superagenti”. Un termine che potrebbe sembrare esagerato, e invece rispecchia un profilo da uomo d’affari calcistici capace di agire a 360 gradi, e di intermediare transazioni di qualunque tipo mostrando persino propensione a generarle. Questo è Pini Zahavi. Un ex giornalista sportivo che all’inizio degli anni Ottanta scoprì quanto possano essere floridi i commerci realizzati intermediando la compravendita di calciatori. Per questo decise di farsi agente di giocatori di pallone, e da lì allargò il raggio d’azione fino a intermediare affari calcistici d’ogni tipo. Se oggi esistono i Jorge Mendes, i Mino Raiola, i Kia Joorabchian, e persino i fondi Doyen, ciò è dovuto alla capacità di Pini Zahavi di estendere oltre il limite il ruolo di agente. Ma non è ancora tutto. Zahavi è anche un antesignano del metodo delle triangolazioni (clicca QUI per saperne di più) e dell’uso dei bridge club.
A questo scopo servì il Locarno, club della serie B svizzera che nella seconda metà degli anni Zero tesserò alcuni fra i più promettenti calciatori argentini dell’epoca. Fra essi c’era pure Gonzalo Higuain. Il nome di Zahavi finì anche nell’inchiesta di Lord Stevens sulla corruzione nel calcio inglese, e in quel caso Mister Fix-it reagì contrattaccando e bollando l’inchiesta come “la burla del secolo”. Mister Fix-it intermedia affari d’ogni genere, a partire da quelli che riguardano i passaggi di proprietà dei club. Fu determinante nella scalata di Roman Abramovich al Chelsea, e da allora è uno degli agenti favoriti dell’oligarca russo anche in ragione della comune origine ebraica. E quello del Chelsea non è nemmeno un caso isolato, perché in Inghilterra altri club sono passati di mano grazie ai buoni uffici di Zahavi. È così per il Portsmouth, che nel 2006 venne ceduto da Milan Mandarić a Alexander Gaydamak. Costui è il figlio di Arcadi, ebreo di origine russa che dopo essersi stabilito a Israele volle acquisire un club di calcio. Comprò il Beitar Gerusalemme, club noto per avere la tifoseria più radicalmente di destra del calcio israeliano.
Giusto per dare un’idea del clima che si respira intorno al Beitar, il nuovo proprietario del club Ali Tabib (cui Gaydamak padre ha ceduto il club nel 2013) è stato vittima di tre attentati, l’ultimo dei quali lo scorso marzo. Zahavi aveva favorito l’acquisizione del Beitar da parte di Gaydamak padre (personaggio che nel corso del tempo ha avuto ripetuti problemi giudiziari, e replicò il servigio col figlio per poi farsi assegnare un lauto contratto per servizi di scouting: 800 mila sterline all’anno per tre anni. Mister Fix-It rese possibile anche la seconda cessione di un club di premier da parte di Mandarić. Che subito dopo aver venduto il Portsmouth aveva acquistato il Leicester nel 2008, ma nel 2010 decise di vendere al consorzio Asian Football Investments (AFI), di cui era pure socio. A intermediare la cessione fu ancora una volta Mister Fix-It, e il primo allenatore nominato a guidare il Leicester dai nuovi proprietari fu il portoghese Paulo Sousa. Vi dice nulla quest’ultimo dettaglio, rispetto a quanto succede in queste ore alla Fiorentina? Tranquilli, se ne parlerà domani.
Di Zahavi si potrebbe continuare a parlare per una settimana, dunque meglio chiudere il dossier soffermandosi su un ultimo elemento: il forte radicamento di Mister Fix-it nel calcio dell’area ex Jugoslava. I suoi rapporti col Partizan Belgrado sono di lunga durata, e più di recente c’è stato un avvicinamento anche con la Stella Rossa. Quanto al Partizan, a gennaio del 2014 la stampa serba riferiva di un viaggio in Israele da parte dei massimi dirigenti del club per cercare investitori con l’aiuto di Zahavi. Quale sia stato l’esito di questa missione a caccia di finanziatori non è dato sapere. Di sicuro c’è che di lì a poco Zahavi si assicurò il 50% dei diritti economici di Andrjia Zivkovic, così come il 20% dei diritti di un altro calciatore il cui nome ricorre con frequenza nelle cronache di calciomercato: Luka Jovic della Stella Rossa .Pare che di Zivkovic si sia parlato durante il pranzo a tre fra Ferrero, Romei e Zahavi, così come dell’argentino Matias Kranevitter del River Plate, altro calciatore posto sotto le amorevoli cure di Mister Fix-It. Una contiguità, quella tra la Samp e il mondo delle TPO, che si fa sempre più prossima come ricorda un puntuale e dettagliato articolo pubblicato ieri da Emanuele Costa su Itasportpress (clicca QUI per leggere).
Dell’argentino Joaquin Correa si parla il meno possibile nonostante una “spesa” di 10 milioni di dollari a gennaio. Si è parlato molto più di Samuel Eto’o, vecchia gloria buona per un acquisto monstre da propaganda mediatica. E già pronto a andarsene in Turchia dopo soli quattro mesi di permanenza a Genova, durante i quali ha messo insieme uno score da giocatore normale. A proposito dell’attaccante camerunense, istruttivo questo articolo che racconta del suo ritorno in Premier League al Chelsea dopo la parentesi all’Anzhi. Fra le tante foto, ce n’è una scattata all’esterno della stazione londinese di St Pancras, che ritrae la stretta di mano fra Eto’o e Zahavi. L’arrivo di Eto’o alla Sampdoria fece passare come un sacrificio ininfluente la cessione di Gabbiadini al Napoli, e lasciò stendere un velo di silenzio sull’acquisizione del giovane Fabrice Olinga, definito “il figlioccio” dell’ex interista .
Olinga è stato immediatamente spedito in Romania al Vitorul allenato da Gheorghe Hagi. Quanto al film sulla vita di Eto’o, annunciato da Ferrerro che aveva pure individuato Morgan Freeman per impersonare il calciatore, non se ne parla più. Adesso è tutto un altro cinema. Strane storie. Come quella dello spagnolo José Campaña, comprato la scorsa estate dal Crystal Palace per 1,8 milioni e poi girato a fine agosto in prestito gratuito al Porto. Dove peraltro ha giocato quasi nulla. E intanto i calciatori che Sinisa Mihajlovic ha valorizzato nel corso del suo anno e mezzo doriano continuano a partire. Già detto di Gabbiadini, nell’estate precedente era toccato a Shkodran Mustafi, trasferito al Valencia che s’apprestava a finire nelle mani di Peter Lim e del sodale Jorge Mendes. Ha da poco salutato la compagnia Pedro Obiang, destinazione West Ham. Dove trova come allenatore il croato Slaven Bilic, da anni cliente di Pini Zahavi. Da settimane Ferrero annuncia che nessuno è incedibile, e che perciò anche Okaka e Eder tengano le valigie pronte. Un patrimonio tecnico in vendita, con la prospettiva di avere in cambio calciatori in transito come Zivkovic o il brasiliano Fernando, area Doyen. Parlando di tutto ciò il trio dei commensali sarà arrivato amabilmente a concludere il pranzetto romano. Ottimo appetito, fino in fondo. Chissà chi avrà pagato il conto?
@pippoevai