Pettinari: 'Sono fortunato, ho rischiato di morire come Morosini e penso spesso a lui. Grazie, Atalanta e Varese'
Leonardo Pettinari è un ragazzo di soli 27 anni che, circa un anno fa, ha dovuto dire basta con il gioco del calcio, a livello professionistico, per via di un problema al cuore riscontratogli nel 2012 quando vestiva la maglia del Varese (in prestito dall’Atalanta). A distanza di un anno dalla decisione forzata di smettere Pettinari è un ragazzo sereno che ha ancora voglia di essere protagonista nel mondo del calcio e, ai microfoni di Calciomercato.com, il giovane centrocampista nato a Prato che ha vestito le maglie di Sangiovannese, Reggina, Ravenna, Cittadella, Atalanta e Varese si racconta parlando della sua nuova vita e delle ambizioni presenti e future con un pizzico di rammarico, ma con tanta umiltà e maturità:
Leonardo, te lo avranno chiesto in molti, come sta andando con la tua nuova vita?
“Bene, perché comunque sono stato fortunato, è stato difficile perché ti viene a mancare una delle cose più care al mondo e non è facile dal nulla cominciare una vita diversa. Il calcio era ed è tutt’ora una mia grande passione, gioco e mi alleno ancora adesso ma a ritmi diversi ovviamente. Oltre ad essere una cosa che mi piaceva molto era anche un lavoro quindi posso dire che quest’anno appena trascorso non è stato per niente facile ma ora me ne sono fatto una ragione e cerco di vederla sotto altri punti di vista. Il calcio rimarrà sempre parte della mia vita e mi sentirò legato a questo mondo per sempre".
E’ più il rammarico per aver dovuto smettere così giovane o la gioia per aver scoperto in tempo questa patologia?
“Questa è una domanda a cui è difficile trovare una risposta. Sono stato felice di avere scoperto in tempo questa patologia al cuore che mi poteva creare qualcosa di spiacevole e grave. Naturalmente dall’altra parte c’è il rammarico per ciò che è successo, non mi aspettavo di dover smettere a soli 27 anni di dover giocare a calcio. Ho vissuto 10 anni nel settore giovanile nella Fiorentina e ormai ero incanalato verso questa strada e questa vita. Se non avessi dovuto smettere, avrei avuto ancora circa 10 anni di carriera, ma ormai è passato un anno e ripeto che per quanto duro ora voglio prendere tutto ciò che è positivo”.Senti ancora qualcuno dell’Atalanta, squadra che nel 2010 aveva creduto in te acquistando il tuo cartellino dal Cittadella?
“Si, cert,o ogni tanto sento qualcuno, come ad esempio Consigli, Capelli, Manfredini, anche se ora non gioca più alla Dea, il mio grande amico Ardemagni, ma anche altri ex compagni di altre squadra come ad esempio il Cittadella. Chiaramente nella carriera di un calciatore ci sono dei colleghi con i quali leghi di più o di meno, ma posso dire di essere in contatto con molti di loro”.A Varese ti è stato riscontrato questo problema al cuore, Maran in quella stagione credeva molto in te, è stato un vero peccato:
“A prescindere da che mi vedesse o meno ho un bellissimo rapporto con il mister e addirittura l’anno scorso ho approfittato del fatto che mia moglie sia nativa di Reggio Calabria e sono andato a trovarlo a Catania. Maran mi è stato molto vicino e questo per me è stato davvero bellissimo, una delle cose che ho più apprezzato, queste sono le cose che più restano perché quello che succede in campo rimane li e poi svanisce mentre i rapporti umani sono fondamentali e lui lo ha fatto”.
Vorresti rimanere nel mondo del calcio?
“Ho già preso il primo patentino per allenare, mi piacerebbe accedere al livello successivo. Ho 27 anni, sono molto giovane e voglio capire con quale ruolo e come rimanere nel mondo del calcio e come mi piacerebbe improntare il mio futuro e la mia carriera, sicuramente la mia idea è quella di rimanere in un mondo che mi ha dato tante soddisfazioni, mi piace tanto e al quale ho ancora molto da dare”.Quale incarico ti piacerebbe ricoprire?
“L’incarico che preferirei ricoprire è quello dell’allenatore, per tornare a respirare il campo. L’osservatore lo vive più da lontano ad esempio. L’odore dell’erba è la cosa che più mi manca!”
Conoscevi Piermario Morosini e secondo te, visto la differenza del tuo caso, si poteva essere più accorti?
“E’ davvero difficile parlare di una cosa del genere perché è successa una tragedia incredibile e naturalmente mai nessuno avrebbe voluto fosse successo. Detto ciò è accaduto esattamente un mese dopo che avevo deciso di smettere e mi sono documentato grazie a quello che scrivevano i telegiornali. Non voglio dare un giudizio personale perché, ripeto, è una cosa troppo delicata ma, sulla base di ciò che ho letto io Morosini era un ragazzo sano che non aveva dato nessun segnale preoccupante, forse durante i soccorsi sono sorte un po’ di complicazioni. L’unica cosa che posso dire è che mi dispiace tanto perché è morto un ragazzo giovane”.Fai il tifo per qualche squadra in particolare?
“Certo che tifo (ride; ndr). Purtroppo o per fortuna sono sempre stato un buon tifoso juventino e un fan matto di Alessandro Del Piero (sorride; ndr). Penso sia il mio più grande idolo fin da bambino, nutro un amore folle per Alex. Tornando al mio tifo è stato un incubo fin da bambino (ride; ndr) perchè avendo fatto dieci anni di settore giovanile nella Fiorentina, che sono acerrimi rivali della Juventus, non è stato facile…l’ho vissuta sulla mia pelle e fra l’altro solo io e mio padre siamo bianconeri tutti gli altri nella mia famiglia sono tifosi fiorentini accaniti”.