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  • Pioli ascolta la squadra e ritrova il suo Milan, senza bisogno di Ibra

    Pioli ascolta la squadra e ritrova il suo Milan, senza bisogno di Ibra

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Serviva solo una serata così per far in modo che il Milan di Pioli si ritrovasse nella propria unità, quello stesso spirito che in questi 4 anni gli ha sempre permesso di rialzarsi. Anche quando la situazione sembrava compromessa, come in questo caso. L'atmosfera di San Siro era quella delle grandi serate di Champions. Nell'aria si avvertiva la magia della "musichetta", quella che spesso ha trasformato il Milan nella propria storia. Eppure quando l'ex interista Skriniar approfittava della dormita della difesa rossonera portando in vantaggio il PSG sembrava davvero l'inizio di un'altra serata da incubo e la fine prematura dell'avventura rossonera in Champions League. Ma è stato proprio lì che invece di sciogliersi come neve al sole il Milan si è ricompattato e ha ribaltato tutto, anzi "rovesciato" tutto. Nel vero senso della parola. 

    La "rovesciata" di Leao sotto misura è stata simbolica
    della partita, forse del girone di Champions e forse anche dell'intera stagione rossonera che stava prendendo davvero una brutta piega. Probabilmente quella rovesciata nella stessa porta di Van Basten contro il Goteborg potrebbe rappresentare anche la svolta nella carriera del portoghese. Lui spesso, quasi sempre, anche nelle partite storte, si è preso la squadra sulle spalle. Forse anche troppo. Perché molto spesso il Milan ha affidato a lui tutto il peso della fase offensiva. Però la vera novità è che contro il PSG Leao si è preso la squadra sulle spalle da vero grande leader e per la prima volta lo ha fatto in una partita europea di questo peso. Per una volta Leao ha fatto lo Mbappé e lo ha fatto proprio al cospetto del campione francese, stavolta, a differenza di quanto accaduto a Parigi, imbottigliato da Calabria e dai raddoppi di Musah, Thiaw e di Loftus-Cheek (impressionante la sua prestazione per quantità e qualità). 

    Le lezioni di Parigi e le parole del capitano al Parco dei Principi sembrano aver avuto su Pioli l'effetto sperato dalla squadra. Stavolta il Milan non ha alzato troppo la linea difensiva e ha aspettato "basso" il tridente francese evitando di lasciare 40 metri di campo a Mbappé e compagni. Per carità, i rischi da parte dei dotati attaccanti di Luis Enrique sono arrivati lo stesso, ma Tomori e compagni li hanno limitati al massimo chiudendo il maggior numero possibile di spazi agli avversari. Pioli ha dunque recuperato quell'umiltà tattica che gli aveva permesso un anno fa di raggiungere la semifinale di Champions. Non solo, ha accontentato la squadra che in tutti i modi gli aveva fatto capire che avrebbe voluto giocare più "protetta" in difesa. Con questo saggio di buon senso Pioli ha recuperato in un colpo solo l'equilibrio tattico in campo e la fiducia del "suo" gruppo strorico. 

    Senza l'assoluto bisogno dell'intercessione di Ibra. Stavolta Pioli non si è inventato nulla, come accaduto con il doppio centravanti schierato contro l'Udinese. Ha messo in campo i giocatori più forti e più tosti. Contro il PSG si è capito che tra coloro che preferiscono il "pittore" Adli e Pioli che predilige il coriaceo Krunic, forse è meglio rinunciare a tutti e due e collocare Musah nel suo ruolo naturale. Cosa che permette a Loftus di aiutarlo quando serve e buttarsi in avanti quando può. Pioli ha capito che quando si fa male Pulisic, per congelare il risultato è meglio inserire l'esperto Florenzi sulla fascia piuttosto che il leggerissimo Romero, come a Napoli. 

    Stavolta le scelte di Pioli hanno convinto tutti, anche i suoi "senatori" che avevano nicchiato ultimamente, a partire da Leao, mattatore della partita, per finire con Theo e Giroud, non a caso assistman e marcatore del gol decisivo. Insomma in questa magica serata di Champions il tecnico rossonero ha corretto in un colpo solo tutti gli errori commessi nelle ultime settimane e ha "rovesciato" anche le sorti del girone di Champions. Adesso la qualificazione è nelle mani del Milan e potrà conquistarla battendo a San Siro il Borussia Dortmund. Ma più ancora della vittoria, la cosa più importante è aver recuperato quello spirito di gruppo che sembrava irrimediabilmente perduto. Per "rovesciarlo" serviva solo una serata così. Quelle serate di Champions che solo il Milan ha nel proprio DNA. 
     

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