Pioli non ha lo squadrone di Sacchi, Capello e Ancelotti ma fa come loro: c'è un rischio per il Milan
TURNOVER - In tutte e 3 le partite Pioli ha optato per decisioni tecniche riconducibili all'esigenza di turnover legata proprio all'impegno europeo. A Firenze era stata data una chance a De Ketelaere per sostituire lo squalificato Leao, contro la Salernitana l'allenatore aveva operato un triplo cambio a mezz'ora dalla fine e a Udine sono stati rispolverati addirittura Ballo-Touré e Ibra, al posto rispettivamente di Theo Hernandez bisognoso di riposo prima della sosta per le nazionali e di Giroud, che si era fatto ammonire contro la Salernitana per saltare l'Udinese e non il Napoli alla ripresa del campionato.
PRIMA LA CHAMPIONS - Tutta una serie di scelte che ha dimostrato una scelta filosofica e psicologica del Milan, allenatore in primis: nelle ultime settimane la priorità assoluta ce l'ha avuta la Champions League e questo messaggio è arrivato bello chiaro a tutto l'ambiente rossonero. Non a caso, altro tratto in comune nelle tre partite citate, la squadra è andata in campo scarica e a tratti deconcentrata. Questo Milan, lo abbiamo sempre detto, non è composto da giocatori di alto calibro che possono permettersi di "gestire" le risorse e le partite. Gli uomini di Pioli sono obbligati ad andare sempre a 200 all'ora per dominare in attacco ed essere impenetrabili in difesa. Appena cala la tensione, il Milan diventa una squadra più che vulnerabile, non essendo composta da numerosi campioni. Se poi in queste partite, sia per farli risposare, sia per far scaricare le diffide, sia per non forzare i recuperi dai piccoli infortuni si sceglie scientemente e alternativamente di rinunciare agli unici elementi di spicco che sono Theo, Leao e Giroud, allora diventa quasi impossibile anche trovare la via del gol.
VERSO IL NAPOLI - E' quello che è successo in queste ultime settimane, quando i rossoneri hanno buttato via 8 punti nelle ultime 3 partite complicando non poco la corsa alla qualificazione della prossima Champions League. E' vero che ormai non si può più tornare indietro e i punti persi sono persi, ma quello che è successo deve fare da monito per il prossimo ciclo di gare. Dopo la sosta infatti ci sarà la sfida contro il Napoli in campionato e soprattutto il doppio turno di Champions, sempre contro i partenopei. Tra l'altro con due partite nello spazio di una settimana. Mentre la squadra di Spalletti potrà preparare l'andata di San Siro e il ritorno del Maradona in tutta tranquillità e con la possibilità di gestire le risorse grazie all'ampio vantaggio in campionato, Pioli sarà costretto a non sprecare altri punti a cavallo dei quarti di finale di Champions. E' vero che il Milan, in quei giorni, se la vedrà con Bologna, Empoli e Lecce, sulla carta non certo avversari insormontabili. Ma è anche vero che la doppia sfida storica di Champions sottrae tante energie fisiche e nervose e anche le gare di campionato appena citate potrebbero costare punti pesanti.
RISCHIO DOPPIO - Il rischio c'è. Ed è quello, concreto di uscire dalla Champions di quest'anno e di non qualificarsi per quella dell'anno prossimo. Purtroppo è il bivio di ogni stagione, quando si ha qualcosa di importante da giocarsi. Nella storia del Milan è accaduto spesso e tutte le volte, storicamente e per tenere fede al suo DNA, il Milan ha sempre dato la precedenza alla Champions League, a costo di perdere terreno in campionato. Fin dai tempi di Arrigo Sacchi. E' già accaduto anche quest'anno e, a nostra sensazione, accadrà anche nel mese di aprile. Tanto più che i ricambi di questo Milan non sono lontanamente paragonabili a quelli delle squadre di Sacchi, Capello o Ancelotti. Detto tutto questo e consapevole dei rischi tecnici ed economici di non partecipare alla prossima Champions League, crediamo fermamente che sia giusto così. La tradizione del Milan impone che il primo obiettivo di questo mese debba essere approdare alla semifinale di Champions più che fare punti contro Bologna, Empoli e Lecce. Con il massimo rispetto. Degli avversari e della propria storia.