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    Pessina: 'Inter e Juve non sono più deboli, Ronaldo non aiutava in fase difensiva. Romero? Addio inevitabile'

    Pessina: 'Inter e Juve non sono più deboli, Ronaldo non aiutava in fase difensiva. Romero? Addio inevitabile'

    Il centrocampista dell'Atalanta Matteo Pessina ha concesso un'intervista a La Gazzetta dello Sport, nella quale ha affronato diversi temi, a partire dall'inizio dell'avventura in Champions League: "Il Villarreal ha uno stile di gioco completamento diverso da quello della Spagna, ma il tiki taka puro non lo fa più neppure la nazionale. Si è adattato anche il Villarreal, che è un connubio perfetto: qualità, e la forza atletica di una squadra potente. Young Boys? Freuler? Ci deve ancora fare lezione… Dovremo cercare di batterli due volte, ma come dice Gasperini: se sono arrivati in Champions, un motivo c’è. Il Manchester United è la più forte del girone, lo era anche prima che tornasse Cristiano Ronaldo. Solskjaer è riuscito a imporre le sue idee anche a una squadra fatta di tanti campioni tutti insieme".

    Sul campionato: "L'Inter non è meno forte dello scorso anno e forse neanche la Juve. Senza Ronaldo perde dei gol, ma anche un giocatore che a volte portava squilibri e non aiutava la fase difensiva: la Juve segnerà con molti più uomini. L'Atalanta? Gasperini è il primo che si diverte quando il suo calcio codificato funziona come dice lui. E se funziona si divertono tutti: noi, lui, i tifosi".

    Sull'addio di Romero: "A offerte così non puoi dire no. L’Atalanta, uno dei pochi club con il bilancio positivo nell’anno del Covid, sa che il castello si regge su questa filosofia: aver portato nel calcio l’idea imprenditoriale del presidente Percassi".

    Sull'esperienza all'Europeo: "Abbiamo rivissuto quella notte della mia esclusione (prima dell'infortuno di Sensi e il reintegro, ndr) io e Locatelli nei giorni scorsi. Era poco prima di mezzanotte, sono in camera con Toloi, squilla il telefono e risponde Rafa: “Scendi, il mister ti vuole parlare”. C’erano anche Vialli e Oriali, Mancini mi spiega: “Fosse per me vi porterei tutti, ma c’è posto solo per 26: devo escluderti, ma resti comunque ancora una settimana con noi?”. Era più dispiaciuto di me. La vittoria finale mi ha aumentato l’autostima e la consapevolezza dell’importanza di essere stato umile, di aver voluto migliorare sempre. E mi ha insegnato che quando capisci, e lo assapori, cosa vuol dire vincere, non ti vuoi fermare mai: vuoi solo vincere".

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