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Pioli: 'Con Ibra ci siamo detti anche cose negative. Dobbiamo tornare in Champions! Sul mercato...
L'allenatore del Milan Stefano Pioli ha concesso una lunga intervista a Il Corriere della Sera, nella quale ha ripercorso il suo grande 2020. "La prima volta che sono entrato a Milanello ho sentito qualcosa di magico, un’energia unica. Ma il fatto è che la risento ogni mattina alle 8. So di essere fortunato. E farò di tutto per continuare a meritarmi questa fortuna", dichiara il tecnico emiliano.
Sulla sua maturazione: "Invidio i colleghi giovani che hanno già tutto molto chiaro, io ho avuto bisogno di lavorare tanto: ho fatto corsi di comunicazione, di psicologia, di gestione delle persone. Appena ho potuto sono andato a studiare altri allenatori. Ho investito molto su me stesso: se mi vedessero adesso i giocatori che ho allenato nel 2003 a Salerno, quando ho iniziato, non mi riconoscerebbero. Oggi mi sento completo e maturo, come non mai".
Su Ibrahimovic: "Mai conosciuto un giocatore così intelligente e simpatico. Sono momenti così, tornerà e giocherà più di prima. Ma già la sua presenza è fondamentale, sa trascinare e stimolare i compagni. Come si gestisce? In realtà non è difficile. Perché siamo entrambi diretti, non ci nascondiamo, nel bene e nel male. Ci siamo detti anche cose negative, succede, è normale, è la dinamica logica di una squadra. Una volta è entrato nel mio ufficio e mi ha detto: 'Mister, oggi parlo io. Io mi sono messo lì e ho ascoltato. Cos'è successo poi? Il giorno dopo ho parlato io. Funziona così. Bisogna capire le situazioni, le persone, i momenti".
La sua immagine del 2020: "La sera del 20 luglio, quando Gazidis mi telefona alla vigilia di Sassuolo-Milan per comunicarmi che lui e la proprietà avevano deciso di confermarmi per la stagione successiva, se mi andava bene. Gli ho detto: Ivan, aspetta che ci penso un attimo… Ovviamente scherzavo, non ho messo giù il telefono. È stata una grande emozione, come quando dopo la partita ho dato l’annuncio alla squadra e ai miei collaboratori. L'ombra di Rangnick? Io non ho mai smarrito la mia serenità, dico davvero. Gazidis prima della partita col Genoa venne a Milanello a dire che le scelte sarebbero state fatte a fine campionato e non prima. Per me le cose erano chiare. Perciò ho continuato a lavorare per meritarmi quella fiducia, senza ascoltare ciò che si diceva in giro. Mi sono concentrato solo sul campo e sulla squadra. Il mio obiettivo era arrivare il più alto possibile".
Sui prossimi traguardi: "Tornare in Champions. Il club non ci ha chiesto nulla, non ci vuole dare pressioni, questo io l’ho apprezzato moltissimo. Maldini, Massara, Gazidis ci mettono nelle condizioni di lavoro ideali: sono straordinari. Ma noi abbiamo bene in testa che dobbiamo fare di tutto per riportare il Milan dove deve, cioè in Champions. Manca da troppo tempo, quello è il suo posto. Possiamo farcela".
Sul mercato: "Qui ora c’è entusiasmo, serietà, compattezza. Non c’è più nemmeno bisogno di appendere ai muri il programma settimanale, tutti sanno cosa fare. Il gruppo è forte, unito, orgoglioso. Chi entra, se entrerà, deve avere la stessa applicazione, la stessa mentalità. Chi è arrivato a gennaio scorso, parlo di Ibrahimovic e Kjaer, ha dato l’esempio. Quello ci ha fatto svoltare. Ecco, con la fatica che abbiamo fatto a raggiungere questo equilibrio dobbiamo stare attenti a non spezzarlo. Su questo punto c’è totale sintonia. Se si può migliorare, miglioriamo. Sennò restiamo benissimo così".
Sulla sua maturazione: "Invidio i colleghi giovani che hanno già tutto molto chiaro, io ho avuto bisogno di lavorare tanto: ho fatto corsi di comunicazione, di psicologia, di gestione delle persone. Appena ho potuto sono andato a studiare altri allenatori. Ho investito molto su me stesso: se mi vedessero adesso i giocatori che ho allenato nel 2003 a Salerno, quando ho iniziato, non mi riconoscerebbero. Oggi mi sento completo e maturo, come non mai".
Su Ibrahimovic: "Mai conosciuto un giocatore così intelligente e simpatico. Sono momenti così, tornerà e giocherà più di prima. Ma già la sua presenza è fondamentale, sa trascinare e stimolare i compagni. Come si gestisce? In realtà non è difficile. Perché siamo entrambi diretti, non ci nascondiamo, nel bene e nel male. Ci siamo detti anche cose negative, succede, è normale, è la dinamica logica di una squadra. Una volta è entrato nel mio ufficio e mi ha detto: 'Mister, oggi parlo io. Io mi sono messo lì e ho ascoltato. Cos'è successo poi? Il giorno dopo ho parlato io. Funziona così. Bisogna capire le situazioni, le persone, i momenti".
La sua immagine del 2020: "La sera del 20 luglio, quando Gazidis mi telefona alla vigilia di Sassuolo-Milan per comunicarmi che lui e la proprietà avevano deciso di confermarmi per la stagione successiva, se mi andava bene. Gli ho detto: Ivan, aspetta che ci penso un attimo… Ovviamente scherzavo, non ho messo giù il telefono. È stata una grande emozione, come quando dopo la partita ho dato l’annuncio alla squadra e ai miei collaboratori. L'ombra di Rangnick? Io non ho mai smarrito la mia serenità, dico davvero. Gazidis prima della partita col Genoa venne a Milanello a dire che le scelte sarebbero state fatte a fine campionato e non prima. Per me le cose erano chiare. Perciò ho continuato a lavorare per meritarmi quella fiducia, senza ascoltare ciò che si diceva in giro. Mi sono concentrato solo sul campo e sulla squadra. Il mio obiettivo era arrivare il più alto possibile".
Sui prossimi traguardi: "Tornare in Champions. Il club non ci ha chiesto nulla, non ci vuole dare pressioni, questo io l’ho apprezzato moltissimo. Maldini, Massara, Gazidis ci mettono nelle condizioni di lavoro ideali: sono straordinari. Ma noi abbiamo bene in testa che dobbiamo fare di tutto per riportare il Milan dove deve, cioè in Champions. Manca da troppo tempo, quello è il suo posto. Possiamo farcela".
Sul mercato: "Qui ora c’è entusiasmo, serietà, compattezza. Non c’è più nemmeno bisogno di appendere ai muri il programma settimanale, tutti sanno cosa fare. Il gruppo è forte, unito, orgoglioso. Chi entra, se entrerà, deve avere la stessa applicazione, la stessa mentalità. Chi è arrivato a gennaio scorso, parlo di Ibrahimovic e Kjaer, ha dato l’esempio. Quello ci ha fatto svoltare. Ecco, con la fatica che abbiamo fatto a raggiungere questo equilibrio dobbiamo stare attenti a non spezzarlo. Su questo punto c’è totale sintonia. Se si può migliorare, miglioriamo. Sennò restiamo benissimo così".