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Pioli: 'Grande Inter all'italiana, sì a Berardi e Bernardeschi. Gabigol...'
PARLA PIOLI - Lo stesso allenatore nerazzurro ha dichiarato in un'intervista al Corriere dello Sport: "Come ho trovato l'Inter? Sono rimasto positivamente sorpreso: ho trovato una squadra molto disponibile, che aveva voglia di lavorare. Una squadra consapevole che non stava rendendo in linea con i valori che ha. E per questo, con grandissima disponibilità al lavoro, con la voglia di tirarsi su le maniche. Lavorando tutti insieme, un lavoro attento, di qualità, di precisione, curando tutti i minimi particolari, si può ancora cercare di trasformare una stagione che sembrava negativa in una positiva. Ho trovato molta disponibilità, una struttura societaria e organizzativa che dall’esterno sembrava non compatta, non unita. Invece ho trovato una proprietà ambiziosa, un management molto unito, mi sono trovato nelle condizioni ideali per lavorare. Poi è chiaro che, quando i risultati sono negativi, finisce col mancare un po' di fiducia in qualche giocatore, un po' di autostima del gruppo. Questa si ritrova solamente con il lavoro e si ritrova con i risultati ed è quello che stiamo cercando di fare. Pensavo di trovare più cose negative. Qua i valori ci sono, si è potuto ripartire da una base importante di valori tecnici e, ho scoperto, anche morali. Su quelli si può costruire qualcosa di buono per il nostro presente e soprattutto si può pensare ad un futuro importante per l'Inter".
BERARDI E BERNARDESCHI OK - "Allegri dice che serve un nucleo di giocatori italiani? Sì, credo che abbia ragione assolutamente e la dimostrazione è nella Juventus, c'è stata con il Milan. Nel Milan di Sacchi tutti ricordano Gullit, Van Basten, Rijkaard ma si dimentica che lo zoccolo erano Baresi, Galli, Tassotti, Costacurta, Maldini, Donadoni, Evani. Credo che l'Inter sia consapevole di questo e credo che anche l'acquisto di Gagliardini vada in questa ottica. E potrebbero, dovrebbero esserci degli altri acquisti in futuro in questa direzione. E' chiaro che gli italiani ci sono, è chiaro che siamo una grande squadra e quindi devono arrivare giocatori giovani italiani, ma giocatori giovani, italiani e forti. Credo che questo sia un obiettivo anche per le scelte future di mercato. In Italia stanno venendo fuori dei giovani molto interessanti e sicuramente Berardi è un giocatore di talento, come lo è Bernardeschi".
PINAMONTI - "Inoltre vorrei citare Pinamonti. Non dobbiamo mettergli troppa pressione perché è un ragazzo veramente giovanissimo, ha fatto solamente una partita in Europa League. Ma è un ragazzo di ottima prospettiva, di grande qualità e, tra l’altro, un ragazzo con grande serietà, con grande umiltà. Credo possa essere un prospetto molto importante per l’Inter, ma anche per il calcio italiano".
GAGLIARDINI - "Credo che Gagliardini sia un centrocampista moderno. Faccio fatica, come fanno molti addetti ai lavori e anche i media, a etichettare un giocatore. A me piacciono i giocatori duttili. Gagliardini lo è, nel senso che può giocare in un centrocampo a due, può giocare in un centrocampo a tre. Lui ha un grande senso della posizione, ha personalità e gioca un calcio molto semplice ma efficace. Eì quello che io richiedo ai miei centrocampisti. L'importante è occupare bene il campo, avere i tempi di inserimento giusti. Insomma, importante, per il centrocampista, è avere le due fasi di gioco, e lui le ha. E' un ragazzo giovane, che si sta completando, ma è un ragazzo già pronto che ci dà energia, fisicità ed efficacia. E' stato un investimento importante e un acquisto importante per l'Inter".
GABIGOL COME FELIPE ANDERSON - "Credo che ci siano tanti esempi che ci dicono che per i giovani stranieri il primo anno di campionato non è mai semplice. E' chiaro che è un ragazzo giovane, un ragazzo di talento, un ragazzo che però arriva da un paese molto lontano, con una mentalità, anche calcistica, molto diversa e quindi ha bisogno di tempo per inserirsi in una nuova cultura di lavoro, in una nuova mentalità, con nuovi compagni, con una nuova lingua. Mi fa pensare a Felipe Anderson che nella Lazio, il primo anno, ha avuto le sue difficoltà, ha avuto i suoi momenti difficili. Però non si è perso, ha continuato a lavorare, ha continuato ad aver fiducia, non si è demoralizzato e l'anno successivo ha avuto il palcoscenico che meritava. Io sono qui da poco, ma Gabigol è già cresciuto tanto e così deve continuare a fare. Senza deprimersi se non verrà scelto e senza esaltarsi quando verrà messo in campo".
LA CINA - "E' un paese in grandissima espansione economica, culturale e sportiva ed è normale che sia diventata una potenza mondiale. Quindi è anche normale che ci siano forti investitori nello sport. Come ci sono stati investitori in Premier League, prima americani, poi orientali. Portano investimenti economici importanti ma anche una grandissima cultura del lavoro, una grandissima professionalità, una grandissima precisione. Sono dei grandi lavoratori, sono dei perfezionisti che credo possano fare bene al calcio moderno. I pregiudizi sui cinesi? Noi italiani siamo così, quelli che arrivano da fuori ci preoccupano, ci spaventano. Alle cose nuove ci vuole un po' di tempo per abituarsi. Per quello che sto vivendo, per come li sto conoscendo, per la loro voglia di sostenermi, di investire, di fare, io vedo gente molto determinata, vedo gente che non è venuta per speculare, vedo gente che vuole costruire, che vuole fare le cose fatte bene. Vogliono investire con logica, vogliono migliorare la struttura. Io da questo punto di vista vedo solamente positività, al momento".
PROGETTO - "Nessuna squadra importante al mondo è stata costruita in due giorni. La Juve non ha vinto per tantissimi anni e poi nella ricostituzione dopo la serie B ha impiegato tanti anni per sistemare le cose, per costruire una squadra importante. Bisogna dare tempo alla nuova proprietà dell’Inter di capire come ci si muove, di mettere delle basi solide sulle quali costruire una squadra importante. Ci vuole la pazienza necessaria: è chiaro che siamo una grande squadra, abbiamo avuto una grande storia e ci si aspetta sempre di vincere subito. Ma ci vuole il tempo necessario, per costruire il successo. E' chiaro che in questo momento il nostro futuro dipende molto da noi stessi. Ma non possiamo essere soltanto noi a determinare il nostro futuro, nel senso che noi stiamo rincorrendo le posizioni di vertice e non possiamo fare altro che provare a vincere ogni partita ed è quello che stiamo facendo. Ma sappiamo anche che davanti a noi ci sono formazioni molto forti che stanno correndo velocemente. Io dico ai miei giocatori che da qui al 28 maggio dobbiamo provare a vincere tutte le partite possibili e possiamo farlo, perché abbiamo le qualità. Però solamente il 28 maggio tireremo le somme. Sicuramente sarà una rincorsa molto difficile, molto complicata. Ne siamo consapevoli, ma ci affascina anche per questo".
INTERISTA DALLA NASCITA - "Ero interista perché venivo da una famiglia di interisti, e la prima partita di serie A che ho visto è stata Bologna-Inter, gol di Muraro. Ero interista perché mio padre e mia madre ci parlavano bene dell’Inter. Sono cresciuto con l’Inter di Beccalossi, di Pasinato, di Altobelli, di Bordon, di Bini. Lo sono sempre rimasto, anche se poi la mia carriera da calciatore e da allenatore mi ha portato in altre squadre. Allenare l'Inter è un’emozione e, allo stesso tempo, un’occasione. Un’occasione arrivata nel momento giusto; ho preso tanto da tutte le mie esperienze. Ora posso migliorare, per completarmi dal punto di vista professionale, non solamente tecnico tattico, e anche dal punto di vista della gestione, dell’atteggiamento, della psicologia. Soddisfazione e allo stesso tempo anche molta responsabilità, perché alleno una grande squadra, e la squadra che sognavo da bambino. L’Inter è il club che ho sfiorato da giocatore, perché dal Parma sembrava potessi passare in nerazzurro. Poi, nello stesso giorno, sono passato invece alla Juventus. Oggi ho un’occasione che sto cercando di sfruttare nel miglior modo possibile".